by Talking Peace | 2010-07-06 9:09 pm
Asia Times Online[1]. Confermato e riconfermato dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama, il senato degli USA e la NATO e dovutamente acclamato come il novo Messia blindato dai mezzi d’informazione dominati negli USA, la volpe politica “estremamente disciplinato” ed ex capo del Comando Centrale degli USA, il generale David Petraus, sta per atterrare a Kabul. O si metterà in marcia verso la sua candidatura presidenziale repubblicana per il 2012, o presenzierà ad un altro disastro in un pantano (che continua) di 7.000 milioni di dollari al mese.
Il mito della “ondata di successo” di Petraeus in Iraq doveva perdurare. Il Pentagono non ha mai smesso di beneficiarsi della vendita di una operazione di relazioni pubbliche al credulo pubblico statunitense. Petraeus realmente “vinse” la guerra in Iraq rigurgitando valige piene di denaro a correnti selezionate della resistenza sunnita che combattevano ferocemente l’occupazione degli USA, mentre allo stesso tempo proteggeva i militari statunitensi in basi remote.
Supponiamo che adesso, quelli che sono soprattutto pastun afgani prendessero i pacchetti di denaro di Petraeus (dopotutto Afghanistan è il secondo paese più corrotto del mondo dopo la Somalia). Se fosse così, avrà il tempo sufficiente per comprare tutta la resistenza afgana prima delle elezioni presidenziali degli USA nel 2012? Dipende da quanto denaro riesce a distribuire.
Ciò che è sicuro è che i pastun saranno più che felici di prendere il denaro e non correre, ma attendere – esattamente come stanno facendo i sunniti iracheni – (ultima notizia: la guerra civile sunnita-sciita continua, uccidendo almeno 300 civili al mese).
Naturalmente, la lobby della guerra infinita – i favorevoli al “dominio dello spettro completo”, una moltitudine di sionisti-conservatori bellicisti e repubblicani – vuole che Petraeus, il “realista dagli occhi freddi”, si impegni nella, che altra cosa non poteva essere, guerra infinita, con le sue corrispondenti “ondate”. E già ci siamo andando; il generale disse che si tratta di un impegno “duraturo”. Forse non è esattamente il tipo d’impegno della casa Bianca, che fino ad ora era la linea dura del destituito generale Stanley McChrystal: la tattica contro insurrezionale di “prendere, rimuovere, detenere” più lo sforzo del “governo” locale.
Ciò che attrasse l’opinione pubblica degli Stati Uniti fu che sperava che McChrystal realizzasse una riedizione della “ondata” in Afghanistan. Però c’è una differenza tra dirigere squadroni della morte del Pentagono in Iraq e realizzare la COIN (contro insurrezione) ideata dallo stesso Petraeus, Mc Chrystal non corrispondeva alle esigenze; per non parlare del fatto che non si conquistano cuori e menti pastun bombardando le loro terre fino a ridurle a macerie, incenerendo i loro figli, figlie e feste di matrimonio.
Seguire la pista del denaro
Ogni frammento di lapislazzuli e di litio a Hindu Kush sa che al-Qaida abbandonò Afghanistan da tempo. I talebani sono presenti. Per Washington, i talebani sono la stessa cosa di al-Quaida. Per tanto anche Washington rimane.
Petraeus non ha mai posto fine alla guerra sunnita-sciita che provocò stragi tra l 2006 e 2007. Cercò di emarginare si sostenitori di Sadr; fallì miseramente. Ciò che fece, fu prodigare dollari statunitensi, fu uccidere – mediante gli squadroni della morte di McChrystal – i dirigenti di numerose cellule sunnite della resistenza, mentre costruiva un milione di posti di controllo ed installava un orrendo apartheid di cemento armato a Bagdad (un fattore chiave nell’aumento della disoccupazione in tutta la città fino ad un 80%). Eppure la guerra civile solo è diminuita perché i sciiti fecero una brutale pulizia etnica a grande scala di Bagdad (e questo significò che l’unica alternativa possibile per i sunniti era approfittare della situazione). Petraie fu un personaggio secondario, nel migliore dei casi, in tutto questo sanguinoso processo. Però fu stellare nella vendita agli USA della nozione “vittoria”.
Chiunque si beva l’informazione manipolata del Pentagono e creda che la stessa “ondata” di successo avrà luogo nel sud e sud-est pastun dell’ Afghanistan, deve aver fumato la miglior erba del Hindu Kush.
Per cominciare, non solo i “talebani” – la parola ibrida sullo stile di James Joyce – combattono gli “invasori” degli USA e della NATO, così come il governo “fantoccio” di Hamid Karzai a Kabul (la terminologia è quella della resistenza). Nella cruciale provincia di di Kunar il personaggio chiave della resistenza è il tristemente celebre muyahid, amico di Reagan, Gubuddin Hekmatyar e il suo Hizb-e-Islami. Karzai, cruciale, è stato a parlare con Hekmatyar. E Hekmatyar, oltre a combattere alcuni gruppi talibani, si è anche posto come mediatore – sempre che se ne vadano gli “invasori”.Anche Karzai sta parlando con un altro muyahid essenziale che ha la sua base nel Waziristan del Narod, in Pakistan, Sirajuddin Haqqani, figlio del leggendario Jalaluddin, altro “combattente per la libertà” di Reagan. E per on lasciare niente al caso, Karzai negozia anche con l numero due dei talebani storici diretti da Mullah Omar – Mullah Baradar. Lo stesso Mullah Omar non vuole niente a che vedere con Petraeus: crede che alla fine gli infedeli finiranno per andarsene.
Ciò che tutto questo significa è che l’astuto Karzai, nel vedere dove va il vento, si orienta essenzialmente verso la Inter-Services Intelligence (ISI) del Pakistan – e non c’è niente che possa fare Petraeus al riguardo. Pervedibilmente, la CIA – sempre fedele alla tattica dividi et impera – odia l’idea che gli afgani parlino tra loro per risolvere il loro comune futuro. E un a parte con insinuazioni veramente dadaiste, il capo dei talebani a Kunar, Obaid al-Rahaman, offrì a Petraeus una pretoriana “Guardia della Morte”.
Però il fono della questione è che la travolgente maggioranza dei pastun nel sud e nel sud est non vuole Karzai, non vuole Petraeus, non vuole una “ondata”, non vuole gli Stati Uniti e non vuole la NATO. Vuole che li lascino soli per governare la loro terra tribale locale come meglio credono. E come paradosso, tutti questi gruppi agglomerati come “talebani” credono nel fondo de loro cuore che la loro propria “ondata” è ciò che importa, vale a dire, catturare Kabul alla fine del 2012.
La diplomazia del denaro di Petraeus è condannata. I talebani, tutti i loro gruppi, in comparazione con i sunniti iracheni, sono infinitamente più forti, allo stesso modo che Karzai è molto più debole che il primo ministro iracheno Nuri al-Maliki. Ed incluso se solo un 30% dei pastun afgani tribali appoggiano attivamente i talebani, la maggioranza appoggia totalmente la loro violenta lotta contro l’occupazione. La nozione di Washington del fatto che Petraeus possa influenzare la complessa politica tribale pastun è ridicola.
Se Petraeus applica la sua COIN di “prendere, rimuovere, detenere” in terra pastun, è condannato al fallimento. Se Petraeus si inquieta e crea una Falluja in terra pastun, è anche condannato al fallimento (potrebbe, in effetti, avvenire proprio adesso, poiché uno dei suoi accoliti disse a Fox News che le regole di ingaggio saranno più “cinetica” – il codice per più potere di fuoco degli USA e più vittime civili).
Qual è, allora, il senso della prossima carneficina? Beh, ce ne sono tanti, il traffico del papavero d’oppio, l’”Arabia Saudita del litio”, il massimo sogno impossibile conosciuto come Gasdotto Trans-afgano, queste basi militari per spiare Russia e Cina..Tanti ratti che corrono nella flotta statunitense che affonda nella sabbia, però, che diamine!, c’è un’altra “ondata” di successo da vendere e lo spettacolo (la guerra) deve continuare.
Fonte: http://www.atimes.com/atimes/South_Asia/LG03Df05.html
Source URL: https://globalrights.info/2010/07/la-scia-della-ondata-di-successo-persegue-a-petraeus-in-afpak-pepe-escobar/
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