IL GOVERNO SPAGNOLO CONTRO LA LEGALITA’ DI SORTU

by Talking Peace | 5th March 2011 9:10 pm

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Era una delle ipotesi più probabili quella di un rifiuto da parte del Governo spagnolo di José Maria Zapatero della scelta proposta della sinistra indipendentista per un processo democratico senza violenza ne ingerenze. E si sta confermando. La dichiarata opposizione a una sua legalizzazione e dichiarazione di “guerra preventiva” nei confronti del neo costituendo partito Sortu si sta traducendo in azioni sempre più chiare e evidenti. Non solo. Ma ancora una volta mette in evidenza come istituzioni dello “Stato” si muovano in simbiosi ideologica con quelle del Governo, come testimonia il ricorso fatto dalla Avvocatura dello Stato e quella annunciata della Procura Generale, dinnanzi al Tribunale Supremo che dovrà decidere sulla legalità o meno del partito Sortu. Nel testo presentato dalla Avvocatura dello Stato le tesi a sostegno della accusa, “continuità con Batasuna” ma soprattutto che Sortu è una “creazione di ETA”, non si sostengono con prove documentate ma sono deduzioni soggettive dei poliziotti o guardia civiles che hanno redatto le informative o addirittura interpretazioni delle notizie apparse sui quotidiani dopo la presentazione di Sortu. Un documento nel quale si sostiene che la “mano di ETA” è presente nella presentazione di Sortu nel palazzo Euskalduna di Blbao, iniziativa organizzata dal movimento pacifista e di mediazione Lokarri; o che il Gruppo di Contatto internazionale promosso per “favorire una soluzione” al conflitto, di cui fanno parte tra gli altri ex direttore dell’ Interpol  Raymond Kendall,  è “autore di un comunicato che contempla nella sostanza le proposte di ETA/BATASUNA”. Che il nuovo partito riporti nei suoi statuti e lo abbia confermato nelle dichiarazioni successive alla sua presentazione di “un rifiuto al uso di  qualsiasi forma di violenza per il raggiungimento di fini politici inclusa quella di ETA” e che verrà espulso dal partito chi “giustificherà tali azioni” non è servito a nulla per Governo spagnolo ne per alcuni apparti dello Stato. Il procuratore generale Conde Pumpido non ha avuto problemi a dire che Sortu “ è un tentativo disperato per mantenere ETA nell’orizzonte politico” e che verranno  elaborate “complesse argomentazioni giuridiche con il fine di colmare il vuoto normativo”. E’ la applicazione della teoria della costruzione delle prove per accusare, che già venne utilizzata nei confronti di ex prigionieri politici al fine di riportarli in carcere (Caso Juan De Chaos). Ma è anche una reiterata manifestazione  dell’ applicazione del “codice penale del nemico” che ovvia alla dimostrazione del reato in luogo della criminalizzazione del soggetto politico. Del resto fu lo stesso Procuratore Generale dello Stato nel 2007 a dire quando venne richiesta l’illegalizzazione di Accion Nacionalista Vasca “forse abbiamo esagerato, però è passata” dimostrando che in Spagna sulla questione basca le restrizioni in materia di associazione, voto attivo e passivo,  liberta d’espressione non hanno uguali in Europa.

C’è un’altra questione che emerge in modo sempre più evidente. E’quella della “continuità ideologica” non tanto sulla considerazione “dei mezzi legittimi per conseguire i fini politici” sui quali Sortu, dopo il profondo dibattito interno alla sinistra indipendentista, è stato chiaro e senza ambiguità. Governo e Stato spagnolo si sforzano sempre più di manifestare preoccupazione ad una continuità del progetto politico che storicamente la sinistra indipendentista ha rappresentato. Contestazione al processo di riforma politica del franchismo, rivendicazione dell’ autodeterminazione per la società basca,nel riconoscimento della pluralità politica e culturale,  e proposta di trasformazione sociale economica e politica in senso progressista della società basca. Vale a dire preoccupazione per un soggetto politico, con un potenziale seguito di massa nel Paese basco, che mette in discussione l’assetto politico sociale ed economico  attuale del Paese basco e di conseguenza anche dello Stato spagnolo. Non è spiegabile in altro modo un atteggiamento governativo cosi palesemente di chiusura verso una area politica a cui per decenni si è chiesto di fare nella forma organizzativa e nella pratica politica quanto ha fatto Sortu. Del resto quella della “continuità ideologica”  sembra essere una sorta di paranoia normativa nel contenzioso basco spagnolo. Basti ricordare che il quotidiano Egin chiuso nel 1998 per ordine del  giudice Baltazar Garzon, sempre con l’accusa di essere “uno strumento di ETA” ,aveva un debito con la previdenza sociale che la magistratura vorrebbe accollare al quotidiano Gara, nato grazie alla sottoscrizione di 10 mila soci ed alla creazione di una nuova società mercantile, per “continuità ideologica”.

Nonostante l’editorialista per antonomasia su questione basca del quotidiano El Pais, Luis R. Aizpeloa, deve ammettere che la richiesta della Avvocatura contro Sortu è basata “sulla storia passata e sul clima di sfiducia”, i tratti inquisitori presenti nella classe politica spagnola, sensibili a tutto ciò che mette in discussione l’architettura normativa di quello che fu un “modello di transizione pacifico da una dittatura a una democrazia monarchico parlamentare”, fanno presagire che il clima di caccia alle streghe possa avere un peso condizionante sulla decisione che prenderà il Tribunale Supremo.

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