Bambini palestinesi svegliati nella notte per essere fotografati – Harriet Sherwood

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 The Guardian». (traduzione Megachip), All’inizio di questa settimana sono andata a Nabi Saleh, un villaggio della Cisgiordania da quasi due anni teatro di proteste settimanali, dovute alla presenza di una sorgente d’acqua nei paraggi. Si tratta di un piccolo villaggio di circa 550 residenti e la sorgente si trova su un pezzo di terra che i Palestinesi sostengono sia proprietà privata. Però i coloni di Halamish, dall’altro lato della valle, nel 2008 hanno avviato dei lavori per trasformare la sorgente in un’area per picnic e tempo libero per soli ebrei. Le manifestazioni settimanali degli abitanti del villaggio che ne sono seguite sono diventate una parte stabile del movimento di protesta popolare in Cisgiordania, che è perlopiù non violento – o quantomeno comincia come tale

L’esercito israeliano interviene quasi sempre in queste proteste, di solito utilizzando equipaggiamento sfolla-gente, inclusi gas lacrimogeni, granate stordenti, cannoni ad acqua maleodorante, proiettili di gomma e talvolta proiettili veri.

(Sono stata a Qusra, un altro villaggio, lo scorso venerdì, poco prima che un palestinese venisse ucciso dai soldati israeliani. Un piccolo gruppo di coloni, forse 15, era disceso dalla collina con le bandiere israeliane, e decine di uomini e giovani di Qusra erano accorsi per impedire ai coloni di entrare nel villaggio, visto che c’erano già stati precedenti attacchi, compresi atti di vandalismo contro una moschea. I militari israeliani, che erano presenti sul posto dopo pochi minuti, hanno cominciato a sparare gas lacrimogeni quasi subito – prima che avesse inizio qualsiasi lancio di pietre.

Io me ne sono andata quasi subito, essendo stata temporaneamente accecata dal gas, e non ho assistito agli eventi successivi. Una dichiarazione dell’IDF più tardi ha parlato di “una violenta rivolta, durante la quale i Palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze di sicurezza. Nel corso della rivolta, le forze di sicurezza hanno usato mezzi di dispersione anti-sommossa e alla fine fuoco vivo”. Però, da quello che ho visto io, la “dispersione della rivolta” era cominciata prima della “rivolta”.)

Le proteste di Nabi Saleh sono state ampiamente riportate. Ma una conversazione che ho avuto con uno degli abitanti del villaggio ha evidenziato una pratica della quale prima non ero a conoscenza.

Bilal Tamimi (molti degli abitanti del villaggio fanno parte della famiglia allargata dei Tamimi) ha detto che i soldati vengono spesso per arrestare gli abitanti – compresi i bambini – di notte, una pratica documentata da B’Tselem, Defense for Children International – sezione Palestina, e da altre ONG. Però ha detto che all’inizio di quest’anno, l’esercito è venuto di notte pure per fotografare e registrare in dettaglio le identità dei bambini. E mi ha descritto cosa è successo alla sua famiglia:

“Sono venuti a mezzanotte e dieci e mi hanno svegliato. Mi hanno chiesto quanti bambini avessi. Hanno visto i miei documenti d’identità [dove sono elencati anche i bambini] e mi hanno chiesto di svegliare i due figli più grandi, che hanno più di dieci anni. Gli ho detto che stavano dormendo, ma il soldato mi ha detto di svegliarli lo stesso.”

“Hanno scritto dei numeri e hanno fatto delle fotografie dei ragazzi. Poi hanno detto che potevano tornare a dormire.”

Secondo un rapporto di B’Tselem, No Minor Matter, pubblicato lo scorso luglio:

“Le foto sono state prese per quella che l’esercito chiama ‘mappatura’: l’esercito non aveva alcun fondamento per sospettare di alcun minore tra quelli che hanno svegliato e fotografato, ma in realtà voleva creare una raccolta di immagini che potrebbero essergli utili in futuro a scopo identificativo, se il minore dovesse essere coinvolto in lanci di pietre o altre attività violente. In risposta a un rapporto su questo argomento, che è trasmesso su Channel 10 News, l’esercito ha detto che ‘utilizza tutta una varietà di sistemi per mantenere l’ordine e la sicurezza’.”

È davvero arduo capire perché sia necessario tirare fuori dal letto bambini di 10 anni nel cuore della notte per fotografarli, interrogarli e/o arrestarli.

Secondo un altro rapporto, presentato all’Onu da Defense for Children International il 1° agosto scorso, il 52% dei bambini palestinesi arrestati dall’esercito israeliano nel corso dell’anno precedente era stato arrestato tra la mezzanotte e le cinque del mattino.

La mia collega dell’Indipendent, Catrina Stewart, ha scritto di recente un resoconto-choc, che è stato registrato in video, su ciò che accade nel corso di un interrogatorio.

Bilal Tamimi registra su una videocamera prestatagli dal gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem le proteste di Nabi Saleh dal gennaio 2010. “Le nostre manifestazioni sono nonviolente”, mi ha detto. “La videocamera è la nostra arma per documentare quello che succede”.

Egli ammette che i bambini del villaggio “talvolta lanciano pietre – ma quasi sempre dopo che i soldati hanno sparato lacrimogeni”. Gli abitanti del villaggio “sono abituati a convivere con questa situazione”, dice, ma visto che la tensione continua a crescere in Cisgiordania, “temiamo che tale situazione peggiorerà”.

Fonte originalehttp://www.guardian.co.uk/world/view-from-jerusalem-with-harriet-sherwood/2011/sep/28/palestinian-territories-israel?fb=optOut

Traduzione a cura di Renato Tretola.

Fonte traduzione: http://www.megachip.info/tematiche/guerra-e-verita/6876-bambini-palestinesi-svegliati-nella-notte-per-essere-fotografati-dai-soldati.html


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JOSEBA SARRIONAINDIA, SCRITTORE BASCO

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Joseba Sarrionaindia (1958) scrittore poeta e saggista basco ha vinto il Premio Euskadi della letteratura , che istituisce il Governo della Comunità Autonoma Basca, per il libro  “Moroak gara behelaino artean?”.  La giuria ha motivato l’assegnazione del premio sottolineando che “era un opera molto solida formalmente, una grande opera, molto documentata, anche nella sua originalità. Passeranno gli anni e l’opera potrà convertirsi in un classico della cultura basca”.

Il libro affronta un epoca quella della guerra colonialista spagnola in Marocco negli anni 20 attraverso  la descrizione di personaggi e visioni personali sulle culture e il mondo.

Sarrionaindia è considerato un referente della letteratura basca contemporanea. La sua prolifica opera ha  attraversato la poetica il romanzo la saggistica passando per una scrittura letteraria sperimentale. Il suo lavoro è stato riconosciuto non solo dai numerosi lettori e lettrici che attendo la sue opere ma anche dalla critica letteraria come il  Premio de la Critica di narrativa in euskera,  istituito dalla Asociación Española de Críticos Literarios che concesse il premio a Sarrionaindia nel 1986, por Atabala eta euria (Il tamburo e la pioggia), una collezione di racconti e nel 2001  per Lagun izoztua (L’amico congelato), il suo primo romanzo.

Il premio Euskadi che ha una dotazione di 18.000 euro più 4000 euro se l’opera viene tradotta, non verrà dato a Sarrionaindia secondo quanto è stato annunciato dal Governo di Patxi Loepz. La motivazione è data dal fatto che Joseba Sarrioanidia è profuogo dal 1985 quando fuggi dal carcere di Martutene (San Sebtstian) con Inaki Pikaebea ambedue militanti di ETA. Dal 1985 Sarrionaindia scrive dall’ esilio senza che ufficialmente si conosca dove si trovi.

La notizia della concessione dell’ennesimo premio a lo scritto basco ha sollevato il consueto acceso dibattito sui mezzi d’informazione spagnoli. Curiosamente sul quotidiano della destra spagnola, La Razon, ad un articolo dal titolo “Governo basco concede premio a profugo di ETA”, un lettore commenta laconicamente: “Il Premio della Critica di narrativa in euskera è un premio che concede l’Associazione Spagnola dei Critici Letterari nel’l ambito del concorso annuale del Premio della Critica alla migliore opera in prosa scritta in esukera. Nel 1986 venne concesso a Joseba Sarrionaindia per “Atabala eta euria” e nel 2001 lo concessero un’altra volta per “Lagun izoztua”.  Non sarà che è un gran scrittore?”

TRADIZIONE E SINCRETISMO di Joseba Sarrionaindia (1984)

Le attuali culture non sono alberi radicati nella terra che tendono i loro rami al vento senza muoversi dal loro luogo. Oggi, come mai nella storia, il mondo è aperto e ci sentiamo parte non solo della nostra terra natale ma di tutto questo mondo, al quale

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