Una sinistra reale maggioranza relativa in un angolo d’Europa , ma non ditelo a nessuno!

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Un dato da tenere presente è la diversa sociologia elettorale nelle quattro province anche assume un significato politico importante il dato nel suo complesso   Tra le forze politiche  il PNV con 325.000 voti è la forza che ottiene più voti nelle quattro province, seguita da Bildu 315.000, PSOE (PSE-PSN) 228000, PP 177000, UPN 111.000, EB IU 53.000, Nafarroa Bai 2011 50.000, Aralar 32000.

Se aggreghiamo per area politica la sinistra, nelle province basche, Bildu, Nafarroa Bai, Aralar, EB-IU, ottiene 450.000 voti, la destra PP UPN 288000, autonomismo del PNV 325000, PSOE 228000. Se il riferimento è l’ambito basco come ambito di decisione, nel diverse sfumature, e il costituzionalismo spagnolo, il primo blocco PNV, BILDU, Nafarroa Bai, Aralar, raggiunge i 725.000 voti, quello costituzionalista spagnolo PSOE, PP UPN, 516.000 E’ chiaro che questa analisi è una fotografia schematica che ovvia a una serie di questioni, ma da indicazioni su un panorama politico elettorale unico nel suo genere in Europa. Per andare più nel dettaglio bisogna sottolineare le differenze provinciali.  In Vizcaya il PNV conferma la sua egemonia nella provincia che l’ha visto nascere come prima forza democristiana in Europa alla fine del 1800. Il dato clamoroso è quello di  Bildu che guadagna terreno rispetto al PNV e soprattutto scalza dal secondo posto il PSOE. Dato simbolico ma anche fortemente politico. Il PSOE è nato proprio qui, nella provincia di Bilbao, agli inizi del 900 sull’onda dell’ industrializzazione e delle prime lotte dei minatori e degli operai delle grandi fabbriche metallurgiche. La metamorfosi ideologica di questi ultimi decenni a reso per lo meno stonato il termine “obrero-operaio” presente nel suo nome. Che Bildu espressione della sinistra indipendentista divenga la seconda forza suggerisce attraverso una analisi del voto municipale di un passaggio di voti proprio dal PSOE a Bildu, un dato che se confermato testimonierebbe la rottura della barriera nazionale del elettorato del PSOE tendenzialmente spagnolo a favore di un progetto politico di sinistra basco.  In Guipuzcoa indiscusso vincitore è Bildu, 34% dei consensi, davanti al PNV e al PSOE. Qui il risultato era più atteso anche se non nelle dimensioni assunte. Soprattutto la vittoria di Bildu a San Sebastian Donostia, feudo del PSOE da vent’anni in cui ha governato il sindaco socialista Odon Elorza, spalanca le porte a uno scenario impensabile solo alcune settimane fa: un governo di Bildu sia nella Diputacion ( la provincia che gestisce i finanziamenti pubblici) che nel capoluogo. In Alava la provincia con meno abitanti della CAV, il discorso cambia. Qui il PP è la forza maggioritaria soprattutto per la sua vittoria nel capoluogo Vitoria Gasteiz, dove vota il 60% dell’elettorato della provincia, ma seguita a ruota da PNV e Bildu che sommando  i loro voti più quelli di Aralar danno una maggioranza alle forze di ambito basco nella provincia. In Navarra la vittoria della destra regionalista di UPN (111.000) era nelle previsioni anche se la presenza del PP (23.000) ha tolto una fetta del suo elettorato. Se la destra conferma la sua maggioranza relativa nella regione il dato della sinistra basca è quello che ha fatto scattare l’allarme anche a Madrid. Sommati Nafarroa Bai 2011 (49.000) e Bildu (42.000)si arriva al 91000 voti la seconda area politica scavalcando un PSN (50.000) in caduta libera.

E’ chiaro che questa fotografia ovvia a una serie di questioni. Per esempio al patto di stato che sia nella CAV che in Navarra vede al governo PSE da una parte e UPN dall’altra, grazie ad un accordo PSE-PP e UPN PSN, motivo questo della presenza del PP con una propria lista nelle elezioni navarre.  Anche il dato di Nafarroa Bai 2011 è da precisare,  basandosi su un patto tra Aralar e PNV in Navarra seppur il PNV ha uno scarso seguito elettorale nella provincia. Non si può dimenticare nemmeno che nella volatilità della politica ai nostri giorni e nel dominio del mercato sulla politica il patto di legislatura tra PSOE e PNV, che ha permesso l’approvazione di leggi sulla riforma delle pensioni e del lavoro, contestato con tre scioperi generale dalla maggioranza sindacale basca, delinea una convergenza d’interessi non solo politici tra le due forze politiche. Non ultimo la prevedibile caduta del Governo PSOE nelle prossime elezioni generali spagnole con l’avvento di un PP che sulla questione delle autonomie e soprattutto sulla soluzione al conflitto basco spagnolo rivendica un scontro puro e duro in nome di una “spagnolità sciovinista”

Tutto questo non toglie che adesso bisognerà fare i conti anche nella gestione istituzionale con una forza politica che vuole cambiare radicalmente il modus operandi seguito fino ad ora. Una sfida per la sinistra indipendentista ma anche il resto delle forze politiche coscienti che Bildu rappresenta un sentire ampiamente diffuso nella società basca sulla necessita in un nuovo modo di fare politica.

Il dibattito che si è aperto tra le forze politiche, ma anche nei Governi autonomi basco e navarro, sulle formule di governo, i patti, le strategie, girano attorno al “che fare” dopo alla valanga elettorale di Bildu. Ma di questo ne parleremo in una prossima occasione.

 


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INFOAUT. Il Sì vince in tutti i 4 quesiti referendari. E’ evidente il carattere doppiamente politico del risultato: su un primo livello in quanto dà la misura della rilevanza e importanza delle 4 poste in gioco su cui si era chiamati a votare; un secondo livello che boccia, poche settimane dopo le amministrative, l’operato del governo in carica. I conti dimostrano che la maggioranza assoluta degli italiani e delle italiane non è disposta a trattare su questioni fondamentali come il diritto ai beni comuni primari come l’acqua e la “sicurezza” (quella reale di poter vivere senza il terrore di essere contaminato dalle radiazioni per millenni, non quella sbandierata strumentalmente agendo sulle paure).

Qualcuno potrà anche chiamare in causa l’effetto-Fukushima, colpevole di aver spinto milioni di persone a “pensare con la pancia” ma il risultato addirittura superiore (per quanto di poche virgole) dei due quesiti relativi alla privatizzazione dell’acqua e alla possibilità di farne sopra profitti come fosse una qualsiasi altra merce mostra invero il processo di consapevolezza e lungo corso che ha portato a questo risultato. A partire da una raccolta firme che ha attraversato l’ultimo anno e mezzo.

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