by Talking Peace | 2010-11-12 8:43 pm
Nella cultura della sinistra indipendentista basca il leaderismo non è mai stato un elemento di potere nei termini a cui siamo abituati: i volti dei o delle leader della sinistra indipendentista hanno occupato manifesti o striscioni solo quando erano in carcere o sono morti. L’idea di un progetto collettivo è stata ed è vissuta come un segno d’identità politica. Nomi noti e meno noti sono stati punti di riferimento, voci autorevoli ma che esercitano la loro influenza non dimenticando mai, che sono espressione di un movimento di una idea ed un progetto che ha l’ambizione di essere il più possibile partecipativo. Lo ricordava Roberto Sampedro, responsabile dell’ufficio stampa di Herri Batasuna, negli anni 90, “La militanza deve essere integrale, oggi nella Mesa Nacional (direzione del movimento), domani nel comitato locale, oggi dando una conferenza stampa e domani affiggendo manifesti”. Una cultura che non va per la maggiore ai nostri giorni, dove ormai il “partito” si costruisce sull’immagine del “personaggio salvatore”. Per questo forse l’anomalia della sinistra indipendentista viene osteggiata da Madrid, attraverso la forzatura della leadership, nel unico modo, per ora, con sui riesce a riconoscere la sinistra indipendentista e cioè portandola sul banco degli imputati. Ormai i processi di natura politica, che chiamano in causa il diritto di associazione, di riunione, di espressione, di partecipazione politica ed elettorale, liberta di stampa, alla disobbedienza civile e se arrestati diritto a una processo con il giudice naturale, alla difesa, alla presenza di un avvocato, diritto all’ Habeas corpus, diritto a non dichiarare, hanno raggiunto numeri che non hanno uguali nella storia d’Europa. Il pretesto del terrorismo condisce tutte questi procedimenti giudiziari. Che sia ormai evidentemente pretenziosa la natura di questi processi lo testimonia la scelta attuale e definitiva fatta dall’imputato, la sinistra indipendentista, per risolvere il contenzioso basco spagnolo, cioè attraverso un processo democratico, includente e pacifico. Il personaggio che più richiama l’attenzione dei giudici non solo per il ruolo che ha rivestito negli anni scorsi, è Arnaldo Otegi. In questi giorni si trova sul banco degli imputati questa volta assieme a Joseba Alvarez e Joseba Permach , anch’essi esponenti della sinistra indipendentista Il motivo? L’aver promosso il meeting del 14 settembre 2004 a Donostia nel velodromo Anoeta “Orain Herria, Orain[1] Bakea[2]” (Adessso il popolo, adesso la pace) nel quale la Sinistra indipendentista annunciò la proposta dei due tavoli di negoziato, uno tra i partiti politici presenti nel Paes basco per trovare una soluzione politica al conflitto, sull’altro ETA e Governo spagnolo per discutere delle conseguenze del conflitto, vittime prigionieri e smilitarizzazione. Fu una manifestazione, a cui preso parte 15 mila persone, che segnò un primo e un dopo per il movimento di sinistra basco i cui sviluppi sono la scelta strategica attuale. Che fosse un passo importante ne prese atto anche il governo del PSOE guidato da Zapatero, a pochi mesi dalla vittoria elettorale resa possibile dal suicidio politico di Aznar per la strumentalizzazione agli attentati dell’ 11 marzo dello stesso anno a Madrid.
Infatti come scrisse allora il quotidiano El Pais “Ne il Dipartimento Basco degli Interni, ne la Procura, nel la Delegazione del Governo in Euskadi adottarono alcuna misura per evitare la riunione di Batasuna, nonostante la sua celebrazione fosse stata annunciata con tre settimane di anticipo. L’unica obiezione provenne dal Partido Popular di San Sebastian che criticò il sindaco socialista Odon Elorza, per aver concesso una installazione municipale ad un partito messo fuori legge”. La questione venne ripresa nel 2005 dal giudice Eloy Velasco, lo stesso del teorema, Cuba Venezuela, Farc e ETA, che apri una indagine citando come imputati i tre esponenti della sinistra indipendentista con l’accusa, tra l’altro, di “organizzazione manifestazione illegale” e “ apologia di terrorismo”. Poi venne la tregua di ETA e il dialogo sui due tavoli. La rottura di quel processo negoziale portò alla riapertura del caso nel 2008. L’unica accusa del pubblico ministero è rimasta quella di apologia di terrorismo. Un paradosso, giudiziario -si processa i promotori di una proposta di pace – che portano i giudici della sala ad impedire qualsiasi deposizione o domanda che cerchi di spiegare il contenuto di quella manifestazione. Ad attirare ancor più l’attenzione dei media è stata la deposizione del presidente del Partito Socialista d’Euskadi, Jesus Eguiguren, protagonista del dialogo con la sinistra indipendentista che porterà i negoziati del 2006, (per vedere la sua deposizione – in spagnolo – clicca qui[3]). Otegi nonostante sia stato zittito nella prima deposizione è riuscito a evidenziare la natura di questo processo ed allo stesso tempo la scelta strategica che la sinistra indipendentista ha fatto. La chiusura del suo intervento è stata una dichiarazione di “solidarietà al popolo saharawi” (in relazione al massacro compiuto alcuni giorni fa dalle forze di polizia e militari del Marocco nella località di El Aaiún). (per vedere la dichiarazione di Arnaldo Otegi – in spagnolo – clicca qui[4])
Fonte video: http://www.gara.net/
Source URL: https://globalrights.info/2010/11/apologia-del-dialogo-sul-banco-degli-imputati/
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