PAESE BASCO, PRIMI RICONOSCIMENTI MA TARDIVI
L’adesione dell’ collettivo prigionieri politici baschi all’Accordo di Gernika, per lo meno a parole ha smosso le acque nello stagnante panorama politico e istituzionale spagnolo. Dopo le prese di posizione di Governo Zapatero, dimissionario, e PSOE, che hanno definito con un fatto “inedito” l’adesione dei prigionieri, è arrivato il riconoscimento del direttore della Polizia e Guardia Civil ,Francisco Javier Velasquez che lo ha definito come “un passo in avanti e di carattere positivo verso la pace” anche se ha aggiunto che le forze di sicurezza spagnole non abbasseranno la guardia “ continuando nella verifica e arresti di etarras”.
Chi è andato più sul concreto, è stato il presidente della Comunità Autonoma basca, il socialista Patxi Lopez che ieri a presentato la sua “proposta di pace” nella quale ha ipotizzato una rimpatrio dei prigionieri baschi condizionato alla “fine di ETA” e con l’obiettivo di un loro possibile reinserimento sociale. Ma il “decalogo per la convivenza” dell’ esecutivo autonomo basco rimane ancora nel vago mettendo in evidenza il ritardo nell’affrontare una situazione che da un paio un anni è cambiata profondamente. Basti pensare che Lopez ha riconosciuto positivo il passo compito dai prigionieri rispetto a un accordo, quello di Gernika, che proprio un anno fa quando venne firmato fu duramente criticato dallo stesso Lopez.
Sono comunque passi verso una assunzione di responsabilità da parte delle forze politiche e istituzioni spagnole ineludibili per dare attuazione al un vero processo di pace e democratico. Lo stesso Rubalcaba ha ripreso e rilanciato le parole di Lopez confermando che ci potrebbe essere riavvicinamento al Paese Basco dei prigionieri se “serve per il reinserimento sociale”. Peccato che adesso Rubalcaba non è più Ministro degli Interni ma candidato per il PSOE per delle elezioni nelle quali tutti i pronostici lo danno perdente.
Pero oltre alle parole ci sono i fatti che mancano. Lo testimonia l’indifferenza delle forze politiche e istituzioni spagnoli rispetto alla iniziativa di verifica e accompagnamento del processo di dialogo della commissione internazionale promossa dall’avvocato sud africano Bryan Currin. Da più di due anni Currin sta tessendo le fila, con il beneplacito della sinistra indipendentista, per avallare a livello internazionale il processo di dialogo e soluzione al conflitto basco spagnolo. Dopo la dichiarazione di Bruxelles del marzo 2010 che aveva visto l’adesione di una trentina di personalità internazionali a favore del processo messo in atto dalla sinistra indipendentista e che chiedeva “un alto al fuoco a ETA” e una corrispondete risposta del Governo spagnolo, ne segui la costituzione del Gruppo di Contatto e verifica, in questo caso composto da esperti nella mediazione di conflitti internazionali, avvenuta subito dopo la dichiarazione (10 gennaio 2010) di “alto al fuoco generale permanente e verificabile” da parte di ETA.
Tutto questo mobilitarsi ha, almeno all’apparenza, indispettito le autorità spagnole ma anche quelle francesi, poiché considerano che il solo fatto di esistere una commissione di questo tipo assegna al conflitto una valenza politica internazionale negando, come vorrebbero in definitiva Madrid e Parigi, che venga considerata come una questione, magari complessa, di “ordine pubblico e terrorismo”
Ma nonostante questa opposizione il meccanismo di verifica internazionale continua, tanto che in questi giorni è stata annunciata la costituzione di una commissione “tecnica” di verifica l’alto al fuoco di ETA. Ne fanno parte Ram Manikkalingam, che funge anche da presidente, direttore del Gruppo di Consiglieri per il Dialogo (DAG) di Amsterdam, che ha operato in processi di pace in tutto il mondo. Lo accompagnano Ronnie Kasrils, del Sud Africa, Raymond Kendall y Chris Maccabe, Gran Bretagna, e il tenente generale Satish Nambiar, India. La coordinatrice sarà Fleur Ravensbergen.
In una intervista su El Correo Espanol, Ram Manikkalingam, ha detto che il ruolo della commissione è verificare l’alto al fuoco di ETA: “ETA ha dichiarato l’alto al fuoco ed è ETA che deve compiere dei passi”. Un commissione anche questa che viene vista, da Madrid come una “manovra della sinistra indipendentista” per conquistare credibilità internazionale. Manikkalingam lo smentisce: “La sinistra indipendentista chiese la collaborazione di Bryan Currin. Noi lavoreremo su questioni tecniche che nulla hanno a che vedere con aspetti gli politici del gruppo di Currin. Forse loro sono visti come di parte perché hanno trattato più con una parte. Secondo me sono obiettivi, però, no. Il nostro lavoro è centrato sul compimento della tregua”.
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