by Talking Peace | 2010-04-25 6:09 am
Dopo il pronunciamento di 20 personalità internazionali[1] a favore del dialogo per la soluzione del conflitto basco spagnolo, la sinistra indipendentista basca sancisce in una nuova dichiarazione il suo “impegno con un processo politico, pacifico e democratico per conseguire uno scenario dove il popolo basco, libero senza ingerenze ne violenze di alcun tipo, determini il suo futuro”. Decine di rappresentati della movimento basco hanno fatto questo annuncio a Pamplona in una conferenza stampa dove è stato presentato il documento “Dopo le conclusioni, il cammino e i passi. La Sinistra Indipendentista, in marcia”. La scelta strategica, “senza riserve”, della sinistra indipendentista è scaturita dopo un lungo dibattito tra la militanza e la base sociale del movimento.
Evitare la trappola
I numerosi arresti dei suoi dirigenti, le proposte di legge su inasprimento della legge sui partiti, che ha escluso la sinistra indipendentista dalle competizioni elettorali, viene definita dal movimento basco come la dimostrazione che lo stato spagnolo “teme il confronto in termini politici” con l’obiettivo di creare “un impasse politica permanente”. “E’nostra responsabilità” – si afferma – “non cadere nella trappola e rendere irreversibile il cambio politico”.
Processo Democratico e accumulazione di forze
Nella dichiarazione si rivendica la possibilità di un cambiamento politico poiché grazie “alla lotta ed all’impegno della sinistra indipendentista in questi ultimi 30 anni, si sono create le condizioni oggettive per affrontare con garanzie una scelta decisa per il cambio politico e sociale” attraverso “il Processo Democratico”. “Il Processo Democratico – si legge nel documento – avrà bisogno, per il suo sviluppo, di accordi bilaterali e multilaterali, tattici e strategici, tanto con i partiti, gli agenti sociali e sindacati di Euskal Herria come con la comunità internazionale e con gli Stati spagnolo e francese, in questo ultimo caso quando si raggiunga la fase di negoziazione per superare del conflitto”. Nel documento sui sottolineano i passi futuri necessari per costruire questo cambio politico. Innanzitutto che la scelta, “unilaterale”, della Sinistra Indipendentista favorisce la ricerca di punti di convergenza di quelle forze e settori popolari favorevoli al cambio politico essendo questa convergenza il miglior antidoto contro chi si oppone a questo cambiamento. Si sottolinea che l’accumulazione di forze e l’azione sociale si devono inserire in un “contesto di strategia politica popolare” avendo “come unici strumenti la lotta di massa, la lotta istituzionale e la lotta ideologica, la modificazione della correlazione di forze e la ricerca dell’appoggio internazionale”. La sinistra Indipendentista considera il Processo Democratico sia come ambito dove sviluppare la costruzione nazionale “in tutte le sue dimensioni e come elemento determinate per il cambiamento sociale”. Il nucleo dei questo processo democratico è il processo di autodeterminazione. La sinistra indipendentista considera che questo Processo Democratico si deve praticare fin da ora e riconosce che le iniziative che già si stanno dando e si daranno in futuro, partendo da sensibilità e traiettorie politiche differenti, devono basarsi sulla fiducia e mutuo rispetto. Una convergenza necessaria per creare un amplio ampio appoggio sociale a favore del processo Democratico. “Un’onda crescente che influisca in modo positivo nella opinione pubblica non solo di Euskal Herria ma soprattutto degli Stati spagnolo e francese.
Schema di Anoeta e principi di Mitchel
La sinistra indipendentista valuta positivamente il pronunciamento di una ventina di personalità internazionali, tra cui il premio Nobel Desmond Tutu, a favore del dialogo e della iniziativa della sinistra indipendentista basca. Considera che l’appello rivolto da queste personalità “sia ad ETA che al Governo spagnolo, dovrebbe essere accolto da ambedue le parti in modo costruttivo”. Dopo aver riaffermato che “il conflitto in Euskal Herria è conseguenza dell’imposizione scolare che esercitano gli Stati spagnolo e francese e che è aggravato per l’insistenza delle strategia repressiva”, il movimento basco affronta la questione del dialogo politico. Rinnova il riferimento alla dichiarazione di Anoeta per[2] un soluzione “giusta e duratura” del conflitto e per questo considera necessario che si realizzino contatti per favore il dialogo politico e la negoziazione nei due spazi già definiti”, (un tavolo di negoziato tra ETA e governo, su smilitarizzazione del Paese Basco; liberazione prigionieri baschi,ritorno esiliati ed un trattamento giusti ed equo all’insieme delle vittime del conflitto ed un altro tavolo tra le forze politiche). Su questo punto la Sinistra Indipendentista indica un riferimento che è quello tracciato dai principi del senatore Mitchel[3], che hanno favorito la soluzione del conflitto angloirlandese, e richiama sia ETA che il Governo spagnolo ad assumerne i contenuti: “L’esperienza dimostra che dinnanzi allo schema attuato, da parte dello Stato, attivando la repressione, e da parte di ETA, con la ripresa delle azioni armate, lungi da risolvere la paralisi del dialogo, non hanno fatto altro se non accrescere questa paralisi ad un livello superiore che ha allontanato le parti da una possibile soluzione e a uno scenario di collasso. Questo schema deve essere superato ed in questa direzione i principi del senatore Mitchell diventano ambito di riferimento che permette il superamento efficace degli ostacoli”. Infine la Sinistra Indipendentista mostra al sua totale disponibilità “ad iniziare una dinamica che permetta rendere possibile il dialogo e la negoziazione, a parità di condizioni, tra tutte le forze politiche basche, al fine di raggiungere una accordo politico per la costituzione di un ambito democratico nel quale la cittadinanza possa decidere liberamente e democraticamente sul suo futuro senza altro limite che la volontà popolare”.
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