ETXEBARRIA: IL CAMBIO POLITICO E SOCIALE E’ POSSIBILE
Il dibattito non parte da zero, bensì dalla convinzione che ci sono condizioni politiche e sociali sufficienti per compiere un salto e che dobbiamo approfittare di queste condizioni createsi dopo decenni di lotta. Dopo aver analizzato la fase e la situazione politica con la partecipazione di migliaia di militanti e simpatizzanti della sinistra indipendentista (circa 7600 persone hanno partecipato nelle assemblee realizzate in più di 270 località e quartieri), la sinistra indipendentista ha deciso che lo strumento per raggiungere un ambito democratico sarà quello che denominiamo il Processo Democratico. Mediante questo processo pretendiamo confrontarci con lo Stato sul terreno dove è più debole: quello politico. Per questo le fondamenta del processo saranno l’accumulazione di forze e l’attivazione popolare, così come l’appoggio internazionale. Proponiamo che i terreni di lotta siano la lotta di massa, la lotta ideologica e la lotta politico-istituzionale. Allo stesso tempo ci impegniamo con un Processo Democratico senza violenza ne ingerenze. La sinistra indipendentista sarà un elemento fondamentale di questo processo ed iniziarlo è una decisione unilaterale nostra, però il nostro obiettivo è lavorare mano nella mano con differenti organizzazioni politiche sociali e sindacali.
Le reazioni al vostro dibattito e alle vostre proposte da parte delle forze che avevano partecipato agli ultimi negoziati (2006-2007), sono state in generale di scetticismo. Il governo spagnolo ha reagito con un aumento della repressione, la magistratura ha accelerato procedimenti giudiziari. Il PNV ha manifestato a livello ufficiale un certa diffidenza, anche se ci sono state voci fuori dal coro. Come interpretate queste reazioni?
Fondamentalmente, potremmo differenziare due gruppi basandoci sul tipo di reazioni: quelli che temono che con la proposta della sinistra indipendentista hanno qualcosa da perdere, e quelli che al di là degli interessi di parte siano disposti a lavorare per diritti del nostro popolo. I partiti da ambito statale come il PSOE ed il PP, hanno mostrato panico ad una situazione nella quale la società basca possa decidere liberamente sul suo futuro. In fin dei conti, la negazione del diritto a decidere è ciò che ha alimentato il conflitto durante questi decenni. Altri partiti, come il PNV, che punta chiaramente (anche se non pubblicamente) ad essere una forza regionalista dentro lo Stato e che per tanto Euskal Herria continui ad essere divisa ed in diversi ambiti autonomi, temono che la confluenza di forze apertamente indipendentiste cambi la correlazione di forze nel paese. Ed altri partiti ed agenti sociali e sindacali che in un determinato momento appoggiarono l’autonomismo, sono arrivati alla conclusione che le ricette autonomiste non sono valide poiché, nel fondo, sono strumenti disegnati per dividere Euskal Herria. Questi agenti sociali e politici, quindi, sono disposti a lavorare con l’obiettivo comune del riconoscimento nazionale e del diritto a decidere.
La costruzione del polo per la sovranità è uno dei vostri obiettivi a breve termine. La risposta degli altri interlocutori è stata differenziata. Uno dei problemi che si evidenziano, tra le forze che possono avere come riferimento il polo per la sovranità, sembra essere la differente situazione nelle tre divisioni istituzionali attuali di Euskal Herria (Comunità Autonoma Basca, Comunità Foral Navarra ed Iparralde, province basche nello stato francese)
La sinistra indipendentista considera che pur dovendo realizzare un disegno strategico a livello nazionale, questo dovrà adattarsi alle differenti realtà che abbiamo nel nostro paese, poiché se analizziamo le tre realtà che voi menzionate, ne la realtà sociopolitica, ne la situazione politico-istituzionale, ne la correlazione di forze, sono le stesse. Sarà compito delle diverse forze che sosteniamo un lavoro in comune realizzare il disegno di queste strategie. Per adesso, la sinistra indipendentista ha due riferimenti chiari: la proposta di Anaitasuna (Navarra) e quella di Uztaritze (Iparralde) nelle quali si prevede che per la costruzione del futuro ambito democratico, nel quale ci sarà unita territoriale e diritto a decidere, partiremo dalla realtà amministrativa attuale e che saranno i baschi di ogni territorio quelli che decidono se vorranno confluire in un nuovo ambito con il resto dei territori. Questo aspetto è molto presente nei dibattiti che si stanno avendo nei diversi territori.
Nell’ultimo comunicato ETA afferma di fare proprie le parole della sinistra indipendentista facendo esplicito riferimento alla dichiarazione di Alsasua. In generale le forze politiche hanno reagito affermando che il comunicato della organizzazione armata non comporta un cambio ed affermano che ETA insiste nell’imporre la sua strategia politico militare all’ insieme della sinistra indipendentista. Voi e anche Eusko Alkartasuna, fate un’altra lettura, sottolineando che è invece un contributo al processo.
Noi consideriamo che nel comunicato, ETA punta anch’essa sul Processo Democratico come strumento di lavoro che ci porti al conseguimento di un ambito democratico, considerando allo stesso tempo che attraverso il dibattito che ha sviluppato base sociale, la sinistra indipendentista “ha parlato”. Questo è quanto dice ETA nel suo comunicato. Altra questione è che ci siano agenti politici e mezzi di comunicazione interessati a che non ci sia questo cambio dello scenario, che stanno comodi nell’attuale situazione di scontro. Gli stessi agenti che snaturano il comunicato di ETA o danno poco valore alla risoluzione Zutik Euskal Herria, che raccoglie le conclusioni del dibattito e la scommessa politica della sinistra indipendentista, sono quelli che hanno voluto minare il dibattito della sinistra indipendentista con arresti, filtrazioni e manipolazioni informative…
Come pensate che sia possibile mantenere una visione di cambiamento radicale, sociale e politico, che è contemplato nella vostra proposta politica, parlando di “processo democratico”, quando i processi democratici come si sono articolati in Europa non si sono tradotti in una messa in discussione delle gerarchie politiche economiche e culturali. Qual è la vostra idea di democrazia?
Crediamo che su questa questione ci sono due piani. Da un lato, la sinistra indipendentista punta a sviluppare un Processo Democratico nel quale, mediante l’articolazione di forze e l’attivazione popolare, raggiungiamo uno scenario dove il nostro popolo e il suo diritto a decidere siano riconosciuti. Questo è l’obiettivo della sinistra indipendentista per questa fase, però non dobbiamo dimenticare che al cambio politico la sinistra indipendentista unisce il cambio sociale. In definitiva, il nostro progetto strategico è quello dell’ indipendenza e del socialismo. Per questo la sinistra indipendentista sta sviluppando e nei prossimi anni approfondirà la linea di lavoro “Euskal Herria Ezkerratik Eraikiz”, nella quale si sviluppano politiche di sinistra a livello di mobilitazione, lotta ideologica e istituzionale. Siamo coscienti che la situazione di apartheid alla quale siamo sottoposti ha reso difficile questo compito, però il nostro obiettivo è quello, assieme con i differenti movimenti sociali e organizzazioni sindacali, di continuare a lavorare per articolare la costruzione del nostro progetto sociale.
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