VETO PER SETTE CANDIDATI DEL BDP

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L’Alta Commissione Elettorale turca ha stabilito che  i candidati  sostenuti dal BDP (Pace e la Democrazia), Sebahat Tuncel (Istanbul), Gültan K??anak (Siirt), Hatip Dicle e Leyla Zana (Diyarbakir), Ertugrul Kurkcu (Mersin ), Isa Gurbuz (Elazig)  e Salih Yildiz, non potranno partecipare alle elezioni. E’ un duro colpo per il BDP anche perchè si tratta di una decisione politica chiara, che mostra ancora una volta quanto sia difficile per i kurdi fare politica in Turchia. Non solo, si tartta di un “complotto politico”, come l’ha definito il co presidente del BDP Selahattin Demirtas che va a colpire la gente alla non è consentito di scegliere e votare liberamente per i candidati preferiti. In totae la Commissione Elettorale ha escluso 12 candidati indipendenti dalle elezioni, la maggior parte appartenenti al blocco “Lavoro, democrazia e libertà” sostenuto dal BDP. La ragione (chiaramente una scusa e sicuramente un motivo discutibile) offerta dalla Commissione per la decisione di vietare i candidati dalle elezioni è che hanno trascorso un periodo in carcere. Una scusa perchè due delle candidate escluse sono parlamentari elette alle elezioni del 2007, Sebahat Tuncel e Gultan Kisanak. E nel 2007 nessuno ha sollevato il problema del periodo passato in carcere per motivi politici. Il BDP ha detto che annuncerà la sua decisione rispetto alle elezioni del 12 giugno, giovedì 21 aprile. Intanto in tutte le città kurde così come a Istanbul migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro la decisione.


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BILBAO: UN’ONDATA DI SOLIDARIETA CON I PRIGIONIERI BASCHI

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Immagine ottenuta dalla webcam del Municipio di Bilbao, che mostra la calle Autonomia 

 

E’ un tratto della cultura politica del Paese Basco la manifestazione di piazza. E quella di oggi rientra a pieno titolo tra le più numerose. Ancora una volta è Bilbao a “misurare”, come hanno scritto alcuni quotidiani spagnoli, l’adesione alla rivendicazione del rispetto dei diritti politici dei 735 detenuti e detenute politiche rinchiusi in decine carceri soprattutto in Spagna ma anche in Francia. C’era attesa per questo appuntamento. Attesa se si sarebbe svolta o meno, visti i divieti e proibizioni all’ultima ora a cui avevano abituato  l’Audiencia Nacional, il tribunale speciale spagnolo in questi anni di “proscrizione” a tutto quanto odori a sinistra indipendentista. In questo caso, però, l’ennesima richiesta avanzata dalla Asociacion Victimas del Terrorismo, e supportata dal Partido Popular, non ha avuto esito. Il giudice di turno dell’ Audiencia Nacional, Pedraz non  ha riscontrato nella piattaforma che ha organizzato la marcia un legame organico con organizzazioni ilegalizzate ne “la rivendicazione di un cambiamento della politica penitenziaria può essere identificata con apologia di terrorismo”. Insomma tutto faceva presagire che questa volta le arterie e piazze che dividono in due il capoluogo basco sarebbero state invase “fino a tracimare” da decine di migliaia di persone. E cosi è stato.  Migliaia di persone che hanno dimostrato ancora una volta che al di là della identificazione o meno con le azioni delle persone detenute, la “questione dei prigionieri” rimane un aspetto determinante nella soluzione del conflitto basco spagnolo. Una sensibilità storica verso la detenzione politica che ha accompagnato in modi diversi  la storia di questo paese per tutto il secolo scorso fino ai nostri giorni. Attesa c’era anche per cosa avrebbero detto le forze politiche Sinistra Indipendentista, Eusko Alkaratuna, Aralar Alternatiba e sindacali ELA LAB Ehne, Esk le principali organizzazioni della area progressista basca che, oltre ad aderire alla manifestazione, hanno anche sottoscritto l’Accordo di Gernika nel quale si chiede esplicitamente a ETA e Governo spagnolo di intraprendere un camino di soluzione pacifica del conflitto. Attesa c’era anche se ETA avrebbe “detto qualcosa” in questa occasione, quando sono settimane che politici e mezzi d’informazione annunciano “a breve” un comunicato dell‘organizzazione armata basca, meglio sarebbe dire IL comunicato, nel quale ETA rivelerebbe se accetta le esigenze contenute nell’Accordo di Gernika. In tal senso si è espresso il portavoce del Partido Socialista basco, Pastor, per il quale la manifestazione “sarebbe una buona occasione” per chiedere a ETA la fine della lotta armata. Ma gli esponenti delle forze politiche presenti alla manifestazione hanno evitato di pronunciarsi su altri argomenti che non siano quelli inerenti la necessita di un cambiamento della politica penitenziaria nei confronti dei detenuti baschi da parte del Governo spagnolo. Del resto, in Spagna la questione basca viene ormai percepita come incamminata verso una sua evoluzione e che la sinistra indipendentista presto o tardi tornerà ad essere protagonista anche in ambito elettorale e istituzionale. Per questo sia il quotidiano conservatore El Mundo sia quello filo socialista Publico, attribuivano alla manifestazione la funzione di “banco di prova” per la sinistra indipendentista. El Pais, da parte sua, ha riferito “in diretta” della manifestazione, fatto questo unico per questo riguarda una manifestazione della sinistra basca. Ma c’è anche chi ha manifestato la sua totale contrarietà a questa manifestazione soffiando sul fuoco del “conflitto perenne”.  Cosi il quotidiano monarchico ABC titola “Marcia a Bilbao al grido di “senza amnistia non ci sarà pace” (sic), mentre per il presidente del Partido Popular del Paese basco, che appoggia il  governo del Partito socialista nella Comunita Autonoma Basca, Antonio Basagoiti, la manifestazione di oggi a Bilbao “è tanto ripugnante come un atto a favore di stupratori detenuti”.

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