IRAN PRONTO A ENTRARE IN NORD IRAQ VIA TERRA

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L’esercito iraniano sta continuando i preparativi per un attacco di terra a Kandil, e la televisione satellitare kurda RojTv ha confermato che una operazione di terra potrebbe essere lanciata stanotte o domani dal regime iraniano. E’ stato dichiarato che l’Iran continuerà la campagna militare fino al 5 di settembre e che l’attacco di terra si estenderà per 5-7 chilometri all’interno del Kurdistan meridionale.

Secondo rapporti di fonti locali, un ampio numero di soldati iraniani sotto il quartier generale di Hamza Seyudil ?oda stanno avanzando verso De?ta Wezne attraverso la città di Qani Zerde. I rapporti indicano che la campagna militare continua vicino alle regioni di Shaheed Ayhan, Zele, Xakurke al confine iraniano. Un consistente numero di obici, mortai, armi pesanti e soldati sono stati presumibilmente schierati presso il quartier generale di Seyudil ?oda nel distretto Urmia di Serde?t; si riferisce che le milizie Basij dell’esercito iraniano stanno avanzando verso il confine. Secondo le informazioni ricevute da fonti dei guardiani di villaggio interne all’esercito iraniano, la vasta operazione comincerà il 5 settembre. E’ stato inoltre dichiarato che il Governo dell’Iraq ha firmato un accordo con il Governo Federale Kurdo e l’Iran per una operazione che si estenderà dal confine iraniano fino a circa sette chilometri sulla direttrice Xinere-Xakurke e cinque chilometri sulla direttrice di Kandil. In base all’accordo, i peshmerga delle forze di pubblica sicurezza del Kurdistan Federale hanno informato la popolazione di alcuni villaggi inclusi nell’area interessata dalle operazioni, intimando loro di lasciare i loro villaggi nelle regioni di Xakurke e Xinere per un certo periodo.


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KURDISTAN SENZA TREGUA

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Torna sulle prime pagine dei giornali il conflitto kurdo-turco. I 26 (o 24 a seconda delle fonti) militari turchi morti in una serie di attacchi simultanei sferrati dai guerriglieri del PKK contro diversi obiettivi delle forze di sicurezza nella zona di Hakkari hanno fatto gridare a una nuova recrudescenza del conflitto. In realtà la guerra non è mai cessata, le operazioni dell’esercito turco non sono mai diminuite. Anzi, da agosto si susseguono bombardamenti in tutta la zona al confine con Iraq e Iran e spesso e volentieri gli F-16 turchi sono entrati nel Kurdistan iracheno colpendo non tanto o non solo le basi del PKK (il Partito dei Lavoratori del Kurdistan) ma soprattutto villaggi facendo molte vittime civili di cui nessuno parla.

Gli attacchi di ieri hanno suscitato reazioni molto forti, comprensibilmente. A parte il presidente della repubblica, l’islamico Abdullah Gul, che ha promesso “vendetta” e altro sangue, è stato il BDP (Partito della Pace e Democrazia), cioè il partito dei kurdi a fare la prima dichiarazione. “Basta – si legge nel comunicato – con la guerra. E’ tempo che le armi tacciano e si realizzino le condizioni per favorire la pace”. Parole che il BDP va ripetendo da anni ormai. In questo sostenuto dal PKK che (è bene ricordarlo) ha osservato un cessate il fuoco unilaterale fino al 15 giugno di quest’anno. Cioè fino a dopo le elezioni politiche che hanno visto kurdi e sinistra turca eleggere ben 36 deputati al parlamento turco. Quello che è successo dopo questo risultato serve a contestualizzare anche l’attacco di ieri, al quale i turchi hanno risposto con una nuova offensiva aerea in nord Iraq.

Uno dei 36 deputati, Hatip Dicle (in carcere), è stato privato del suo mandato per un ‘reato’ (lui che era già stato deputato con Leyla Zana e aveva già fatto 10 anni di carcere) di natura ‘terroristica’. Cinque deputati sono attualmente in carcere. Al giuramento, dopo un boicottaggio durato tre mesi e mezzo, si sono presentati in 30. Da marzo a oggi sono finiti in carcere qualcosa come ottomila tra amministratori locali kurdi, attivisti per i diritti umani, militanti del BDP con l’accusa di essere in qualche modo legati al PKK. Dal 2009 (anno della vittoria dei kurdi alle amministrative) sono sotto processo oltre quattromila politici kurdi. Dal 27 luglio il presidente del PKK Abdullah Ocalan (in carcere dal 1999 sull’isola di Imrali) non può vedere i suoi avvocati. Un divieto imposto dopo che per mesi uomini del premier Recep Tayyip Erdogan hanno incontrato il leader kurdo per concordare “protocolli di pace” poi gettati nel cassetto.

CHIARIMENTO DELLA FASE POLITICA E DELLA STRATEGIA – 2009

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CHIARIMENTO DELLA FASE POLITICA E DELLA STRATEGIA  Indice:            0. Introduzione            1. Traiettoria politica del processo di

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