ETA APPOGGIA UNA NUOVA FASE POLITICA
Dopo mesi di silenzio, l’organizzazione armata basca ETA ha fatto sentire la sua voce, durante la manifestazione di omaggio al militante basco Jon Anza a Ziburu, Iparralde, come riporta oggi il quotidiano basco GARA, notizia ripresa dagli altri giornali baschi e spagnoli. Tre persone con il volto coperto da fazzoletti bianchi e vestiti scuri che ostentavano lo scudo di Euskal Herria e l’anagramma di ETA , sono saliti sul palco durante la manifestazione quando gli organizzatori avevano già allontanato i giornalisti. Due dei militanti di ETA reggevano un grande anagramma di ETA che poi hanno depositato a fianco della foto di Jon Anza mentre un terzo a letto un comunicato. Dopo aver ricordato la figura di Jon Anza, ETA ha lanciato un appello alla cittadinanza basca a “attuare con l’ ambizione di vincere” oltre a nutrire “speranza e determinazione”. “Oggi più che mai, il futuro è nelle mani dei cittadini e cittadine baschi”, ha detto il rappresentante di ETA. Ha poi aggiunto: “Sappiamo quanto è costato arrivare fino a qui, però e dinnanzi ai nostri occhi il risultato fruttuoso della lotta portata avanti fino ad ora: Euskal Herria è alle porte di un periodo di cambiamento, per poter recuperare la sua voce. Oggi questa opzione si sente più vicina ed è possibile raggiungerla”. Nel documento traspare un appoggio esplicito alla scelta strategica della sinistra indipendentista basca per un processo democratico “senza violenza ne ingerenze”. Il rappresentante di ETA a detto che la sinistra indipendentista “ha portato avanti in questi ultimi mesi un lungo e profondo dibattito, ed ha preso le sue decisioni” nonostante le pressioni ed intossicazioni informative che ha subito, che avevano l’obiettivo di provocare anche una scissione. “Non lo hanno ottenuto, ne lo otterranno”, ha assicurato. Per ETA “il nervosismo del nemico ci insegna il cammino che dobbiamo seguire, senza complessi ma con coraggio”. Ha invitato ad attivare “la sinistra indipendentista d sempre”. Un sinistra indipendentista “plurale” che riunisce persone di differenti generazioni e provenienze, che riunisce differenti organizzazioni, e che sa “mantenersi ferma nelle sue decisioni” dopo aver realizzato “intensi dibattiti”. Dopo aver citato al militante basco Argala, ucciso nel 1978, sulla necessita che sia il popolo basco protagonista della sua propria emancipazione, il rappresentante di ETA ha concluso sostenendo che questo sarà il cammino rompendo “le mura della situazione di eccezione e di negazione, conquisteremo l’autodeterminazione”.
Questo pronunciamento di ETA si insereisce nel ambito del processo di consolidamento del progetto strategico della sinistra indipendentista basca. Il fatto che dopo un’anno dagli ultimi attentati dell organizzazione armata basca in terriotorio spagnolo (nel 2009, il 31 luglio due guardia civles uccisi a Mallorca e 9 agosto l’esplosione di bombe in alcuni impianti turistici, senza provocare feriti, sempre a Mallorca) si ripresenti attraverso un comunicato che avvalora la scelta della sinistra indipendentista, evidenzia ancora una volta come l’informazioni del Ministero degli Interni spagnolo su possibili rotture o ripresa di campagne armate di ETA, per contrstare la scelta della sinistra indipendentista, si siano dimostrate, alla luce dei fatti, prive di fondamento. Significativo è il fatto che nonostante i numerosii arresti di presunti militanti di ETA e la scoperta di covi e depositi di armi in questo ultimo anno, il Ministero degli Interni spagnolo abbia creato un clima di minaccia incombente per giustificare il giro di vite, insaprimento della legge sui partiti, arresti di dirigenti, procesi politici, contro al sinistra indipendentista basca. Il fatto che questo movimento politico continui nonostante tutto sulla strada per una soluzione politica al conflitto, accordi con altre forze progressite e per al sovranità basca, è la dimostrazione che la strategia di Madrid rischia di essere un boomerang soprattutto in terra basca.
Related Articles
Bilbao, la Polizia demolisce il Kukutza. – Marco Santopadre,
Radio Città Aperta Vere e proprie scene di guerra, ieri, in una città governata con il
Who is the greenest ? Or, who wants peace
It would be somehow funny, if indeed the issues were not so serious, to sit and listen to PM Erdo?an delivering one of his “inspired” speeches over current issues. Take for example his latest remarks on what he called “the solution process” (i.e. the process for a solution to the Kurdish issue) and the protests by Middle Eastern Technical University in Ankara.
On the “solution process”, Erdo?an pronounced the following quite threatening words: “The side to break the process will pay the price” and added: “We will never be the side to break it”. Now, a smile would shape the lips of everyone even not so familiar with the current state of affairs on the Kurdish question. Because indeed it is clear that while the Kurds (be it the PKK with its ongoing ceasefire, or the BDP with its ongoing proposals and attempts to break the deadlock) keep moving and trying to revive the process times and times agains, the government has chosen – to use en euphemism – a “waiting attitude”.
The question is, waiting for what ? As Godot will not turned up, clearly the government is trying – by stretching things to the limit – to push the Kurdish side into some kind of action which Erdo?an could finger at as “leaving the table”. The problem is that at present there is no “table”. And consequently no table to abandon.
50 thousands say “Freedom Now” in Diyarbakir
Fifty thousand people joined the election rally organized in Diyarbak?rby the Labor, Democracy and Freedom (Emek, Demokrasi ve Özgürlük) Block.Fifty thousand people filled Diyarbakir station square chanting slogans in favour of peace and a democratic solution to the Kurdish Question.
Passionate speeches were delivered by Diyarbak?r former MP and candidate Leyla Zana and by candidates Altan Tan, ?erafettin Elçi, Nursel Aydo?an and Emine Ayna.
Strong and passionate Leyla Zana asked the chanting crowd: “They ask me why Kurds always chant slogan say ‘Bijî serok Apo’ [Up president Apo]” referring to Kurdish imprisoned leader Abdullah Ocalan. “Well – she added – because nobody has been able to organize this people in the same way he did. He managed to unite the Kurdish people under the same umbrella. That’s why Kurds are so tie to him”.