West Belfast Festival and Planet Kurdistan

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Thousand of people took to the streets for the March of Truth event marking the British Army’s slaughter of unarmed civilians from the Ballymurphy area , West Belfast, Ireland in August 1971. The killings and the introduction of internment without trial that year of hundreds of Irish people by the British government led to a direct escalation of the Irish Republican Army’s resistance to British occupation.  The March of Truth event called for support for the families of those killed to be treated justly to advance the peace process and was one of hundreds of political, cultural, arts and music events organised by community activists and local people as part of Feile an Phobail ( People’s Festival).

The Féile has now gained a world-wide reputation as a facilitator for dialogue between rival political views and cultures which has significantly contributed to a deeper understandings among those from nationalist and unionist/loyalist traditions..   Speaking at Féile’s public launch the Sinn Féin President Gerry Adams, a founding member reminded participants  that Féile was born in the midst of violent political conflict and at a time when the nationalist people were subjected to brutality, imprisonment and poverty.  Féile provided them with a positive and creative outlet which allowed them to rise up  and show the world that they had talent, they were valuable human beings, not second-class citizens.  Féile allowed them through creative expression and public engagement with their adversaries to have their voices heard through their music, culture, prose and art .

Gerry Adams also celebrated the spirit and courage of the people who stood strong in unity in those early, dark years of Féile’s existence and commended those who have continued to work tirelessly to turn Féile today into one of Europe’s largest community festivals.

 

 

In Venice I had the good fortune to attend the opening of the thought provoking Planet  Kurdistan exhibition as part of this year’s Bienalle.  As I met with people at this event it struck me that very little is heard in Ireland, or indeed in Europe generally about the Kurdish struggle or what efforts the Turkish government is making to resolve this long-running conflict.  Obviously, there are always direct parallels and clear differences of circumstances involved in any struggle for liberation yet on speaking to the people from Kurdistan who had experienced so much hardship and pain in their lives  I was mostly struck by the similarity of how, in spite of  all they have experienced, these cadre had a smile on their faces which I could completely identify with.  It is the same smile of the oppressed everywhere and it is generated through hearts filled with human compassion and wisdom.  It is the same smile I have seen on Irish faces, on South African and Afro-American  faces.  It is the smile of the poor in Thailand, Vietnam and Cambodia where I spent time last year trying to know how these people survived the horrors of war and genocide.  That smile is a smile saying to us that they will survive and they will be patient because deep down in their souls they cherish the hope of a democratic resolution more dearly than those who are currently in power.


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ETA: UN ANNUNCIO CHE VIENE DA LONTANO E GUARDA AVANTI

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La dichiarazione di ETA diffusa oggi dal quotidiano basco Gara era attesa da settimane.

Anzi, era il serpentone che faceva presenza nei discorsi dei politici e mass media spagnoli e baschi. Una questione che è stata posta da subito è quale novità rappresenti questa dichiarazione rispetto ad altri annunci di cessate il fuoco proclamati nel corso della storia dell’organizzazione armata.

Dal 1975 ETA considerava ineludibile la trattativa sulla base dell’Alternativa Kas, una sorta di processo costituente basco, per arrivare a una soluzione del conflitto. A più riprese veniva sottolineato come questo accordo avrebbe portato a una sorta di ibernazione della lotta armata.

Un aspetto fondamentale era che ETA si  considerava l’interlocutore del governo spagnolo e questa strategia politico-militare del conflitto portò Governo ed ETA a sedersi al tavolo delle trattative ad Algeri dal gennaio ad aprile 1989. Eta dichiarò una tregua unilaterale di 15 giorni per poi annunciare una “la creazione di un periodo di distensione nel conflitto, che propizi il dialogo assunto dalle parti”. La  tregua fu effettiva anche da parte del governo spagnolo.

Fallito il dialogo di Algeri bisognerà attendere il l’aprile del 1996, poco dopo l’elezione di José Maria Aznar, sfuggito miracolosamente a un attentato dell’organizzazione armata, per registrare una tregua “simbolica” di ETA, di una settimana, in occasione della presentazione dell’Alternativa Democratica, una proposta di soluzione al conflitto che, pur riaffermando il ruolo di “garante” per il gruppo armato rispetto a un negoziato sul diritto autodeterminazione del Paese basco, stabiliva che fossero i partiti e forze sociali basche a discutere i contenuti politici dell’accordo.

L’affondo a tutto campo del Governo Aznar contro la sinistra indipendentista, accompagnato da un giro di vite nella politica autonomista e una strategia militare di ETA che compie un salto attentando direttamente ai rappresentati politici del PSOE e del PP, portò alla stipula di un accordo tra la maggioranza delle forze politiche sindacali e sociali baschi, escluse le rappresentanze di PSOE e PP nonché di UGT e CCOO baschi, che si denominerà Accordo di Lizarra Garazi. Prendendo come riferimento il processo di pace in Irlanda del Nord, l’accordo poneva le basi un processo di pace basto sul riconoscimento del Paese basco come ambito decisione.  Una novità importante, perché l’iniziativa risiedeva nelle forze politiche e sociali basche. È in quedto contesto che ETA dichiara una tregua unilaterale il 12 settembre del 1998 che durerà fino al dicembre 1999. In questo periodo, le forze di sicurezza spagnole  francesi metteranno in atto una serie di operazioni sia contro ETA che contro le organizzazioni politiche della sinistra indipendentista. Anche l’accodo di Lizarra Garazi si concluse con una rottura, che però rese evidente come la strategia negoziale in cui ETA si presentava come soggetto  “garante”  fosse un argomento usato strumentalmente dal Governo spagnolo per affermare che non era possibile negoziare accordi politici “con una organizzazione terrorista”. Una constatazione che porterà una riflessione interna al movimento indipendentista basco che dopo anni di trattative segrete con esponenti del PSOE, sfocerà, nel settembre 2004, nella dichiarazione di Anoeta, dove la già allora illegalizzata Batasuna, annuncerà una proposta di dialogo su due tavoli: il primo tra ETA e il Governo per discutere di smilitarizzazione vittime e prigionieri baschi. Il secondo, politico, fra partiti e agenti sociali baschi.

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