CONFERENZA MONDIALE DEI POPOLI IN BOLIVIA

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Sono arrivati alla conclusione a Cochabamba, in Bolivia, i lavori della Conferenza Mondiale dei Popoli sul cambiamento climatico e i diritti della Madre Terra. Tre giorni di dibattito, 17 gruppi di lavoro previsti, numerose conferenze centrali e eventi autogestiti.
La cerimonia di inaugurazione ufficiale si è svolta allo stadio di Tiquipaya, alla presenza del presidente boliviano Evo Morales e del vicepresidente Alvaro Garcìa Linera. La Bolivia ha ospitato l’importante evento internazionale dopo averlo convocato all’indomani del fallimento del vertice di Copenaghen.
“Dobbiamo unire i nostri sforzi in difesa della Madre Terra. – ha detto Morales durante il discorso di apertura. ”Rifiutiamo di piegarci agli interessi economici capitalisti che hanno affondato la conferenza di Copenaghen. Affinchè questo non si ripeta lavoreremo tutti insieme all’articolazione di una proposta condivisa e concreta tale da poter incidere sulle politiche globali che minacciano la sopravvivenza del nostro pianeta.”
Oltre15.000 i delegati, tra attivisti, studiosi, intellettuali provenienti da 170 paesi. 90 le delegazioni presenti in rappresentanza di altrettanti governi. E ci sono state anche circa 1.000 persone che non sono riuscite ad arrivare a Cochabamba dal’Europa per i disagi alla circolazione aerea causati dal vulcano islandese in eruzione.
Imponenti gli sforzi organizzativi messi in atto dal governo e dalle amministrazioni locali boliviane per organizzare un evento di queste proporzioni in un tempo così ristretto. Nel campus dell’università di Tiquipaya, due km a nord ovest da Cochabamba, sono state allestite le sale per le centinaia di attività autogestite. La sala stampa allestita nell’Hotel Regina ha continuato a ricevere centinaia di giornalisti arrivati da tutto il mondo.
Tra le conferenze principali del vertice, una sui modelli alternativi di sviluppo per raggiungere il Buen Vivir e l’armonia con la Natura (al tavolo, moderato da Giuseppe De Marzo di A Sud, c’erano gli altri Frei Betto, il ministro degli esteri Choquehuanca, Vandana Shiva); una sulla costituzione del Tribunale di Giustizia Climatica – una delle proposte centrali in discussione a Cochabamba, con la partecipazione di Miguel D’Escoto, e Adolfo Perez Esquivel. E ancora panel sul debito ecologico, i diritti della natura, le migrazioni climatiche.
Ognuno dei 17 gruppi di lavoro ha presentato alle conferenze centrali documenti di analisi e proposte. L’insieme delle proposte emerse da Cochabamba costituiranno una agenda di azione e un calendario di priorità attraverso i quali arrivare a Cancun, alla prossima Conferenza delle Parti sul clima, che si terrà a fine anno a Cancun, in Messico.

Vai al sito ufficiale della conferenza qui

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Nella foto: Lucio Iturbia (a sinistra) con lo scrittore Iñaki Egaña

Testo di Fermin Munarriz

 Lei ha 79 anni per nelle sue conferenze le sale sono piene di giovani

Si, perché le idee che porto sono necessarie e alla gente piace quanto dico. E’ facile cambiare il governo, però sappiamo disgraziatamente dove ci porta. La soluzione non viene dai governi, verrà dai noi stessi, se saremo responsabili, senza credere ne in chiese, in partiti o in governi…

Ci troviamo in una grave crisi: cresce la disoccupazione, il capitalismo diventa sempre più selvaggio, però la classe operaia sembra che contempli la situazione…Cosa sta succedendo?

Abbiamo molti più mezzi di una volta, abbiamo anche più libertà però dobbiamo insistere su questa idea necessaria che è la responsabilità. Per me, è perdere il rispetto a ciò che si deve perdere. Bisogna perdere il rispetto a questi capoccia imbecilli che quanto più hanno più vogliono, che non sanno fare altro che accumulare mezzi economici ma che poi non sanno utilizzarli.

Per quale ragione un giovane di oggi dovrebbe impegnarsi in una lotta contro il sistema?

Perché è necessario. La vita non è solo pane. L’essere umano è ciò che è per quello che fa. E la gente giovane deve sapere che non si tratta solo di lavorare, si tratta anche di vivere, di condividere, di creare.

Com’era lei da bambino?

Da bambino ero un rivoltoso e mi davano multe da cinque pesetas. Mia madre non poteva pagarla ed allora mi portavano castigato a piantare alberi o in carcere a Tudela. Questa fu la mia fortuna perché non dovetti fare nessun sforzo per perdere il rispetto a tutto quanto era stabilito. Per questo noi poveri abbiamo una ricchezza se sappiamo utilizzarla. Abbiamo il diritto di perdere il rispetto a questa società idiota. E non sono contro la ricchezza e l’intelligenza, sono contro il mal ultilizzo.

Fin dall’adolescenza ha conosciuto celle, caserme, carceri. Ricorda quante volte è stato arrestato o detenuto?

Mah, quando ero giovincello ho fatto….il carcere di Cascante, che era un fienile, quello di Tudela, che già era un carcere di professionisti, quello di Bera de Bidasoa e quello di Pamplona. Poi in Francia, sono stato anche qui in altre quattro o cinque carceri, però per me questo è stata un ricchezza. Se io dovessi iniziare nuovamente la mia vita rifarei le stesse cose.

Come fu il primo contattato con l’anarchismo

Il mio primo contattato fu in Francia, quando ci arrivai come disertore. Però già allora avevo avuto una piccola esperienza: A Valcarlos io avevo lavorato nel contrabbando. Ed io dico che tutti i contrabbandieri erano anarchici perché era gente che aveva perduto il rispetto all’autorità: la Guardia Civil ci vigilava per anche noi li vigilavamo per poter contrabbandare….

Ed a Parigi iniziò la vita militante nell’anarchismo..

All’inizio facevamo espropri (assalti a banche a mano armata) perché non c’era altro rimedio. Noi non abbiamo avuto ne ministri, ne deputati, ne industriali che ci abbiano aiutato. Noi anarchici facevamo gli espropri come potevamo, però io non considero un eroe quello che prende un mitra, come facevo io, incoscientemente. Puntavi il mitra ad un impiegato di una banca perché ti desse il denaro, d’accordo, però per me non era eroismo, è che non si poteva a fare in altro modo. Quando scoprimmo che potevamo fare altre cose attraverso le falsificazioni, tirai un sospiro perché io non ho ucciso nessuno però potevo essere morto o potevo uccidermi. Era pericoloso.

Che cos’è l’eroismo per lei oggi?

Per me, l’eroismo è non essere d’accordo con questa società di capoccia imbecilli, che non meritano nessun rispetto, perché bisogna essere degli imbecilli per avere i mezzi che hanno e non sapere utilizzarli. Avete visto come l’Europa trema dopo i fatti della Grecia perché non c’altro rimedio in questa società, in certi momenti, che perdere il rispetto ed anche utilizzare la violenza. Disgraziatamente non c’è altro rimedio che utilizzarla. Il timore alla Grecia è dovuto a questi gruppi di anarchici; no serve essere milioni. Tremano perché la società è molto fragile.

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