UDALBILTZA
Tra le numerose iniziative giudiziarie messe in atto, a partire dal 1998, contro area sociale della sinistra indipendentista basca, quello di Udalbiltza da la misura della profondità di questa cultura emergenziale. Udalbiltza, assemblea di consiglieri e sindaci dei municipi baschi, nacque nel 1999. Fu un progetto di “costruzione nazionale” messo in atto alla luce degli accordi di Lizarra Garazi. Nell’assemblea costituente celebrata nel Palacio Euskalduna di Bilbao parteciparono 1.788 sindaci e consiglieri comunali di municipi delle sette province basche che approvarono la creazione di una “istituzione nazionale su base municipale”. Udalbiltza riprendeva una tradizione storica del movimento politico basco che vedeva nel municipio l’istituzione più vicina alla cittadinanza come strumento per articolare un progetto nazionale. Nel 1931 il primo statuto di autonomia basco venne approvato dall’assemblea dei municipi baschi riunitasi a Lizarra(Navarra). Nel 1976 il movimento dei sindaci democratici messe in atto la prima mobilitazione politico istituzionale basca dopo la morte di Franco, che chiedeva oltre al ripristino dei diritti politici delle province basche, lo svolgimento delle elezioni municipali come primo appuntamento elettorale. L’idea pensare localmente agire globalmente venne attuata in questi decenni attraverso formule di partecipazione attiva della cittadinanza. Udalbiltza rappresentava quindi un progetto politico ambizioso ma allo stesso tempo poneva le bassi per alcune proposte pratiche che permettessero di attuare politiche economiche e sociali. La trasversalità delle opzioni politiche presenti nella assemblea costituente rispecchiavano i partiti politici che avevano appoggiato la Dichiarazione di Lizarra Garazi. Udabiltza sviluppò una strategia pragmatica legalizzando la sua posizione ed utilizzando le vie istituzionali vigenti, le giunte ed i consigli comunali, come strumento per dare corso ai progetti esecutivi che riguardavano cinque aree: euskara, la lingua basca, Cultura, sport e mezzi di comunicazione, ordinamento territoriale, educazione, sviluppo economico e sociale.
Le due anime di Udalbiltza
La crisi dell’ accordo di Lizarra Garazi conseguente alla rottura della tregua di ETA paralizzarono il progetto e crearono una scissione tra i rappresentanti municipali di PNV ed EA da un parte e quelli della sinistra indipendentista dall’altra. Questi ultimi presero al decisione di proseguire nelle attività di Udalbiltza convinti dell’importanza politica e sociale che questa istituzione avrebbe dovuto svolgere. Nel febbraio 2001 nel Palazzo Kursall di Donostia, venne convocata la II seconoda assemblea generale di Udalbiltza richiesta da 953 rappresentati municipali. Fu approvato un regolamento interno, create 11 commissioni di lavoro su diverse aree d’intervento. Nei due anni successivi Udalbiltza diede corso a iniziative sociali e politiche come la creazione del documento di identità basco e la creazione del Fondo per la Coesione e lo Sviluppo. Il primo intervento di questo fondo fu il “Xiberoa Garatzen”, riferito alla provincia di Zuberoa, che attuava il principio si sussidiarietà e muto sostegno tra le province basche per uno “sviluppo equilibrato tra tutti i territori e regioni di Euskal Herria. Ubalbiltza propose a livello nazionale un auzolan (la cooperazione tra comunità in funzione del bene comune) una tradizione storicamente radicata in Euskal Herria. A sostegno del progetto Xiberoa Garatzen venne lanciata una campagna popolare di raccolta fondi che raggiunse un capitale iniziale di 400.000 euro. Per portare aventi questo obiettivo, in collaborazione con diverse realtà della Zuberoa si progettarono diversi interventi e linee di azione che avrebbero ricevuto differenti forme di aiuto.
La Carta dei Diritti di Euskal Herria
Tra le iniziative di Udalbiltza vi sarà un proposta per al soluzione politica del conflitto, la creazione di un Foro di Dibattito Nazionale dove diverse realtà sociali, economiche e politiche discutessero sulle prospettive di una costruzione nazionale basca, l’approvazione della Carta dei Diritti di Euskal Herria che contempla una serie di principi a cui si vuole ispirare una futura nazione basca.
“(..)Euskal Herria ha diritto ad esistere come popolo, ad essergli riconosciuta la propria condizione di soggetto di diritto che come tale gli corrisponde e ad essere rispettata la propria territorialità (..)Euskal Herria appartiene alle donne ed agli uomini che vivono in essa, senza distinzione di etnia, colore, sesso, lingua, religione, opione politica o di altra indole. Ad esse ed a essi, esclusivamente, spetta decidere sulla propria condizione politica, norme di relazione ed organizzazione interna ed esterna e dotarsi di strutture politche, sociali ed economiche che considerino più opportune, con modalità democratiche e con la partecipazione di tutta la sua cittadinanza senza esclusioni o ingerenze esterne
(..)Euskal Herria riconsoce questo stesso diritto a tutti i popoli del mondo. Rinuncia, per tanto, a qualsiasi tipo di ingerenza o interesse strategico rispetto ad altri popoli e persegue la soluzione negoziata di tutti i conflitti
(..) L’accesso alla cittadinanza basca si garantirà senza differenza alcuna di origine, etnia o qualsiasi altra condizione.
(..)Euskal Herria ha diritto di decidere liberamente le proprie relazioni con gli altri popoli.
(..) Tutti gli uomini e le donne di Euskal Herria, cosi come le generazioni future, hanno diritto a vivere e svilupparsi in euskera, senza alcuna limitazione.(..) Partendo da un prospettiva specifica ed come arrichimento. Assumendo allo stesso tempo la divesità lingiuistica del proprio ambito e del mondo in generale, il sitema educativo di Euskal Herria, dovrà garantire la capacità di vivere in euskera alla popolazione che termini il periodo di scolarizzazione obbligatoria, assieme all insegnamento del catsigliano, francese ed inglese come lingue di comunicazione e di intercambio.
(..) Tutte le persone che vivono in Euskal Herria hanno diritto ad una vita degna e a condizioni di uguaglianza sociale che garantiscano il proprio sviluppo integrale.
(..)Euskal Herria si impegna a non basare la propria prosperità sullo sfruttamento di altri popoli. La situazione attuale di molti popoli non è estranea alle relazioni ingiuste e di imposizione che Euskal Herria, anche se soggetta alle strutture e decisioni statali, ha mantenuto con essi. Riconosciamo, per tanto, il debito contratto come parte del denominato primo mondo con i popoli sfruttati della terra.
Aznar, Garzon contro Udalbiltza
Il 29 aprile 2003 agenti della Policia Nacional spagnola, su mandato del giudice Baltzar Garzon arrestarono 8 esponenti di Udalbiltza, chiudendo le sue sedi sociali e decretando la sospensione temporanea delle attività della istituzione municipale basca. Le accuse ripetevano il copione adottato in altre azioni giudiziari contro la sinistra indipendentista. Per Garzon, Udalbiltza era uno “strumento di ETA” e gli 8 arresti vennero accusati di appartenenza, alla organizzazione armata basca. No solo. Il giudice accusò Udabiltza di promuovere le liste elettorali della sinistra indipendentista per le elezioni municipali che poche settimane dopo verranno illegalizzate in virtù della legge sui partiti. L’iniziativa giudiziaria portò ad una mobilitazione sociale con una manifestazione di migliaia di persone a Bilbao. Le conseguenze di questa ennesima azione giudiziaria furono la sospensione delle attività di Udalbiltza come il blocco dei finanziamenti previsti allo sviluppo della Zuberoa. L’ordinanza di Garzon sostiene tra l’altro che Udbalitza avrebbe finanziato comicamente a ETA quando i fondi di cui disponeva l’istitzuone basca erano pubblici. Eppure nelle ordinanze emesse dal giudice dell Audiencia Nacional gli unici movmenti finanziari menzionati sono “sovvenzioni a organismi culturali, sportivi, istituzioni edcative…; raccolta di fondi per appoggiare progetti impresari ali in Zuberoa (investimenti in una fabbrica di prodotti in latex, investimenti in una impresa per la produzione di birra, sovvenzioni per progetti audiovisivi, sovvenzioni per progetti di diffusione delle tecnologie informatiche..); contrattazioni per consulenze; pagamento di salari ai lavoratori di Udalbiltza. Garzon sostiene che la scissione del 2001 che denomina Udalbiltza Kursall trasforma una istituzione legale in una “terrorista” in riferimento unicamente all’appartenenza politica dei sindaci e consigli comunali. Lo schema della “contaminazione politica” è presente costantemente nell’ ordinanza del giudice Garzon il quale non apporta nessuna prova su presunti finanziamenti o spostamenti di capitale da Udalbiltza a ETA o organizzazioni della sinistra indipendentista il legalizzate. L’ inizio del processo, contro i 22 imputati, prevista per il prossimo mese di settembre si sta sempre più convertendo in un nuovo caso Egunkaria anche se in questo caso il pubblico ministro conferma le accuse del giudice istruttore. Le pene richieste sono di 10 anni per 18 imputati con l’accusa di integrazione a banda armata e di 15 anni per gli altri quattro con l’aggravante di malversazione di fondi pubblici. Inoltre i pubblico ministero chiede lo scioglimento di Ubalbiltza come di tutti gli organismi promossi dall’ istituzione basca. Come nel caso Egunkaria, gli imputati del processo Udalbiltza hanno ricevuto l‘appoggio della maggioranza delle forze politiche sociali e sindacali basche. PSE e PP mantengono invece le accuse creando un nuovo fronte nella politica comune sul tema del conflitto basco spagnolo.
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