300 KURDI ARRESTATI IN UN MESE

by Talking Peace | 20th September 2011 11:44 am

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Nell’ultimo mese oltre 300 attivisti curdi sono stati arrestati e 148 sono stati sottoposti a custodia cautelare. Solo la settimana scorsa il primo ministro Recep Tayyip Erdogan aveva avvertito, in seguito alla pubblicazione su internet della registrazione di un incontro tra funzionari dei servizi segreti turchi e membri del PKK, che il PKK e i politici kurdi non devono aspettarsi alcun trattamento di favore. In realtà alle parole è seguita la pratica. Ieri a Istanbul un totale di 161 persone che protestavano pacificamente contro l’isolamento dei leader kurdo Abdullah Ocalan sono state prese in custodia dopo che la polizia ha attaccato la folla con decine di lanci di gas lacrimogeni. Nella notte è stato confermato che su 161 persone in custodia solo 20 erano state liberate. Il ??primo ministro aveva detto che “dopo il Ramadan le cose cambieranno, e lo Stato agirà per porre fine al Pkk”. L’esercito e Erdogan non hanno aspettato la fine del Ramadan. Infatti le operazioni militari sono state effettuate durante il periodo di digiuno con l’invasione di diverse zone della Regione del Kurdistan federale da parte delle truppe turche. I raid aerei si sono fermati solo dopo il 17 di agosto. Sette civili, compresi 4 bambini, sono stati uccisi. Per protestare contro le operazioni militari centinaia di scudi umani hanno messo in scena dimostrazioni alla frontiera. Sono stati costantemente e violentemente attaccati dalla polizia e dall’esercito. Il 28 agosto un giovane politico kurdo, Y?ld?r?m Ayhan, democraticamente eletto e membro del consiglio del BDP è stato ucciso quando la polizia ha aperto il fuoco sulla folla che cercava di raggiungere la zona delle operazioni militari. Il 1° settembre, Giornata Internazionale della Pace, la manifestazione di Istanbul doveva essere improvvisamente sospesa dopo i numerosi attacchi da parte della polizia. In questa occasione 55 persone sono state prese in custodia e 38 sono state sottoposte a custodia cautelare. L’ultima misura repressiva adottata a Istanbul è stato il divieto della Preghiera Civile del Venerdì, un’azione di disobbedienza civile.

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