Askapena: Liberate Guido e Arturo!

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La settimana scorsa, nella notte tra il 7 e l’8 febbraio, c’è stata un’iniziativa per fermare un treno nucleare che doveva passare per la Val di Susa, in Italia. Il treno, che portava rifiuti nucleari, doveva prendere la strada per la Francia ed alcuni compagni hanno occupato i binari e messo delle barricate per bloccare la sua strada.

La Polizia ha risposto in modo brutale a questo gesto ed ha fermato alcuni compagni, arrestando due di loro: Guido Mantelli ed Arturo Fazio.

Non è una semplice casualità il fatto che abbiano incarcerato Guido ed Arturo: con questa azione repressiva la polizia ha voluto castigare proprio il loro impegno e la loro dignità mostrata nella lotta. Sono anni che entrambi lottano contro progetti distruttivi che minacciano il Piemonte, in particolar modo contro il progetto del Treno ad Alta Velocità, che distruggerebbe la Val di Susa.

Anni che hanno dedicato anche alla lotta contro la repressione, proteggendo ed aiutando i compagni ed i militanti incarcerati dallo Stato italiano. L’Internazionalismo è stato un altro ambito della loro lotta, da qui è venuto anche il loro impegno, la loro solidarietà con Euskal Herria. Da tempo appoggiano dal nord d’Italia la lotta per la libertà del nostro popolo e negli ultimi anni hanno lavorato instancabilmente anche con Euskal Herriaren Lagunak organizzando le Settimane di solidarietà con il nostro popolo.

Qualche settimana prima del loro arresto abbiamo visto Guido ed Arturo nelle loro città, portando in piazza le foto dei prigionieri baschi, ed in questi giorni ci sarebbero dovuti essere incontri  e conferenze già organizzate sul medesimo tema.

Per tutto ciò da Askapena rivendichiamo la libertà di questi due militanti, lottatori internazionalisti e rivoluzionari, e mostriamo la nostra assoluta solidarietà a loro, ai loro familiari ed amici.

 Guido eta Arturo askatu!

Askapena.

Dall’ Italia partì l’iniziativa di scrivere ai prigionieri baschi, in particolare a quelli di Askapena, perciò ora animiamo voi baschi a scrivere ad Arturo e Guido per portare loro gli abbracci di solidarietà e fare in modo che la solidarietà non sia unilaterale, ma da entrambe le parti.

 

Guido Mantelli –  Arturo Fazio

C.C. Lo Russo e Cotugno

Via Pianezza 300

10151 Torino.

 


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Nella foto: Lucio Iturbia (a sinistra) con lo scrittore Iñaki Egaña

Testo di Fermin Munarriz

 Lei ha 79 anni per nelle sue conferenze le sale sono piene di giovani

Si, perché le idee che porto sono necessarie e alla gente piace quanto dico. E’ facile cambiare il governo, però sappiamo disgraziatamente dove ci porta. La soluzione non viene dai governi, verrà dai noi stessi, se saremo responsabili, senza credere ne in chiese, in partiti o in governi…

Ci troviamo in una grave crisi: cresce la disoccupazione, il capitalismo diventa sempre più selvaggio, però la classe operaia sembra che contempli la situazione…Cosa sta succedendo?

Abbiamo molti più mezzi di una volta, abbiamo anche più libertà però dobbiamo insistere su questa idea necessaria che è la responsabilità. Per me, è perdere il rispetto a ciò che si deve perdere. Bisogna perdere il rispetto a questi capoccia imbecilli che quanto più hanno più vogliono, che non sanno fare altro che accumulare mezzi economici ma che poi non sanno utilizzarli.

Per quale ragione un giovane di oggi dovrebbe impegnarsi in una lotta contro il sistema?

Perché è necessario. La vita non è solo pane. L’essere umano è ciò che è per quello che fa. E la gente giovane deve sapere che non si tratta solo di lavorare, si tratta anche di vivere, di condividere, di creare.

Com’era lei da bambino?

Da bambino ero un rivoltoso e mi davano multe da cinque pesetas. Mia madre non poteva pagarla ed allora mi portavano castigato a piantare alberi o in carcere a Tudela. Questa fu la mia fortuna perché non dovetti fare nessun sforzo per perdere il rispetto a tutto quanto era stabilito. Per questo noi poveri abbiamo una ricchezza se sappiamo utilizzarla. Abbiamo il diritto di perdere il rispetto a questa società idiota. E non sono contro la ricchezza e l’intelligenza, sono contro il mal ultilizzo.

Fin dall’adolescenza ha conosciuto celle, caserme, carceri. Ricorda quante volte è stato arrestato o detenuto?

Mah, quando ero giovincello ho fatto….il carcere di Cascante, che era un fienile, quello di Tudela, che già era un carcere di professionisti, quello di Bera de Bidasoa e quello di Pamplona. Poi in Francia, sono stato anche qui in altre quattro o cinque carceri, però per me questo è stata un ricchezza. Se io dovessi iniziare nuovamente la mia vita rifarei le stesse cose.

Come fu il primo contattato con l’anarchismo

Il mio primo contattato fu in Francia, quando ci arrivai come disertore. Però già allora avevo avuto una piccola esperienza: A Valcarlos io avevo lavorato nel contrabbando. Ed io dico che tutti i contrabbandieri erano anarchici perché era gente che aveva perduto il rispetto all’autorità: la Guardia Civil ci vigilava per anche noi li vigilavamo per poter contrabbandare….

Ed a Parigi iniziò la vita militante nell’anarchismo..

All’inizio facevamo espropri (assalti a banche a mano armata) perché non c’era altro rimedio. Noi non abbiamo avuto ne ministri, ne deputati, ne industriali che ci abbiano aiutato. Noi anarchici facevamo gli espropri come potevamo, però io non considero un eroe quello che prende un mitra, come facevo io, incoscientemente. Puntavi il mitra ad un impiegato di una banca perché ti desse il denaro, d’accordo, però per me non era eroismo, è che non si poteva a fare in altro modo. Quando scoprimmo che potevamo fare altre cose attraverso le falsificazioni, tirai un sospiro perché io non ho ucciso nessuno però potevo essere morto o potevo uccidermi. Era pericoloso.

Che cos’è l’eroismo per lei oggi?

Per me, l’eroismo è non essere d’accordo con questa società di capoccia imbecilli, che non meritano nessun rispetto, perché bisogna essere degli imbecilli per avere i mezzi che hanno e non sapere utilizzarli. Avete visto come l’Europa trema dopo i fatti della Grecia perché non c’altro rimedio in questa società, in certi momenti, che perdere il rispetto ed anche utilizzare la violenza. Disgraziatamente non c’è altro rimedio che utilizzarla. Il timore alla Grecia è dovuto a questi gruppi di anarchici; no serve essere milioni. Tremano perché la società è molto fragile.

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