JAUREGUI (PSOE): ARRESTI SIMBOLICI
Mentre il PNV per bocca del portavoce al parlamento spagnolo Ekoreka si premura di “sperare che gli arresti di questa mattina si basino su accuse fondate” il ministro degli Interni Rubalcaba ha detto che la “lotta contro ETA continua con determinazione fermezza e coordinamento”. Particolare enfasi è stata data dalla stampa a ad uno degli arrestati figlio di Txelui Moreno uno dei portavoce della sinistra indipendentista. Una questione lasciata cadere da Rubalcaba ma invece ripresa con enfasi da Jauregui Ministro della Presidenza che si è lanciato in una analisi psicopolitica, con tratti inquisitoriali, che la dice lunga sul sistema politico e di giustizia spagnolo. Come riporta il quotidiano El Correo Espanol, citando una intervista rilasciata alla Cadena Ser, Jauregui considera l’arresto il figlio di Moreno, come un “fatto” simbolico se si tiene conto che suo figlio è stato arrestato in Navarra dalla Guardia Civil accusato di integrazione in Ekin per cui “probabilmente”, si trova nel settore “più favorevole” alla continuazione del conflitto armato. “Questa è un poco l’impressione che ho avuto nel ricevere la notizia e che, d’altra parte, fa parte della storia di quasi 50 anni che continua. Questo fatto ci obbliga essere particolarmente fini nell’analisi per sapere che questo è qualcosa di complesso e che dobbiamo essere pazienti. Ciononostante, stiamo andando bene però questo no si risolve dalla sera alla mattina”.
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SIRIA, NEWROZ: UCCISI TRE KURDI
Gfbv/APM. Le forze di sicurezza siriane in occasione dell’inizio dei festeggiamenti del Newroz, il capodanno kurdo che si tiene il
MODELLO TURCO
Talkingpeace.Trentacinque corpi avvolti in coperte di lana, disposti uno accanto all’altro su un sentiero di montagna bianco di neve. Sono le ultime vittime della guerra della Turchia contro i kurdi. Una guerra dimenticata dall’occidente, troppo interessato a dipingere la Turchia come “modello”.
Mercoledì notte F-16 dell’aviazione turca e droni senza pilota (l’ultimo acquisto delle forze armate di Ankara) hanno bombardato i pressi di un villaggio chiamato Roboski (Ortasu in turco) al confine con l’Iraq. Raccontano i testimoni di aver sentito un odore acre di bruciato, di carne bruciata. Gli abitanti di Roboski sono accorsi subito sul luogo, nonostante la neve. Sicuri di quello che avrebbero trovato. Di fronte a loro i corpi mutilati di decine di giovani e uomini, animali sventrati. Racconta al telefono un giornalista kurdo dell’agenzia DIHA di aver sentito un urlo squarciare il silenzio tetro di quella visione: una mamma disperata in cerca dei suoi due figli. Morti entrambi in quel bombardamento. Quel giornalista è uno dei pochi scampati al carcere nell’ultima offensiva delle autorità turche che hanno, in 24 ore, arrestato 49 giornalisti kurdi e di sinistra. Scomodi testimoni della guerra sporca condotta contro i kurdi sia con le armi che con il carcere e la repressione. Scomodi testimoni anche di quest’ultimo massacro.
Le foto dei corpi avvolti nelle coperte delle vittime di Roboski stanno facendo – lentamente – il giro del mondo. E intanto si cominciano a conoscere le biografie di questi uomini che le forze armate turche hanno “scambiato per terroristi”.