ZAPATERO ACCETTA CONTROVERSA SENTENZA

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Gara. La sentenza del Tribunale Costituzionale sullo statuto di autonomia della Catalunya è stato primo argomento che ha affronta tao José Luis Rodriguez Zapatero dopo la sua introduzione generale nel “dibatto sullo Stato della Nazione” che si è aperto oggi nel Parlamento spagnolo.

Il tribunale ha emesso la sua sentenza. Naturalmente, laccetto, la eseguo e la farò eseguire” ha manifestato sulla decisione del TC che, a suo giudizio, suppone “un appoggio al processo generale di rinnovamento autonomista” nello Stato spagnolo.

Il capo del Governo spagnolo ha detto che adesso è il suo “obbligo” è contribuire allo “sviluppo ed applicazione dello Estatut” e per questo analizzerà con la Generalitat (governo autonomo catalano) “la possibilità che alcuni degli aspetti che sono stati dichiarati incostituzionali, non per ragioni di fondo, ma sul tipo di norma atti a regolarli, possano essere affrontati, come indica lo stesso tribunale, attraverso il cammino costituzionalmente procedente”. Ha difeso che lo farà non solo perché “è una mia obbligazione”, ma “come espressione legittima di un Governo che non sospetta dell’ autogoverno, ma che lo riconosce e che non teme la forte identità politica della Catalunya, ma la rispetta”.

Zapatero ha incolpato il PP e il ricorso che presentò contro lo Estatut per “la incertezza provocata” da questa impugnazione però ha considerato che, dopo quattro anni “troppo incidentati”, la sentenza è servita “per  comprovare che con lo Statuto non si rompeva la Spagna, che lo Statuto non prevedeva un sistema di finanziamento ingiustificato, che lo Statuto non consacrava discriminazioni tra gli spagnoli”.

H difeso l’attuazione del suo Governo rispetto all’Estatut e ha sottolineato che fu “recettivo a questa chiara volontà democratica di riforma espressa dai cittadini della Catalunya” quattro anni fa, ha ricordato che il PSOE contribuì a sviluppare ed applicare la riforma, sostenne il testo nelle Cortes (parlamento spagnolo) e con questo la “volontà maggioritaria della società catalana di rinnovare l’autogoverno della Catalunya e di riaffermare la sua identità  politica nell’ambito della Costituzione”.

 


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Sinistra Indipendentista, Eusko Alkartasuna Alternatiba: NUOVO ACCORDO PER LA SOVRANITA’ E IL CAMBIO SOCIALE

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Dopo l’accordo strategico firmato a Bilbao nel giugno 2010 tra Sinistra Indipendentista e Eusko Alkartasuna domenica scorsa  a Gasteiz (Vitoria) un nuovo passo è stato compiuto verso la creazione della convergenza per la “sovranità di sinistra e progressista basca”. Ad aggiungersi ai firmatari di Bilbao è arrivata Alternatiba,  una scissione di Ezker Batua, Izuierda Unida basca, che aveva sottoscritto anche la Dichiarazione di Gernika.

Nel palazzo dei congressi Europa, gremito di militanti delle formazioni politiche firmatarie, Pello Urizar (EA), Jone Goirizelaia (SI) e Oskar Matute (Alternatiba) hanno spiegato i motivi di questo accordo.

Urizar dopo aver rivendicato il ”diritto dei baschi ha disegnare il proprio vestito” ha rimarcato che ogni organizzazione pur mantenendo i propri obiettivi e identità lavorare anno in modo congiunto sui punti comuni stabiliti nel documento sottoscritto.

Urizar segnalò che “le organizzazioni firmatarie si compromettono  a perseguire il loro fini unicamente per vi pacifiche e democratiche” includendo “dal alvoro istituzionale alla disobbedienza civile”.

Jone Goirizelaia ha sottolineato che questo accordo arriva in un momento trascendentale dopo che ETA ha preso una “decisione senza precedenti e storica” con l’annuncio della tregua generale, permanente e verificabile.

La rappresentate della SI ha detto che si “è aperto la porta a una nuova fase politica” invitando al lavoro ed  a “essere perseveranti ed attivi” sapendo che non mancheranno “le provocazioni”. Inoltre ha riaffermato che i firmatari di questo accordo difendono tutti i diritti per tutte le persone e la legalizzazione di tutti i progetti politici, aggiungendo che verrà “svelato quanto di mercenario c’è nel conflitto”

Oska Matute è stato incaricato per sviluppare la parte dell’accordo che riguarda il modello socioeconomico. Considerando che “l’economia è il cuore della politica” i firmatari si compromettono nel “porre l’economia al servizio dei cittadini”. Dinnanzi alla dicotomia tra “difendere le persone e i loro diritti o il capitale e il suoi benefici” la scelta sulla prima opzione è inequivocabile. Matute ha colto l’occasione per annunciare l’appoggio di EA; SI, e Alternatiba allo sciopero generale che la maggioranza sindacale basca ha indetto per il 27 gennaio contro la riforma delle pensioni annuncia dal Governo Zapatero.

Euskal Herria ezkerretik

Il documento sottoscritto riguarda le quattro province di Hego Euskal Herria (province nello stato spagnolo)

Di seguito alcuni estratti:

1. Contesto della congiuntura

Euskal Herria si trova attualmente scossa da correnti sociopolitiche e socioeconomiche che incidono direttamente nella violazione dei diritti individuali e collettivi. Questa situazione è generata per tre motivi complementari: le strutture e politiche che hanno generato la crisi sistemica, le carenze democratiche degli stati spagnolo e francese e l’esaurimento dei quadri giuridici.

La ferma volontà di superare gli esauriti quadri giuridico politico attuali, che non rispondono ai desideri della maggioranza sociale del paese, la crisi del sistema socioeconomico e il quadro istituzionale artificiale, che limita i diritti individuali e collettivi della società basca e di Euskal Herria, ci ha portato all’impegno di lavorare in modo congiunto.

Alla negazione del diritto di Euskal Herria a definire il suo futuro come nazione, si unisce una situazione di profonda crisi del sistema, attaccando le basi del welfare state con il pretesto della crisi economica mediante la promozione di misure socioeconomiche regressive che influiscono sulla qualità della vita delle classi popolari.

ALTERNATIVA KAS – 1978

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Alternativa KAS   1978     En julio de 1976, pocos meses después de la muerte de Franco, la izquierda

Brits plan to ignore human rights laws – again

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British governments like to pose as the defenders of freedom. The truth is much different

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