Confini della proibizione, lingua senza confini – Dilawer Zeraq

by Talking Peace | 2010-02-19 8:59 pm

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Chiediamoci dove i confini della proibizione cominciano e fino a dove arrivano.

Quando proibiamo qualcosa, un’attività o una lingua, quando si impedisce a qualcuno di fare qualcosa, in che modo e fino a che punto si riusciranno a mantenere i confini della proibizione che abbiamo imposto? Dopo aver imposto un divieto, i confini della nostra proibizione si estendono o i confini delle cose proibite si restringono a causa della SOSPENSIVA delle cose proibite?

Vero, ciascuno di noi può rispondere a queste domande in un modo o nell’altro.

Non importa quali siano le risposte per noi kurdi il fatto è che siamo stati posti in una situazione terribile: la nostra lingua è stata proibita per quasi ottant’anni e fino ad oggi nessun cambiamento degno di nota è stato compiuto in direzione di un uso libero della lingua kurda, cioè non è stato possibile che questa lingua diventasse patrimonio dell’umanità in quanto una delle molte lingue.

Tanto il divieto dell’uso della lingua kurda per usi ufficiali, quanto quello di un uso nelle aree dell’istruzione, conoscenza e pensiero, ci ha fatto sentire come ad essere vietati fossimo noi stessi, la nostra esistenza e il nostro essere umani. Questo sentimento ha dominato il nostro spirito ed esistenza, ha influenzato tutte le nostre azioni e messo in discussione la legittimità del nostro essere una azione, del nostro essere umani.

La scrittura in lingua kurda comincia in un territorio di guerre e scontri, dove le discussioni su confine e identità appaiono in una lingua proibita, nel territorio dove i kurdi si sono stabiliti, la scrittura in kurdo inizia in questo stato della mente. E questo stato mentale ci porta alla domanda, “Chi sono io?” In altre parole la questione dell’identità, la questione dell’identità nazionale nelle menti della gente che scrive in una lingua proibita e respinta.

Così i kurdi che cominciano a scrivere nella loro lingua, prima sentono il bisogno di costruire una identità che sarà la prova della loro legittimità, attraverso i confini, i limiti interni della lingua. Inoltre i kurdi, la cui legittimità, lingua ed esistenza ha provocato discussioni, si trovano di fronte ad ostacoli interni.

Per via dei divieti ufficiali, molti confini socio-politici e socio-psicologici si sono formati nella mente, pensiero e percezione dei kurdi. (Un kurdo che vuole scrivere in kurdo prima deve distruggere questi limiti, e liberarsi delle conseguenze della proibizione nella sua mente).

Poiché la stessa esistenza e lingua della nazione kurda sono state negate per decenni quando un kurdo vuole scrivere in kurdi la prima cosa che fa è discutere sull’identità. Anche se sappiamo che scrivere nella letteratura nasce da una identità individuale, questo discutere si concretizza nella discussione sulla costruzione della identità nazionale. (Questo significa, che qui l’identità nazionale viene prima dell’identità letteraria dell’individuo).

Poiché il popolo kurdo è stato degradado e sminuito per anni sia nazionalmente che individualmente, ha cominciato a vergognarsi della sua lingua. (I kurdi che vogliono scrivere in kurdo devono prima convincere loro stessi che la loro lingua è una lingua umana naturale, e devono smetterla di vergognarsi di essa).

Poiché non viene data loro l’opportunità di essere istruiti in lingua kurda, la conoscenza dei kurdi della loro lingua è stata limitata alla cultura parlata. Pertanto i kurdi hanno considerato sia loro stessi che la loro lingua come limitata e insufficiente nelle aree della conoscenza e del pensiero. (Un kurdo che vuole scrivere in kurdo per raggiungere un livello e una qualità maggiori nello scrivere dovrò trasferire le sue capacità e conoscenza intellettuale ottenute nel sistema scolastico ufficiale nella sua lingua, rimuovere le barriere attraverso la letteratura e lo scrivere, e creare un orizzonte della ‘lingua non limitata’).

Inoltre quando i kurdi scrivono in kurdo, per via delle leggi esistenti che vietano e negano la loro lingua, si trovano davanti a molte difficoltà in generale:

prendiamo il correre il rischio di essere arrestati e messi sotto processo dalle forze di sicurezza.

Se lo scrittore lavora come impiegato statale, insegnante o impiegato governativo, rischia molte punizioni come essere licenziato o trasferito ad un altro luogo di lavoro, l’isolamento, l’essere reso passivo.

Ma nonostante tutto ciò quei kurdi che hanno lo spirito e l’essenza della lingua kurda hanno voltato le spalle ai limiti e alle restrizioni e si sono diretti verso un’altra lingua come mezzo per distruggere e sfidare questi divieti e per rimuovere tutti i risultati del divieto; si sono diretti verso la lingua che sfida tutti i confini, la lingua che non può essere vietata da nessun atto politico o ideologico, la lingua il cui spirito ed essenza accende lo spirito e l’essenza della vita molto bene, la lingua della sconfinatezza: la letteratura.

Inoltre nonostante tutte le proibizioni, restrizioni e ostacoli di ottant’anni, la lingua kurda con la sua letteratura e scrittori è stata in grado di evolversi in una lingua letteraria che ha superato tutti i confini e i divieti e raggiungendo gli standard della letteratura mondiale. E qui, con la sua legittimità si gode la bellezza della sua esistenza.

 

 

 

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