TERREMOTO A VAN: LE COLPE DEL GOVERNO
Hanno affidato a un sms la speranza di essere salvati. Hanno indicato la via e l’edificio ridotto in macerie sotto il quale si trovavano. I soccorritori sono riusciti a salvarli. Ma in tantissimi, centinaia, non ce l’hanno fatta. La cittadina di Ercis (a un centinaio di chilometri a nord di Van, nel Kurdistan turco al confine con l’Iran) è quella che ha sofferto maggiormente nel terremoto di potenza 7.2 che ha colpito la zona domenica. Si parla di 366 vittime (bilancio fornito dal tavolo di crisi della presidenza del consiglio questa mattina), mille trecento feriti, 2 mila e 262 edifici crollati. ?Per una storia a lieto fine, ce ne sono decine che sono finite tragicamente. Le immagini che arrivano da Van sono strazianti: gente che vaga sconvolta e senza meta tra le macerie. Corpi ormai senza vita recuperati dai soccorritori anche loro distrutti e non solo per le scene drammatiche che hanno davanti. Sono in tanti infatti a lamentare la carenza di mezzi, l’inadeguatezza delle macchine. “Stiamo lavorando in condizioni primitive”, hanno detto i volontari accorsi da ogni parte della regione kurda.
Mentre si corre contro il tempo per salvare i sopravvissuti sotto le macerie, infuriano le polemiche. Selahattin Demirtas, co-presidente del partito filo kurdo BDP (Partito della Pace e Democrazia, che ha mandato in parlamento 35 deputati lo scorso giugno) raggiunto telefonicamente a Van, dove si trova da domenica pomeriggio, dice che “la situazione è devastante. La generosità della popolazione, anche dalle zone vicine, è esemplare, ma mancano i mezzi. Il governo – aggiunge – è arrivato a Van dopo 24 ore dal terremoto”. Demirtas è uomo pacato che usa le parole soppesandole, ma di fronte a tanto dolore e all’impotenza dei soccorritori dice che “questa situazione ha dei responsabili. E questi responsabili hanno nomi e cognomi. Adesso è il momento di agire, di aiutare quanti sono stati vittima di questa tragedia”. Accuse pesanti, rincarate dal sindaco di Van, l’avvocatao Bekir Kaya. Anche lui al telefono dice che “il governatore si è rifiutato di condurre le operazioni di soccorso congiuntamente. Questo – aggiunge – è un atto gravissimo. La realtà è che Van è stata colta impreparata. Non era attrezzata per far fronte a un disastro simile. La popolazione è in strada, – dice – le tende non sono ancora state allestite. Mancano acqua e viveri”. La tensione, la guerra che il governo turco sta conducendo contro i kurdi (a proposito, è di ieri la notizia che l’esercito ha attraversato la frontiera con il nord Iraq per una nuova operazione) ha ripercussioni anche in una tragedia come questa.
Il premier Recep Tayyip Erdogan è arrivato a Van nella notte di domenica ma è ripartito qualche ora dopo. “La situazione è grave – ha dichiarato ai giornalisti – ma sotto controllo”. Lo stesso ha detto il ministro della salute, Recep Akdag: “Gli ospedali sono sufficienti e adeguatamente attrezzati”. Ma i medici, che chiedono di rimanere anonimi, smentiscono le parole rassicuranti del ministro. Al quotidiano Hurriyet hanno detto che “gli ospedali sono stati danneggiati dal terremoto. Mancano macchinari, soprattutto per far fronte ai tanti feriti gravi che hanno ricevuto colpi alla testa”. Erdogan ha detto di “temere per la vita di quanti vivono in villaggi sperduti non ancora raggiunti dai soccorsi. Qui – ha aggiunto – le case sono tutte di terra e sono anche le prime a crollare”.
Da Diyarbakir e da tutte le zone curde intanto la popolazione e le amministrazioni (per la maggior parte controllate dal BDP) si sono mobilitate fin da subito. Il sindaco di Diyarbakir, Osman Baydemir è accorso a Van seguito da altri sindaci e soprattutto da camion di aiuti alimentari, generi di prima necessità, coperte, tende, una cucina mobile e un presidio medico mobile.
La co-presidente del BDP Gültan K??anak ha ripetuto che questa “ennesima tragedia ci dimostra ancora una volta che questo paese non è attrezzato per affrontare terremoti. E questo – ha aggiunto – è gravissimo, considerata che siamo un paese a alto rischio sismico”.
Le immagini del devastante terremoto che mise in ginocchio Istanbul nel 1999 sono ancora vive nella memoria di quanti da domenica sono al lavoro per cercare di salvare chi è ancora sotto le macerie. Ma è un lavoro arduo, come gli stessi soccorritori hanno dichiarato a alcuni quotidiani. “Lavoriamo in condizioni primitive – ha detto ancora a Hurriyet un soccorritore, aggiungendo che – non abbiamo strumenti adeguati. Non riusciamo a arrivare ai sopravvissuti sotto le macerie abbastanza rapidamente” – ha detto disperato. Il BDP ha confermato, dopo aver ascoltato le squadre di soccorso, che soltanto un rilevatore di persone sotto le macerie è in funzione nella cittadina di Ercis, la più colpita nei pressi dell’epicentro del sisma.
Ercis ha 75 mila abitanti e si trova al confine con l’Iran, in una zona a alto rischio sismico. Nel 1976 Van fu colpita da un terremoto che fece quasi 5 mila trecento vittime accertate.
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