GIUSTIZIA SPAGNOLA E LA QUESTIONE BASCA

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La giurisprudenza spagnola ha più volte inciampato in questa contraddizione, affermare la “legittimità” dello stato su tutto il territorio e quindi una normativa “uguale per tutti” e l’eccezionalità, l’alterità di una parte di “questi cittadini”. L’Audiencia Nacional, il Plan ZEN, la legislazione in materia “antiterrorista”, dal codice penale alle leggi sui partiti, costituiscono un impianto normativo fortemente politicizzato che determina una aggravante penale, o  l’assunzione di questa caratteristica – un atto di sabotaggio nel Paese basco è rubricato come delitto di “terrorismo” mentre in un’altra parte dello stato spagnolo  si risolve in una infrazione amministrativa- , che delinea un “codice penale d’autore” nell’ambito di un“codice penale del nemico”. Questa situazione è stata ricordata in alcune occasioni da alcune “voci fuori dal coro” che ricordavano in definitiva che questo modus operandi, riconosce l’esistenza di un soggetto sociale e politico in conflitto con lo stato.  “La amplia eliminazione iuspositiva delle differenze tra preparazione e tentativo, tra partecipazione e autore, incluso tra fini politici e collaborazione con organizzazione terrorista, difficilmente può apparire esagerato parlare di un Diritto penale d’autore: mediante successive estensioni –del Codice Penale –,  si è raggiunto un punto nel quale “essere lì” in qualche modo, “formare parte” in qualche maniera, “essere uno di loro”, anche solo nello spirito, è sufficiente” Manuel Cancio Melià. Professore di Diritto Penale all’Univerista di Madrid.

Questa necessità di imporre la “legittimazione” politica, adottando strumenti che evidenziano la sua carenza, si manifesta ripetutamente . Un utilizzo della giustizia per fini politici che è logica essendo il conflitto basco spagnolo un conflitto di natura politica.

Ecco alcuni episodi ripresi dalle cronache degli ultimi anni ma soprattutto degli ultimi giorni un periodo dove la questione di un processo “politico democratico” senza violenza si sta imponendo, seppur tra mille difficoltà, nell’ agenda politica spagnola e basca.

Nel 2006 il Procuratore Generale spagnolo Conde Pumpido, carica istituzionale la cui nomina è su proposta governativa con l’assenso del CGPJ e nomina da parte del Re, fece intendere che se il processo di dialogo sui due tavoli, tra Governo ETA e le forze politiche, fosse andato avanti la giustizia ne “avrebbe preso atto”.

Marzo 2006. Due giorni dopo la dichiarazione di tregua da parte dell’ETA, il portavoce di Batasuna, Arnaldo Otegi, che aveva contribuito a preparare il terreno per il dialogo, viene arrestato su ordine dell’ Audiencia Nacional. Verrà rilasciato pochi giorni dopo aver pagato una ingente cauzione.

Il Procuratore generale, Conde Pumpido, disse, in merito alla illegalizzazione di metà delle liste di Accion Nacionalista Vasca nelle lezioni amministrative del maggio 2007 “forse abbiamo esagerato ma comunque è passata”.

L’Audiencia Nacional, tribunale che ha giurisdizione su tutto il territorio spagnolo e che fu creato con competenza per delitti di “terrorismo”, è stato messo in discussione da organismi internazionali come il relatore della Commissione dei Diritti Umani dell ONU che ne ha chiesto la sua soppressione.  

Nel 2001, le inchieste del giudice Baltzar Garzon, che guidava la Sala 5 dell ‘Audiencia Nacional, contro associazioni o organizzazioni della Sinistra indipendentista, causa 18/98 il teorema della “prossimità a ETA”, vennero contestate dai suoi colleghi dello stesso tribunale ma della Sala 4, soprattutto su questioni inerenti l’attendibilità delle prove a carico. Quei giudici però caddero in disgrazia, per la scarcerazione indotta di un narcotrafficante che poi si diede alla fuga, ed allontanati dall’incarico, eliminando così l’ostacolo alle illegalizzazioni di quelle organizzazioni ed alla realizzazione dei processi giudiziari.

Il primo di questi processi, contro le organizzazioni giovanili Jarrai Haika e Segi (2005) si risolse con una sentenza della Audiencia Nacional che considerava tali organizzazioni “illecite” ma non “terroriste” negando così la tesi fondamentale del giudice Garzon. Due anni dopo nel gennaio del 2007, con un processo negoziale tra Governo ed ETA in crisi, attentato di ETA il 30 dicembre 2006 all’aeroporto di Barajas, il Tribunale Supremo annullò la sentenza e considerò i movimenti giovanili Jarrai, Haika e Segi, “organizzazioni terroriste” creando un precedente giuridico in Europa.

Agosto 2010. Cittadini di San Sebastian promuovono una manifestazione per i diritti civili e politici nell’ambito della festa della città. Ricorso tra gli altri della Procura dello Stato contro la realizzazione della manifestazione presentato alla Audiencia Nacional. Il caso arriva nelle mani del giudice Andreu il quale autorizza la manifestazione giustificando la decisione con il fatto che i “trascorsi politici” dei firmatari della richiesta per la manifestazione non possono esser considerati prove a carico pena incorrere nell’applicazione del “codice penale del nemico”

11 Settembre 2010. La piattaforma Adierazi EH aveva promosso in giugno una manifestazione, da tenersi l’11 settembre,  per la difesa dei diritti umani politici e civili nel Paese basco, tra questi la difesa del diritto alla vita. Il giudice dell’Audiencia Nacional, Ismael Moreno, su richiesta della Procura dello Stato   proibisce la manifestazione ritenendo che la piattaforma sociale sia una espressione “della disciolta Batasuna” e basando l’accusa sull’ ideologia di alcuni dei suoi componenti.

Febbraio 2010. In relazione all’arresto del presunto membro di ETA Ibai Beobide Arza,  il Ministero degli Interni diffonde una nota nella quale indica tra gli altri Xabier Atristain. Questi decise di consegnarsi a Biarritz, nel Paese basco francese, il 6 marzo. Essendo stato spiccato contro di lui un mandato di cattura europeo, viene estradato il 7 aprile per deporre direttamente dinnanzi la giudice. Il giudice in questione era Ismael Moreno. Atristain negò le accuse nei suoi confronti. El il 20 aprile  venne rilasciato. Il 27 settembre Atristain viene arrestato questa volta dalla Guardia Civil assieme ad altri due giovani, Juan Carlos e Jose Mari Besace, e accusato di formare parte di un “commando legale”, sconosciuto alla polizia, di ETA. Le accuse, sono le stesse rivolte a lui nel precedente arresto, solo che questa volta, Atristain dovrà rimanere per cinque giorni in isolamento nella mani della Guardia Civil. Al termine degli interrogatori la stampa spagnola diffonde la notizia che gli arrestati avrebbero confessato di essersi addestrai in Venezuela. In realtà i tre denunceranno di avere subito “lunghe sessioni di tortura” e non ratificheranno dinnanzi al giudice le deposizioni “fatte” alla guardia civil.

Il 6 ottobre il giudice dell’Audiencia Nacional, Fernando Grande Marlaska,  ha posto in libertà con una cauzione di 30.000 euro, Luis María Zengotitabengoa arrestato il 21 agosto scorso per una presunta partecipazione nel trasferimento di esplosivo in Portogallo. Dopo aver ascoltato la sua deposizione, il giudice ha considerato che non esistono indizi sufficienti per giustificare la misura di carcerazione preventiva. Quando venne arrestato Zengotitabengoa, venne presentato come uno dei “più ricercati militanti di ETA”. Di lui si diceva che: la Guardia Civil disponeva di documentazione che lo relazionava con l’affitto del furgone caricato con esplosivo che fu intercettata il 9 gennaio scorso nella località del sud della Spagna di Bermillo de Sayago (Zamora); che era in relazione con l’abitazione dove nella località portoghese di Obidos e nella quale ETA aveva immagazzinato 1500 chili di materiale per fabbricare esplosivi; che per il Ministero degli Interni nel momento del suo arresto faceva parte di un “gruppo di riserva” della organizzazione armata basca.


14 aprile. In un‘operazione della Guardia Civil e del Centro Nacional de Inteligencia, servizi segreti, che il Ministero degli Interni spagnolo definì come la “decapitazione dell’apparato “mako” (prigioni) di ETA”, vennero arrestate 10 persone tra cui tre avvocati dei prigionieri baschi.  Uno degli arrestati David Pla, definito da Madrid  “l’uomo della direzione politica di ETA” venne arrestato a Hendaya dalla polizia francese….ma rilasciato pochi giorni dopo senza nessuna accusa a suo carico. Dei dieci arrestati dalla Guardia Civil quattro di loro tra cui i tre avvocati, dichiararono che il trattamento nei loro confronti fu corretto mentre gli altri sei denunciarono maltrattamenti e torture. Anche denunce di molestie sessuali furono fatte da parte delle donne arrestate. Al rientro nella casa di uno degli avvocati arrestati, la sua compagna rinvenne un documento manoscritto con impresso il simbolo della Guardia Civil. E’ una sorta di vademecum sulle modalità da adottare nell’operazione. In un passaggio si scrive testualmente che il trattamento degli “avvocati deve essere SQUISITO INECCEPIBILE” elencando addirittura come essi dovranno essere trasferiti dalle località basche a Madrid. Modalità che vennero confermate dagli avvocati arrestati. In un altro passaggio si arriva a stabilire come devono svolgersi gli interrogatori: “Il trattamento  dei detenuti dovrà perseguire il fine di ottenere una deposizione che ratifichi le imputazioni  giudiziarie esistenti”.  Il Ministero degli Interni fu costretto ad ammettere l’autenticità del documento giustificandosi con il fatto che “non era ufficiale” ma appunti “personali” di  un agente.


Con l’avvento alla guida del governo della comunità autonoma basca del PSE con il sostegno del PP, (marzo 2009) la politica di criminalizzazione della sinistra indipendentista compie un salto in avanti. Il Consigliere degli Interni Alfonso Ares, mette in atto una azione a tutto campo contro manifestazioni e simbologie legate alle rivendicazioni sociali e politiche. Tra queste la proibizione di esporre foto di prigionieri baschi così come avveniva da molti anni durante manifestazioni feste popolari o in alcuni locali pubblici. Le accuse erano di apologia di terrorismo e diverse decine di persone vennero schedate per questo crimine. Nonostante l’estensione in materia “antiterrorista”della legislazione spagnola, non esiste una normativa che indichi che l’esposizione della foto di un detenuto, per il quale si richiede il rispetto dei suoi diritti civili previsti dalla stessa legislazione spagnola, sia di per sé una manifestazione di “apologia di terrorismo”. Questo non ha impedito decine e decine di interventi della polizia autonoma nella CAV e di quella spagnola nella Navarra contro manifestazioni o in locali dove si esponevano le foto dei detenuti baschi. Lo stesso sindaco di Bilbao, il nazionalista basco  Inaki Azkuna, arrivò a proibire per l’edizione di quest’anno delle “txosne”, i caratteristici stand presenti nella festa della città, dei gruppi Txori Barrote e Kaskagorri perché esponevano le foto di prigionieri baschi di Bilbao. La motivazione? Che i responsabili di queste due “txosne” erano stati  citati a giudizio dall’Audencia Nacional per apologia di terrorismo per aver esposto le foto dei prigionieri. In una sentenza del 6 ottobre, il tribunale speciale  spagnolo assolve dall’  accusa gli imputati non riscontrando elementi delittuosi nella esposizione delle foto.


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