A SETTEMBRE DECISIONE SU DOTTRINA PAROT
El Pais. Il Tribunale Costituzionale spagnolo ha deciso di rinviare a settembre la revisione della dottrina Parot. La motivazione dei rinvio è di consensuale una posizione comune rispetto all’idea di non dichiarare incostituzionale la dottrina Parot però accogliere i ricorsi di quei detenuti a cui venne applicata in modo retroattivo per mantenerli in prigione vulnerando in questo modo i loro diritti fondamentali.
La dottrina Parot fu adottata dal Tribunale Supremo in una sentenza del 28 febbraio 2006, nei confronti di una richiesta di scarcerazione avanzata da Henry Parot, detenuto di ETA e modificò il meccanismo per l’applicazione della redenzione delle pene. L’adozione di questa dottrina implica che lo sconto di pena per benefici penitenziari venga computata sul totale di tutte le condanne che abbia il detenuto e non sul computo massimo di compimento della pena che stabilisce la legge, 30 anni nel Codice Penale del 1973 e 30 e 40 anni (nei casi di delitto di terrorismo o quando la persona sia stata condannata per due o più delitti e alcuni di essi siano puniti dalla legge con una pena detentiva superiore ai 20 anni)
La dottrina Parot è stata applicata soprattutto a detenuti di ETA ma anche a altri detenuti per delitti comuni, permettendo allungare le loro condanne fino a 30 anni di compimento effettivo.
Il costituzionale ha ammesso un totale di 28 ricorsi contro la dottrina Parot, 24 di questi di detenuti baschi. Tra questi José Ignacio Gaztanaga Bidaurreta – il primo detenuto al quale venne applicata la dottrina Parot, doveva uscire di prigione nel 2006 però continuerà a rimanervi fino al 2018, Andoni Alza che dal 2006 dovrebbe essere in libertà ma con l’applicazione della dottrina Parot vi rimarrà fino al 2021.
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