by Talking Peace | 28th January 2011 7:21 pm
Torino. “Volevamo le fabbriche vuote e le piazze piene e ci siamo riusciti”. Giorgio Airaudo, responsabile auto della FIOM (il sindacato dei metalmeccanici), commenta così il lungo corteo che gli sfila davanti. Dalla stazione di Porta Susa, fino a Piazza Castello, è un colorato e chiassoso serpentone che sembra non finire mai. “Siamo quarantamila, no cinquantamila”, dicono gli organizzatori dal palco. I dati dell’adesione allo sciopero del resto parlano chiaro: alle meccaniche di Mirafiori l’adesione è stata dell’80%. In testa al corteo due striscioni che riassumono bene i sentimenti di questo sciopero. “Mirafiori, l’accordo della vergogna”, dice il primo riferendosi all’accordo firmato dagli altri due sindacati moderati dei metalmeccanici (FIM e UILM) e avallato con un voto sofferto e una maggioranza risicata dai lavoratori dello stabilimento Fiat di Mirafiori, solo due settimane fa. L’altro striscione invece dice “Per la libertà del lavoro”, uno slogan che viene declinato in molti modi lungo il corteo torinese. Per gli operai della Fiat libertà del lavoro significa non essere costretti a sottostare a ricatti come quello dell’amministratore delegato Sergio Marchionne: o firmate l’accordo o chiudo la fabbrica. Ma significa anche sicurezza nel posto di lavoro: in Italia dall’inizio dell’anno sono già stati decine gli incidenti mortali, nelle fabbriche metalmeccaniche. Accanto agli operai, alle “tute blu” ci sono gli studenti. Tanti, medi e universitari. Cantano, urlano slogan e si mescolano agli operai. Compiono un piccolo blitz a un’agenzia interinale, lanciando all’interno alcuni fumogeni.
La composizione del corteo è varia. Insieme ai metalmeccanici, pettorina gialla e casco rosso, c’è il popolo No Tav, i cittadini della Val di Susa impegnati da anni nella lotta contro il treno ad alta velocità che si vorrebbe da Torino a Lyon. Uno scempio per la natura e la salute dei cittadini. Ieri al corteo i No Tav erano migliaia in una rinnovata solidarietà con i metalmeccanici che nel 2006 avevano proclamato uno sciopero regionale a sostegno della lotta contro l’alta velocità. Lo spezzone ‘sociale’, cioè quello composto da studenti, associazioni, centri sociali è molto consistente. Apre questo pezzo di corteo lo striscione ‘Antagonisti contro la crisi’. Dietro allo spezzone ‘sociale’ ci sono i sindacati di base, Cobas e Usb. Consistente a Torino anche lo spezzone della CGIL: sono soprattutto lavoratori del pubblico impiego e della conoscenza, oltre ai pensionati, e sono per lo più gli aderenti alla corrente di sinistra, “la CGIL che vogliamo”.
Dalle altre piazze (sono 18 le città in cui ci sono state manifestazioni) arrivano i dati che confermano la piena riuscita dello sciopero generale proclamato dalla FIOM. Padova, quarantamila persone in corteo, Cassino, Roma, Milano. Una partecipazione di piazza cui corrispondono fabbriche vuote, il 75% in degli operai ha scioperato in Lombardia, medie simili in Veneto e Lazio. Deserte le fabbriche al sud. A Pomigliano, dove la Fiat ha sperimentato l’accordo poi imposto a Mirafiori. A Termini Imerese, in Sicilia, dove ha aperto il corteo uno striscione degli operai Fiat per i quali proprio ieri è iniziato un nuovo periodo di cassa integrazione. Un’adesione che fa gridare a gran voce alla FIOM e ai pezzi di società civile che hanno sostenuto lo sciopero di ieri che è ora per la CGIL (la confederazione sindacale maggiore e di sinistra) di proclamare lo sciopero generale. Ieri gli esponenti della CGIL invitati sul palco a parlare in tutte le piazze d’Italia sono stati pesantemente fischiati. A Torino è toccato a uno dei segretari nazionali, Enrico Panini, che a stento è riuscito a concludere il suo intervento.
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