Euskal Herria: assoluzione del dialogo politico

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Dopo la sentenza del Tribunale Supremo, la sinistra indipendentista chiede un dialogo tra tutte le forze politiche.

La sentenza del Tribunale Supremo spagnolo che assolve il rappresentanti della sinistra indipendentista tra quali Arnaldo Otegi, Pernando Barrena e Rufi Etxebarria, l’ex presidente della Comunità autonoma basca, José Ibarretxe del PNV, e l’attuale presidente Patxi Lopez ed il Ministro degli Interni basco Adolfo Ares, del PSE-PSOE, è stata interpretata dalla sinistra indipendentista come una “legittimazione del dialogo politico.” Il fatto che questi esponenti politici fossero stati costretti a sedere sul banco degli imputati aveva creato non pochi problemi al PSOE al PNV. La decisione del TS spagnolo  conferma il principio giuridico già espresso in una causa intentata contro il presidente del Governo spagnolo Zapatero per l’apertura del dialogo con ETA, nella quale si sancisce la legittimità dei rappresentanti istituzionali di stabilire le linee di politica interna o estera come stabilisce la costituzione spagnola.

Per la sinistra indipendentista è necessario aprire un dialogo a tutto campo per favorire un processo politico il cui obiettivo “è la creazione di  uno scenario democratico nel quale tutti i cittadini di tutta Euskal Herria abbiano tutti diritti garantiti e rispettati e che qualsiasi progetto politico possa materializzarsi se sarà avvallato dal sostegno popolare”. Per questo la sinistra indipendentista considera “imprescindibile l’articolazione di un tavolo tra i partiti nel quale siano rappresentate tutte le formazioni politiche”


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Qualcuno potrà anche chiamare in causa l’effetto-Fukushima, colpevole di aver spinto milioni di persone a “pensare con la pancia” ma il risultato addirittura superiore (per quanto di poche virgole) dei due quesiti relativi alla privatizzazione dell’acqua e alla possibilità di farne sopra profitti come fosse una qualsiasi altra merce mostra invero il processo di consapevolezza e lungo corso che ha portato a questo risultato. A partire da una raccolta firme che ha attraversato l’ultimo anno e mezzo.

Proprio il risultato equivalente delle 4 questioni deve essere letto come bocciatura esplicitamente politica dell’operato del governo, punito alle urne da un parte del proprio stesso elettorato. Segno che c’è una percezione diffusa di un sorpasso del limite e della decenza che non può più essere tollerato. E’ in qualche modo, anche qui, il voto di una cittadinanza “indignata”, per quanto nel nostro paese ancora non disposta a riconquistarsi spazi e modi della politica direttamente nelle piazze, ancora (troppo) fiduciosa nel risultato e peso delle scelte fatte nel segreto delle urne.

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