COSTRUZIONE EUROPEA A RISCHIO DI CRISI ACUTA – LUIGI VINCI
Alla fine il governo di destra tedesco le uova della frittata è riuscito a romperle. La pretesa di un rigore feroce di bilancio rivolta al governo greco e la quantità di tempo persa per imporla sono riuscite infatti a produrre il contrario dell’obiettivo dichiarato: un assalto speculativo di vasta portata contro i titoli di stato di Grecia, Spagna, Portogallo, anche Italia, inoltre contro l’euro, che sta andando in picchiata in rapporto al dollaro. E se il comportamento di Commissione Europea, governo tedesco, Banca Centrale Europea sarà verso Spagna e Portogallo più o meno simile a quello verso la Grecia c’è da aspettarsi una crisi verticale dell’euro e una crisi verticale, di conseguenza, dell’intera costruzione europea.
Cos’altro si può fare, in ogni caso, che dare soldi alla Grecia e poi stringere la cinghia e toccare ferro. Per la verità qualcosa di diverso si può fare. La popolazione greca rifiuta infatti il prestito FMI ed europeo: meglio, dice, la bancarotta dello stato che subire le condizioni barbariche dei prestatori. Meglio, è vero. Inoltre la rivolta di questa popolazione non è detto che non riesca a strappare il risultato, parziale ma importante, di un prolungamento dei tempi di rientro del deficit pubblico greco al di sotto del 3 per cento, che i prestatori vorrebbero di due anni e mezzo.
Ci sono, invece, grosse difficoltà riguardo a quell’azione decisiva in aiuto alla popolazione greca che consiste in una mobilitazione dei lavoratori europei. Le popolazioni europee sono sempre riuscite a rifiutare le politiche monetariste-liberiste, quando chiamate a esprimersi sui Trattati della costruzione europea, non sono invece in grado di esprimere orientamenti di politica economica e segnatamente di bilancio alternativi. E’ ovvio: toccherebbe alle grandi famiglie politiche già riformiste e ai movimenti sindacali, prima ancora di mobilitare, di chiarire, ma o temono di farlo o risultano passate dall’altra parte, poche sono le eccezioni.
In primo luogo ci sarebbe da chiarire il significato vero delle politiche di bilancio imposte dai Trattati e quello, conseguente, dei comportamenti di governi e Commissione. Il dogma monetarista, trascritto nei Trattati, recita che le banche centrali debbano preoccuparsi di prevenire processi inflativi. L’inflazione sarebbe l’effetto di un aumento del denaro in circolazione: quindi le banche centrali dinanzi a segnali o anche solo a possibilità di inflazione debbono ridurne la quantità, aumentandone il costo, quindi rendendo più difficile l’accesso al credito da parte di famiglie e imprese. Si noterà subito come l’assegnazione dei processi inflativi, in via totale o prevalente che sia, all’aumento del denaro circolante sia una sciocchezza. Dove mettiamo, per esempio, l’emissione incontrollata di titoli speculativi da parte della finanza capitalistica? Non è denaro, e in quantità gigantesche? E’ dunque facile concludere che questa sciocchezza è a pura copertura di fondamentali interessi capitalistici ovvero di concrete rapine capitalistiche a danno di consumatori o risparmiatori. Il dogma liberista, esso pure trascritto nei Trattati, recita che le crisi economiche sono il frutto di squilibri tra settori dell’economia: quindi che è bene che le crisi si svolgano in tutta autonomia dalla politica e in tutta la loro crudezza, essendo questo il modo più rapido del recupero dell’equilibrio tra settori e, con esso, di una ripresa economica robusta. Invece l’intervento politico a sostegno della domanda sociale prolungherebbe la depressione. Ma anche questa tesi è una sciocchezza: la Grande Depressione seguita negli Stati Uniti alla crisi del 1929 fu dovuta proprio al fatto che lo stato, cessata la recessione, smise di creare domanda, inoltre al fatto che le banche ripresero alla grande le loro attività speculative, anche approfittando delle difficoltà dell’economia produttiva, sicché la ripresa si ebbe solo alla vigilia della guerra, grazie alle immense spese di riarmo decise da Roosevelt. E’ dunque facile concludere che quest’altra sciocchezza è a copertura delle attività speculative della grande finanza.
Poi ci sarebbe da evidenziare la quantità di panzane che governo tedesco, Commissione Europea, Banca Centrale Europea, varie altre entità di impronta più o meno liberista, insomma, purtroppo, quasi tutti i grandi attori politici e istituzionali europei raccontano a noi poveracci. Il deficit italiano è il più alto d’Europa, strillano i virtuosi governanti tedeschi. Bugia. La Grecia sprecona ha truccato i conti come nessun altro paese si sarebbe mai sognato di fare. Bugia. Una piccola premessa e poi vediamo. In regime di moneta unica ciò che conta è il volume del debito dei paesi partecipi, non la sua percentuale in rapporto al PIL: giacché se il PIL è di entità modesta una percentuale di debito altissima configura comunque un volume di debito modesto. Germania. Il debito più alto nell’Unione Europea è proprio quello tedesco: giunto a oltre 1.900 miliardi di euro, di contro a circa 1.800 italiani. E non basta, veniamo ai trucchi di bilancio: i 1900 miliardi tedeschi di euro sono meno di un terzo del debito pubblico reale tedesco: che, secondo stime largamente accreditate, ammonta alla bellezza di 6.200 miliardi di euro e rotti, due volte e mezzo il PIL.
Non che, beninteso, solo Grecia e Germania trucchino in tali termini i loro conti pubblici. Ma niente paura: i parametri di bilancio dei Trattati significano ben poco in sede macroeconomica.
Infine giova aggiungere qualcosa a proposito dell’ineffabile Banca Centrale Europea. In virtù dei Trattati essa centralizza il 69% delle riserve dei vari paesi partecipi dell’euro e il 7% di quelli non partecipi: per un totale di circa 4.150 miliardi di euro. Si tratta di una cifra usando un pezzetto della quale ogni iniziativa finanziaria speculativa verrebbe stroncata: comprando euro e vendendo dollari, inoltre comprando titoli di stato greci, spagnoli., portoghesi. Solo in questi giorni Trichet ha borbottato che quest’ultima cosa la sta prendendo in considerazione. Lo farà? La Grecia, hanno deciso in Germania, dev’essere punita: non perché ha sgarrato con i conti, credo si capisca bene a questo punto del ragionamento, ma perché ha dimostrato che il contenuto dei Trattati è fasullo, che esso serve ad altro rispetto a quanto dichiarato.
La domanda “in quali mani ci troviamo oggi in Europa” è davvero drammatica.
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D: Il Tribunale di Strasburgo ha sancito l’illegalizzazione di Batasuna approvando, di fatto la Ley de los Partidos. A cosa attribuisce questa decisione? E’ la giustizia della Unione Europea cosi politicizzata come lo nello Stato spagnolo?
R: In primo luogo dobbiamo segnalare che se anche è vero che ci ha deluso profondamente questa decisione, è una decisione che ci aspettavamo. Ci ha deluso, in primo luogo, perché giuridicamente è una sentenza povera, poco argomentata e che ha sorpreso molti esperti in diritto per la sua scarsa costruzione giuridica, un fatto non abituale nella Corte di Strasburgo. Questo dato e che non fosse stata accettata per essere discussa nella Grande Camera (composta da 17 giudici ndt), nonostante fosse stata la stessa sezione del tribunale che decise di accogliere la denuncia a proporre il trasferimento della causa alla Grande Camera vista la sua importanza (fatto questo a cui si oppose il regno di Spagna), ci porta a dire che ci sono state grandi pressioni da parte dello Stato spagnolo che hanno potuto influire in questa decisione. Noi sappiamo che per lo Stato spagnolo il conflitto politico basco è la principale questione di stato incluso a livello internazionale. Inoltre lo Stato spagnolo non è uno Stato che si caratterizzi per il suo rispetto verso istituzioni internazionali ed i principi d’indipendenza dei poteri giudiziari etc. Il profilo delle persone che abitualmente vengono nominate come giudici della Corte di Strasburgo lo testimonia; l’attuale giudice prima di essere nominato aveva collaborato con il PSOE o la Fondazione per la Libertà. Ed il suo predecessore era stato in precedenza rappresentante dello Stato nella Corte. Certamente non va a nominare giudici di riconosciuto prestigio ed imparzialità per esercitare una carica come è il caso di altri stati con un’ ampio trascorso democratico. Inoltre il fatto che non si senta vincolato dalle decisioni della