PKK RIVENDICA ATTACCO A CONVOGLIO ERDOGAN

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Il PKK ha rivendicato l’attentato di mercoledì al convoglio elettorale del Primo Ministro turco Recep Tayyip Erdogan. Un poliziotto era rimasto ucciso e uno ferito nell’attacco, avvenuto sulla strada tra Kastamonu e Ankara.

Nel suo comunicato il PKK rivendica l’attacco e sottolinea che “l’obiettivo dell’attentato era la polizia che in questi ultimi mesi ha attaccato e colpito con violenza inaudita il nostro popolo”. Sottolineando che l’attentato è stato condotto da una unità di guerriglieri di stanza sul Mar Nero, il PKK aggiunge che “l’obiettivo non erano nè i civili nè il Primo Ministro. Questa azione è un messaggio alla polizia che deve ritirarsi dal Kurdistan dove sta continuando a terrorizzare la nostra gente. Ci riserviamo il diritto – continuano i guerriglieri – di condurre azioni di questo tipo contro i responsabili del terrore”.

 


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MAKING PEACE/ GERRY ADAMS

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TOWARDS A UNITED IRELAND –

The single most important issue facing the people of Ireland and Britain is the achievement of Irish unity and the construction of a new relationship between Ireland and Britain based on equality. Economic crises, however severe, will come and go. Governments will come and go, but for more centuries than any of us care to contemplate Britain’s involvement in Ireland has been the source of conflict; partition, discord and division; and
great hurt between the people of these islands.The peace process has delivered an end to conflict and that is to be welcomed and applauded. But the underlying cause of conflict persists – the British government’s claim of jurisdiction over a part of Ireland. It is this denial of the Irish people’s right to self-determination, freedom and independence that is the core outstanding issue that must be resolved. Sinn Féin is initiating a conversation this week in Westminster about achieving this. Sinn Féin believes that a national representative democracy in a sovereign reunited Ireland is desirable, viable and achievable in this generation through peaceful and democratic methods.

30 ANNI FA MORIVA BOBBY SANDS

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Trent’anni fa, il 5 maggio 1981, Bobby Sands, detenuto repubblicano irlandese morì dopo 66 giorni di sciopero della fame. Bobby Sands e nove suoi compagni si lasciarono morire di fame nel carcere di Long Kesh, nei pressi di Belfast. I detenuti dell’Ira avevano 5 richieste : Il diritto di indossare i propri vestiti e non l’uniforme carceraria; il diritto di astenersi dai lavori penali, il diritto alla libera associazione, il diritto ad attività ricreative ed educative in accordo con le autorità carcerarie e il ripristino del condono della pena (venuto meno a causa della “dirty protest”). Oggi quel carcere è chiuso, vuoto. Ma resta il simbolo, con i suoi «H-blocks», blocchi H, della repressione inglese su quel pezzo di isola verde. Il simbolo dell’ostinazione con cui la Gran Bretagna ha continuato (e, seppure in modo diverso, continua) a passare letteralmente sopra i cadaveri di migliaia di persone pur di mantenere il controllo di quelle sei contee: anche quando (come del resto ha riconosciuto il governo di John Major, nel 1994) non aveva più interessi «né strategici, né economici, né egoistici » su quel territorio.

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