LUCIO UTURBIA.MURATORE DELL’ANARCHIA (VIDEO)

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A Parigi conobbe Quico Sabaté (mitico anarchico e maquis catalano), iniziò con le rapine alle banche, la propaganda clandestina, le falsificazione…Coincise anche con il trionfo della rivoluzione cubana e lei propose a loro di inondare il mondo di dollari falsi per affondare gli Stati Uniti. Puntava alto, signor Urtubia..

Ciò che ho fatto nella mia vita è perché sono molto innocente. Anche oggi, con l’età che ho, credo che la società si può cambiare, però bisogna lottare.

Conobbi l’ambasciatrice di Cuba a Parigi, la signora Rosa Simeon, di origine navarra. Arrivammo ad avere una grande simpatia, lei era stata studentessa universitaria e non aveva visto guajiros (contadini cubani)ne gente come me, che le paralasse con passione della Rivoluzione spagnola, degli anarchici spagnoli. Un giorno mi invitò a cenare e gli mostrai due dollari in banconote. Le dissi: “Possiamo rovinare gli Stati Uniti”. Lei non capiva. Gli diedi le due banconote, le guardava  ma non capiva. Quando le dissi che erano false si entusiasmò e poi fece di tutto per presentarmi al Che Guevara (allora Ministro dell’ Industria di Cuba). Ci vedemmo all’aeroporto di Orly e gli spiegai il piano. Poco tempo dopo mi risposero di no.

L’idea originale non prosperò, però lei la riprese in un altro modo alcuni anni dopo, falsificando travellers cheques. La seconda volta fu la vincente…

Si, e prima… scoprimmo le possibilità di ingannare gli avversari e di espropriarli. Per esempio, con documenti spagnoli falsi potevamo aprire conti in banca, noleggiare automobili, affittare appartamenti. Ci facevamo pagare anche dei salari da alcuni governi. Falsificammo una gran quantità di documenti amministrativi di Germania, Belgio, Olanda e Francia, di molti altri…Poi vedemmo che falsificare  traveller cheques di banche spagnole era facilissimo, però ci interessava un cheque che pagasse mondialmente. E scoprimmo la City Bank. Prima falsificavamo dollari perché erano più facili da fabbricare che certi altri lavori. Il dollaro era facilissimo, avevamo tutto. Attraverso alcuni avvocati venimmo a conoscenza che si ci prendevano con i dollari avremo scontato pene di vent’anni di carcere. Allora rinunciammo a fabbricare dollari e fabbricammo travellers cheques del First National City Bank. E colpimmo nel segno.

Falsificaste documenti, aiutaste gruppi rivoluzionari, trovaste rifugio per molta gente… Per quanti movimenti di paesi differenti avete lavorato?

Per molti…Poco tempo fa ero in Uruguay. Anarchici e tupamaros hanno fatto un libro e me ne hanno dedicato la meta; si titola: “Truffare una banca, che piacere”. In un dibattito, un uomo più anziano di me prese la parola e disse: “Lucio, ti ringrazio a nome dei tupamaros e anarchici uruguayani per tutto quello che hai fatto per noi”. Io gli aiutai, però anche loro lavorarono partecipando a certi recuperi….

Anche quando fui a Stoccolma. Altri? Paesi di tutti i tipi…Italiani, algerini, argentini, messicani, ….Sono molto orgoglioso della gente della mia terra. Ho aiutato a molti. Sono felice quando vengono da qualsiasi paese, però quando viene gente della mia terra…siano essi della Guipuzca, Vizcaya, Navarra, per me è la mia terra- pur non essendo nazionalista – però sono molto legato alla Navarra, anche se la gente crede di no perché la critico molto, ma è perché l’amo.

Aiutò anche movimenti che non erano libertari, di correnti con le quali, arrivava, anche discrepare politicamente…

Sono libertario e sono contro il carcere. Questo non vuol dire che ho la soluzione, però tutto quanto potrò fare contro il carcere lo farò. La mia solidarietà va tutti quelli che sono in carcere. E’ facile rinchiudere la gente senza risolvere i problemi. Per me, che siano baschi, urguayani, algerini, francesi….io quando posso aiutare qualcuno lo faccio perché oltretutto mi sembra logico aiutare il povero.

Per molti anni la polizia era a caccia di Lei e non poteva credere che le cose che indagava le stava facendo un muratore. Il lavoro era una copertura perfetta?

Sono muratore però ho saputo anche attorniarmi bene, non so se per egoismo o per interesse. Io non frequento gente che non fa nulla, gente fannullona. Mi sono attorniato sempre di gente che fa. Per esempio, io non sono tipografo, io non sono l’artista, però mi attorniavo sempre di un fotografo, tipografo…La virtù o l’intelligenza che ebbi fu di attorniarmi di gente che mi aiutava. Ho avuto anche molta abilità con i riflessi…C’è gente che pur avendo dietro di sé un reggimento non lo vede. Io in questo aspetto ho avuto la virtù di vedere, di sapere nascondere e nascondermi. Seppi anche nascondere ed immagazzinare cose. Nessuno è mai stato preso per colpa mia.

C’era un tempo che alcune persone, probabilmente, volevano fucilarla. Adesso, invece, è chiamato da molte parti….

Ci sono volte che mi accaloro quasi mi vergogno. Quando mi concessero il premio “Ne dio, ne padrone”, in Francia, mi simularono un processo ed il presidente del tribunale mi chiese se avevo qualcosa da dire. Contestai: “Io sono ciò che Voi avete fatto di me. Nulla mi appartiene”. La mia ricchezza è che la gente venga a casa mia. Un morto di fame come me ha la porta di casa aperta e settimanalmente passano più di cento persone. Per me questa è la ricchezza.

Visita spesso la sua Ribera (sud della Navarra)dove è nato. E’scomparso definitivamente il caciquismo (potere latifondista caratterizzato da clientelismo politico ) che conobbe nella Sua gioventù?

 

No, no, no non è scomparso. Non è ciò che era, quella brutalità, quello orrore che vissi quando ero bambino, quella chiesa… per esempio, a Cascante c’erano dodici ricchi che avevano tutte le terre coltivate del paese. C’erano anche 12 preti. Io non odio nessuno però non voglio dimenticare ne posso dimenticare quanto vissi in quell’epoca. Il clero della Navarra fu il colpevole. Si spaventò e si servì dei carlisti, tutti con nomi baschi, eh! –non perché uno è basco è anche rivoluzionario. Nella Ribera di Navarra la maggior parte erano  contadini e molti erano iscritti ai sindacati UGT (socialista) e CNT (anarchici), però non erano antireligiosi. La Chiesa si spaventò pensando che la Ribera si poteva contagiare. Siccome la Ribera era libertaria – la maggior parte era della CNT – e soprattutto Aragon, allora il clero si disse : “Non lo possiamo lasciar fare, bisogna porre fine a tutto questo prima possibile”. Giustiziarono tre mila e più lavoratori e contadini che non avevano fatto nulla.

La memoria è un antidoto contro il totalitarismo?

Si la memoria è necessaria. Io non ho odio però non dimentico, non voglio dimenticare, e nemmeno perdono.

Comunque sia, a seconda di come si raccontano le cose, ci sono diversi modi di nascondere la verità. La realtà di quanto avvenne nella nostra terra era la paura che avevano la Falange, il carlismo e la Chiesa alla contaminazione dell’anarchismo. I libertari soffrirono molto con la Repubblica. Non bisogna dimenticare che Azaña (capo del governo e presidente della Repubblica spagnola) diceva “spari nella pancia” quando occupavano le terre. Sapevamo che c’erano 35.000 anarchici in carcere e che anche se la Repubblica non seppe comportarsi bene con gli anarchici, furono loro che la salvarono, si voglia o no.

Anche la Francia si comportò molto male con i repubblicani e gli anarchici. Dopo aver sofferto tantissimo nei capi di concentramento e di vedere come espellevano verso la Spagna migliaia di compagni, questi stessi repubblicani – la maggior parte anarchici – liberarono la metà del territorio francese. Lo disse lo stesso colonnello Tanguy (comunista, uno dei dirigenti  della resistenza francese). La maggior parte erano anarchici che, con tutti gli inconvenienti del caso, difendevano la Repubblica.

Confida, lei, in qualche forma d governo?

No. Io confido solo nel potere degli uomini che sono responsabili. Fino ad oggi, disgraziatamente, nessun potere nella storia è stato rispettabile. Tutti i governi sono criminali; è Macchiaveli che lo dice: non si può governare senza crimine. Mentre non ci responsabilizziamo, non cambieremo niente. Louise Michel (anarchica francese del XIX secolo, simbolo della Comune di Parigi) diceva: “Tutto il potere corrompe, per questo sono anarchica”. Vediamo come sono caduti personaggi come Fidel Castro o Stalin stesso, che all’inizio assaltò le banche, per fare delle cose, era un’idealista. Eppure, guarda dove è finito. Questo è il potere. Il potere sono i cheguevara –con tutta la simpatia che possiamo avere per lui a livello di rettitudine ma non in altri aspetti. E se è Fidel, sappiamo ciò che è avvenuto e cosa sta avvenendo a Cuba…

Non ha confida nemmeno negli attuali movimenti di sinistra?

Si, nei movimenti confido. Adesso, abbraccio la loro gente però quando saranno ministri non li abbraccerò perché arriveranno ad essere come gli altri ministri.

Che cosa le sembrano i sindacati?

Non hanno scintille, sono ipotecati. L’unica cosa che preconizzano è conseguire un piccolo aumento dei salari, però per quella strada non arriviamo da nessuna parte. Cosa di cui abbiamo bisogno è la forza dell’anarchia. Per esempio, ci sono una quantità di piccole imprese che dovrebbero essere autogestite e responsabilizzare la gente. Le cooperative, per esempio, sono una buona cosa, ma non la Cooperativa di Modragon (il più grande movimento cooperativo dello stato spagnolo), ma le piccole, come prima: nove o dieci operai, pero tutti lavoratori e tutti responsabili.

Lei è quindi favorevole ad un certo tipo di organizzazione…

Si, chiaro, l’organizzazione è necessaria, però non quella che ci impongono. Per esempio, la gente è sorpresa che sono a a favore della indipendenza dei paesi piccoli. Io sono a favore che il Paese basco sia indipendente. Non sono favore di certe attività o certe cose, però perché sia indipendente, si. E se un giorno Tudela vuole essere indipendente da Pamplona io l’appoggerò. Sono per i piccoli paesi. Io non sono per la Cina, che è un disastro, America, Russia,…perché quello che più ha più vuole. Da quella parte si arriva a…niente. Quando Tudela sarà responsabile, le persone saranno responsabili. Che cazzo sa la gente di San Sebastian di quanto accade a Tudela? Lo dico con tutto l’affetto. E questo è quanto dobbiamo dire, ed essere orgogliosi di ciò che pensiamo e di ciò che siamo. Che cosa c’è di più normale che un navarro sia navarro, che cosa c’è di più normale che un basco sia basco. Vedetela  come volete. Io credo che abbiamo commesso degli errori…

Quali, per esempio?

A livello di concentrazione e di certi poteri che non corrispondono. Il basco è basco e lascia che sia basco. No gli imporre qualcosa, non farlo andare dove non vuole…Il basco deve essere ed è stato responsabile, e non gli servono capoccia ne guardie. Il basco è basco; tutto il mondo o sa.

Che cos’è la ricchezza per lei?

Per me la ricchezza è conformarsi, non essere geloso, non avere invidie, conformarsi con quanto uno è, arrivare a 79 anni e respirare il calore della gente. Io do moltissima importanza alla vita di oggi, forse perché sono stato un morto di fame, perché sono stato deportato, rinchiuso, calunniato…però guardo la gente dritto negli occhi. Se dovessi iniziare la mia vita la inizierei come la ho vissuta fin dal primo momento. Sarebbe uguale. Che cosa vuoi che sia di più? Vi rendete conto che sono andato quasi per nulla a scuola e oggi vado alla Sorbona, a Brighton, a Oxford, a Salamanca, a Granada, nella grandi università? Per me questa è la ricchezza.

Come far vedere l’utopia a chi non la vede?

Non lo so, perché ogni essere è diverso. Nessuno è più di un altro. Anche questo dobbiamo inculcarlo. C’è gente che è creatrice, che con poco è capace di fare molto, e c’è altra gente che con molto non fa nulla.per me l’utopia non esiste, l’impossibile non esiste. Qualunque di noi, quando analizziamo la nostra vita, dice “però, come eravamo a quel tempo”, e la prima parola che ci esce dalla bocca è “impossibile” Eppure lo abbiamo vissuto. Tutti abbiamo vissuto e viviamo l’utopia. Per me ciò che importa è il fare: è che quello  è per quello che fa. Non c’è niente d’impossibile perché tutti abbiamo vissuto l’impossibile. Inoltre, credo che bisogna prefigurarsi le cose che sembrano impossibili se vogliamo progredire.

 

Sulla vita di Lucio Urtubia è stato realizzato il documentario “Lucio” dei registi Aitor Arregi e Jose Mari Goenaga (2007). Per vedere il traler clicca qui


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