MESSICO: GUERRA NARCOS. 4 MILA BAMBINI UCCISI
Mentre continuano a crescere quotidianamente il numero delle vittime della cosiddetta guerra del narcotraffico che dal 2006 ad oggi ha raggiunto la cifra di 22 700 vittime, la deputata messicana Teresa Inchaustegui, ha denunciato che in Messico sono 4000 i bambini uccisi nel conflitto promosso dal Governo contro il narcotraffico. Secondo il documento presentato dalla deputata, nessuna autorità federale o locale ha documentato se queste morti sono a causa di una partecipazione diretta delle vittime in atti delittuosi. Inchaustegui ha anche aggiunto che la violenza che vive il Messico ha lasciato orfani 3 mila 700 minori di uno o ambedue i genitori, un problema che riguarda circa 20 mila famiglie messicane. La deputata messicana ha detto che non esiste un registro esatto di quanti civili innocenti o colpevoli sono morti nella guerra al narcotraffico promossa dal presidente messicano Felipe Calderon: “In non pochi casi” – ha detto – “è stata alterata la loro identità per includerli nelle migliaia di messicani prescindibili, inclusi nella lista dei sicari, che nella logica della guerra contro il narcotraffico sono carne da cannone”
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Le ultime parole di ?îrîn Elemhulî, impiccata in Iran
?îrîn Elemhulî, impiccata in Iran insieme ad altri 4 detenuti curdi, ha lasciato questo messaggio prima dell’esecuzione : Vogliono che io nego di essere Kurda. Mi hanno offerto una collaborazione. Se avessi accettato avrebbero revocato l’ordine, ma io non ho accettato. “
?îrîn Elemhulî, 4 giorni prima dell’ esecuzione aveva scritto una lettera, nella quale scriveva dei suoi tre anni di detenzione. Lei a cui non è spettato nemmeno avere un avvocato difensore ha scritto di terribili torture e violenze dietro quelle porte di ferro.
“Mi impiccano perchè sono kurda. Ho sofferto in carcere le pene dell’inferno e non so perchè mi abbiamo arrestato e perchè mi impiccano. Solo perchè sono kurda? Sono nata kurda e solo per questo ho dovuto patire le più terribili violenze e torture.” Lei ha scritto che lo Stato iraniano pretendeva che lei negasse la sua nazionalità. ” Se lo avessi fatto, avrei mentito a me stessa. La mia lingua è il kurdo. Sono cresciuta con questa lingua. E loro non vogliono che io parli o scriva nella mia lingua.”
La vostra tortura è il mio incubo. Nella sua lettera si rivolge anche ai giudici che non le hanno permesso durante gli interrogatori di parlare in kurdo. Negli anni della detenzione, nel carcere femminile di Ewin ha imparato il persiano. ” E per il fatto che io non sapevo parlare bene il persiano e che voi volevate registrare le mie dichiarazioni nella vostra lingua, non avete capito quello che dicevo.” I maltrattamenti che mi avete fatto sono stati di notte i miei incubi e di giorno il mio dolore. In seguito alle torture avevo durante gli interrogatori terribili mal di testa e in alcune giornate non ce la facevo a resistere. Non riesco più a rendermi conto di cosa succede intorno a me e per ore intere non sono più me stessa. E continuamamente sangue dal naso. Un’altra conseguenza delle tortura è la perdita della vista e continui capogiri. E non ho il diritto ad avere una cura. Lei scrive che negli altri carceri iraniani succedono le stesse cose. Le sue ultime parole prima dell’ esecuzione: Quello che mi avete fatto, non lo avete fatto solamente a me e alla mia famiglia. Lo so. Queste torture le hanno subito anche Zeynab Celaliyan, Rûnak Sefazade e tanti altri Curdi. E le madri curde, con gli occhi pieni di lacrime aspettano per giorni e giorni di vedere i loro figli. Ogni volta che squilla il telefono si tormentano pensando di ascoltare terribili notizie. Mio figlio è stato impiccato…….
MERYEM KOBANE: THE OCCUPATION OF SEREKANIYE, TURKISH VENDETTA
Meryem Kobane was the general commander of the ypj (women’s defense units) in the region of kobane. Under her command