JON SOBRINO. “NEL SUO INSIEME, LA CHIESA TENDE A DISTANZIARSI DA GESU AFFINCHE’ NON DISTURBI”

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GARA. Mi raccontano – scherzando – che Lei è arrabbiato con il mondo e Le ho anche sentito dire più di una volta che vuole poter vivere senza sentire vergogna dell’ essere umano. Per quale ragione?

A volte sento vergogna. Per esempio, ci interessiamo veramente di Haiti? Ovviamente ha destato interesse all’inizio e ci sono state alcune risposte serie. Però passa un po’ di tempo e già non interessa più.Un’altro esempio che ho raccontato altre volte: in una partiti di calcio di squadre che giocano la Champions, calcolai che sul terreno di gioco, tra i 22 giocatori, c’èra due volte il bilancio del Ciad…Questo mo fa arrabbiare e vergognare. Qualcosa di molto profondo deve cambiare in questo mondo…

Dove ci portano il neoliberismo e la globalizzazione?

E’ tanto il disastro che, in buona parte, ha provocato che alcuni rispondano umanamente:, volontari, ONG, alcune chiese – cattoliche o protestanti, – altre religioni….Però credo che il cosiddetto Primo Mondo – una quarta parte dell’umanità- continua a porre il senso della storia nell’accumulazione e nel godimento che l’accumulazione permette. Il divertimento, per esempio, è una megaindustria multinazionale: lo sport d’elite, il turismo….

Ingnacio Ellacuria chiamò questo la “civilizzazione del capitale”, che produce una società gravemente malata, in trance fatidico e fatale. Ed era solito dire che la soluzione consiste nel capovolgere la situazione; per questo costruì l’espressione per la quale necessitiamo una “civilizzazione della povertà”. Ellacuria era caparbio in questo: il motore della storia non può essere accumulare bensì risolvere le necessita primarie di 6.500 milioni di esseri umani, il senso della storia è la solidarietà con lo spirito.

Nella nostra società è abituale che grandi compagnie realizzino “campagne di solidarietà” mediatiche con galà benefici, patrocini, invio di aiuti, etc….? Si sta distorcendo il concetto della solidarietà?

Capisco la domanda, però credo che avvengano le due cose. Da un lato, un certo benessere e una certa disponibilità di risorse fa si che dare aiuto sia più facile e che se uno non ha il cuore di pietra – come diceva il profeta Ezechiele-, diventi un po’ cuore di carne e aiuti..Credo che parte di queste solidarietà sono autentiche.

Però è anche vero, che queste solidarietà sono solite essere usate per occultare la ignominia della mancanza di una solidarietà maggiore e più fondamentale,  e no solo di questo, ma anche dell‘oppressione delle grandi potenze ai piccoli paesi.

Forse servono per mascherare le radici dei problemi?

Può essere usato per questo, anche se, ironicamente, buona parte delle ONG lo sono proprio per dire la verità – anche se non viene dato loro ascolto -, no solo per aiutare economicamente, ma anche per difendere i diritti umani. La cosa è complessa e bisogna analizzare ogni situazione. E’chiaro che il potere sottomette tutto il mondo, però ognuno deve spingere il carro della storia come può. Certamente, quello che ci offrono come soluzioni a me provoca indignazione e tristezza.

Ha qualche responsabilità il cittadino medio del mondo sviluppato per la povertà esistente, lo pressione o le guerre che devastano il pianeta?

Oggettivamente, si. Chi dichiara le grandi guerre? I governi, mossi dalle oligarchie, però eletti dai cittadini. Quando i governi offrono guerra direttamente, alcuni gli eleggono altri no, pèrò io no ho mai sentito un governante offrire di vivere peggio, affinché molti altri possano crescere un po’. In questo senso, oggettivamente siamo corresponsabili. Il mondo si divide tra oppressi e oppressori; questa è la realtà….

La Congregazione per la Dottrina della Fede emise nel 2006 una “Notificatio” nella quale si considera che Lei falsifica la figura di Gesù storico nel porre in risalto la sua umanità in detrimento della sua divinità. E’ l’argomento della vecchia eresia…

Ciò che io dico è che nella realtà umana di Gesù di Nazaret si è fatto presente Dio. Però mi dicono che non concludo dicendo in verità chi è Dio. E che parlo di Gesù di Nazaret troppo in concreto, incluso che lo converto in politico, e questo, in generale, non è solito piacere alle autorità della curia romana, e, anche, diocesane. E’ avvenuto con vari teologhi: nel mio caso iniziò nel 1976.

Nella Notificatio dissero che due libri miei contenevano affermazioni erronee e pericolose. Prima lo avevo fatto leggere a sette teologi seri e nessuno mi disse che c’era ci fosse qualche possibilità di eresia… Penso che Gesù di Nazaret disturba sempre. Dio disturba meno perché   è così intoccabile, così impalpabile…penso che nella chiesa abbiamo un tendenza a distanziarci da Gesù di Nazaret. Non vuol dire che non parliamo di Cristo, però Cristo è “l’unto”, un aggettivo.

Credo che la cosa più pericolosa è ignorare che Gesù non semplicemente morì, ma che lo uccisero; lo uccisero perché fronteggiò il potere dei sommi sacerdoti e, indirettamente, il potere romano. Evidentemente, Gesù no solo fece questo; predicò cose bellissime e difficilissime: beatitudini, la misericordia con la gente, l’orazione al Padre…Da piacere vedere Gesù, però è anche una cosa seria, e se qualcuno vuole seguire il cammino di Gesù li costerà molto…Per questo penso, nel suo insieme, anche la Chiesa tende a distanziarsi da lui affinché non molesti. Però, grazie a Dio, ci sono persone e gruppi che Gesù li attrae.  L’ho visto in El Salvador, soprattutto tra i poveri e chi li difende.

Dopo la “Notificatio”, Lei inviò una lettera al generale gesuita. Peter Hans Kolvenbach, nella quale precisava che differenti teologhi non trovavano incompatibilità  con la dottrina della Chiesa, che la campagna contro di Lei e la Teologia ella Liberazione era iniziata trent’anni fa e che Ratzinger, a quell’epoca cardinale, aveva menzionato fuori contesto riflessioni ed espressioni sue. Deduco che c’è un attacco premeditato nei suoi confronti….

Non direi un attacco, però si una predisposizione contro di me e diversi altri. L’allora cardinale Ratzinger (oggi Papa Benedetto XVI), in un articolo scritto nel 1984-85, mi criticava cinque punti, però criticava anche Gustavo Gutierrez, Ignacio Ellacuria e Hugo Assman; noi quattro facevamo parte di questa corrente che si chiamava Teologia della Liberazione. Ratzinger già allora era contro questa corrente. Se un giorno mi incontrerò con lui spero che parleremo come amici…

Certamente, non si sente più parlare tanto di Teologia della Liberazione. Forse è cambiato qualcosa?

La Teologia della Liberazione nasce cinquant’anni fa, in America Latina, un continente di grande povertà e di fede cristiana. Qualcosa irruppe in quelle terre. Qualcosa esplose. Che cos’era? La verità dei poveri, che era realtà per secoli. La Chiesa li aveva visti e li aveva aiuti in vari modi, però…..quando qualcosa e così reale e esplode, ti colpisce, ti scuote ti anima a fare qualcosa.

Così iniziò la cosiddetta Teologia della Liberazione, che pretendeva che i poveri avessero vita, giustizia e dignità. Per le Chiese cristiane, questa era la volontà centrale di Dio.Ed anche in questo senso “esplose”. E in seguito ci furono due reazioni. Una, fuori dalle chiese. Il vice presidente degli Stati Uniti, (Nelson) Rockfeller, durante un viaggio in America Latina negli anni settanta disse tra l’altro: “Se ciò che stanno dicendo i vescovi a Medellin (Nella Conferenza Episcopale di Medellin del 1968, dove prende corpo ecclesiale la Teologia della Liberazione) diventa realtà, i nostri interessi saranno in pericolo”. Dentro della Chiesa istituzionale ci fu anche una reazione contraria da parte di alcuni vescovi e cardinali. Cioè nacque la teologia della Liberazione e subito arrivarono gli scontri. Tutto questo portò a qualcosa di unico nella storia della America Latina. Vollero fermarlo in diversi modi; una fu uccidere. Assassinarono decine di sacerdoti, religiosi e religiose, e quattro vescovi. Altri due si salvarono per errore. E ciò che è meno conosciuto: migliaia di laici, la maggioranza poveri.

La Teologia della Liberazione scatenò un modo di vivere basato sulla compassione, concretizzato poi in forme di giustizia, basata sull’amore ai più poveri. Questo oggi è sceso a livello ecclesiale e di vescovi che difendono questa linea.

Diceva monsignor Romero (Arcivescovo di San Salvador) settimane prima di essere ucciso nel 1980 che “un cristiano che si solidarizza con la parte che opprime non è un vero cristiano”…

Evidentemente. Identificarsi con la parte che opprime vuol dire formare parte di questo gruppo di esseri umani che sta opprimendo e togliendo la vita a altri, lentamente, attraverso la povertà o la repressione.  Questa persona non è cristiana. In cosa si assomiglia a Gesù se è tutto il contrario? Ed inoltre non è umana. Aveva ragione monsignor Romero.

Recentemente, in un congresso di pensatori cristiani, lei disse –parafrasando il teologo Josè Maria Diez Alegria – che “la Chiesa ha tradito Gesù”; “questa Chiesa non è la Chiesa che Gesù volle”. Verso dove sta conducendo la Chiesa cattolica la sua gerarchia?

Non parafrasai bensì citai letteralmente a Diez Alegria. Lui disse che, “nell’insieme, la Chiesa cattolica ha tradito Gesà”, e mi sembra una riflessione importante. Ovviamente , non tutta la chiesa. Io credo che sta dicendo che Gesù di Nazaret disturba., e per questo la Chiesa lo tradisce. Josè Antonio Pagola dice: ciò che è più necessario oggi è “mobilitarci e riunire forze urgentemente per centrare la Chiesa con più verità e celerità nella persona di Gesù e nel suo progetto del regno di Dio”. Secondo la fede cristiana, il regno di Dio è la volontà di Dio su questo mondo affinché ci sia vita per tutti, iniziando dai poveri. E Pagola terminò con queste parole: “Molte cose bisognerà fare nella Chiesa cattolica, però nessuna è più decisiva che la conversione”.

Mi affascina che usi la parola conversione: è una cambio radicale. Non vedo niente di più importante che ritornare a questo Gesù perché tendiamo a separarci da lui; non sempre, non tutti, non in tutti i modi, però….

Detto semplicemente: quando uno sente parlare cristiani, cristiane, sacerdoti, vescovi e non vescovi, raramente si ascolta che paralino di Gesù di Nazaret, che raccontino ciò che disse e ciò che fece…Si sta perdendo il Gesù; questo è ciò che io volevo dire nel congresso. In America Latina si fece molto presente in Helder Camara, in don Pedro Casaldaliga, in molti altri….Però c’è anche la tentazione di dirgli, come il grande inquisitore nel romanzo “I fratelli Karamazov”: “Vattene e non tornare…”.

Incluso in forma drastica…Ricordo lo slogan della estrema destra e dell’ Esercito all’epoca della repressione e della guerra in El Salvador: “Fai patria, uccidi un prete”. Perché vi perseguitavano in un modo cosi crudele?

Ci perseguitavano non solo noi, sacerdoti o gruppi cristiani, ma soprattutto i contadini…Con la Conferenza dei Vescovi di Medellin del 1968 ci fu un grande cambio, una irruzione, e Gesù di Nazaret si fece presente. Essere cristiano era seguire l vita di questo Gesù, stare con le vittime, con i poveri; e, per difenderli, contrarsi con i poderosi. L’oligarchia non tollerava questo, e molto meno che venisse da gente riconosciuta dalla Chiesa. I sacerdoti saremmo stati migliori o peggiori, però eravamo un simbolo importante nel paese. Questa Chiesa che volevano avere al loro fianco se ne andò; allora assassinarono il primo sacerdote, Rutillo Grande, gesuita, grande amico, il 12 marzo 1977.

Ci fu una forte reazione e monsignor Romero prese una decisione molto importante: lo denunciò, disse che non tornerà a essere presente a celebrazioni civili pubbliche fino a quando non si fosse fatta chiarezza sul crimine.  E la domenica del funerale ordinò che ci fosse una messa unica. La gente con denaro, l’oligarchia, si infuriò: “li abbiamo ucciso un prete e continuano..”Continuarono ad ammazzare sacerdoti e distribuivano opuscoli con quella frase “Fai patria, ammazza un prete”. In giugno, a noi gesuiti ci diedero un mese per uscire dal paese o ci avrebbero uccisi tutti…Non ce ne andammo. Continuarono ad ammazzare sacerdoti e suore e soprattutto contadini….

In questo contesto arrivò la mattanza dei sei sacerdoti gesuiti e delle due donne (16-11-1989) nella Università Centro Americana (UCA). Anche Lei era uno degli obiettivi dei militari, però si salvò trovandosi in Thailandia assistendo ad un congresso. Come ricorda quei momenti?

Da Londra mi chiamò un amico, mi chies se ero seduto e se avevo una matita per scrivere. E cominciò: “Hanno ucciso Ellacuria e …”. Sentivo come mi veniva strappata la pelle a brandelli però quando esplose la mia collera  fu quando mi dissero che avevano ucciso la cuoca e la sua bambina. Che ammazino a Ellacuria,  lo aveva “meritato” – come Gesù di Nazaret-. Perù ammazzare una cuoca e sua figlia di quindici anni…!

Ricordo anche che un tailandese convertitosi alla religione cattolica mi domandò se in El Salvador c’erano cattolici che uccidevano sacerdoti. Comprese perfettamente l’orrore che era insito in tutto questo. In El Salvador ammazzare sacerdoti supponeva rompere non tanto le regole del bene ma del male. Tutto era possibile. E così avvenne…

Ha temuto molte volte per la sua vita?

Si e no….Diverse volte esplosero bombe nella UCA e nella nostra casa. Eravamo nella lista, Ellacuria il primo e anche gli altri. A volte nei giornali anche a me mi citavano. Però pensare che ci poteva capitare anche a noi ciò che era capitato a Rutilio Grande, al padre Afonso Navarro, a monsignor Romero….non ci provocava timore. Ci continuavano a chiedere perché non ce ne andavamo dal paese e noi rispondevamo che avremmo avuto vergogna se ce ne fossimo andati, avremmo vergogna dire che bisogna stare con la gente e poi andarcene. Io, inoltre, impartivo lezioni di cristologia,  e dovevo raccontare la vita di Gesù. Con che faccia potevo io parlare di Gesù se poi me ne andavo? E non ce ne andammo, soprattutto perché ci sentivamo parte di qualcosa più grande, tutto un popolo che amavamo e che ci amava…Per me fu un dono essere andato in El Salvador. Gli sarò grato per tutta la vita.

Vive là ormai da più di mezzo scolo. Sono cambiate alcune cose in El Salvador, però la povertà continua, la situazione si è forse aggravata con la delinquenza e la violenza delle bande giovanili….

El Salvador, come sta accadendo per Haiti, scomparve dalle notizie. Si firmarono i trattati di pace e  qualcosa di importante avvenne.: due eserciti convennero di non continuare a lottare militarmente. E questo è molto positivo.Inoltre, negli accordi di pace si decise indagare le violazioni dei diritti umani gravi da ambedue le parti. Le nazioni Unite fecero un lavoro abbastanza serio sul questo. Però cosa avvenne poi? Prima che fosse reso pubblico il dossier delle Nazioni Unite, il presidente Cristiani concesse l’amnistia a quelli che venivano citati in esso. Una amnistia così non è un atto di riconciliazione, di umanizzazione; servì soprattutto per non toccare la parte governativa. Tuttavia nessuno è stato giudicato per l’assassinio di monsignor Romero – nemmeno lo ha canonizzato il Vaticano-….

Per questioni di tempo, gli accordi nemmeno trattarono sufficientemente l’economia e questo si continua a notare. Non dico che con buoni accordi sul modo di produzione, la legislazione del lavoro, etc….sarebbe cambiato molto. Non sono molto ottimista però, non avendo fatto nulla, la ingiusta situazione economica continua senza intravedere una soluzione.

E poi sono avvenute altre due cose  negative importanti: molti salvadoregni – da due a tre milioni- vanno negli Stati Uniti a cercare lavoro, ciò che comporta una infinità di problemi umani, famiglie divise, etc… L’altro problema è la violenza delle pandillas , che ha generato un tipo do vita nel quale i giovani ritrovano un senso di identità, essendo disposti a uccidere ed a essere uccisi. E bisogna aggiungere le mafie, il narcotraffico, i sequestri….A volte mi chiedo, tragicamente, perché in El Salvador e in paesi simili, non hanno deciso un suicidio collettivo. Per moltissima gente quello non à vivere. Però nel popolo esiste una forza maggiore per continuare ad andare avanti ed affrontare i problemi più difficili: Questa forza si esprime nell’impegno a sopravvivere, nei tentativi d organizzazione: Ed è alimentata da molta brava gente, i martiri con monsignor Romero alla testa. Qui credo che questo è difficle da comprendere.

Mi sorprende il poco accento salvadoregno che ha…In El Salvador La continuano a conoscere come basco?

E’ vero , non ho cambiato l’accento. In quanto al basco, credo che non ho perduto le mie origini….Però nemmeno è un assoluto…Nemmeno mi sento salvadoregno, anche se è quanto mi sento di più. Credo che ciò che mi è successo in El Salvador è una maggiore apertura a tutto ciò che sia umano, al di là dei luoghi….

Ha scartato ritornare in Euskal Herria per rimanere…

Normale è che  torni  ma non per rimanere; se vengo dovrò pensare che fare per poter aiutare qui. Mi piacerebbe cooperare, fare del bene, però non ho una ricetta. Il cambio sarebbe molto grande.  In El Salvador ci sono i poveri che non dando la vita per scontata ed hanno quasi tutti i poteri del mondo contro. Qui, in Europa, la vita si da per scontata e con molto potere a suo favore. Se mi si permette dirlo metafisicamente: i poveri sono “quelli che non sono reali”. Qui pensiamo che reale siamo noi. Stare in El Salvador significa cooperare affinché tutti viviamo e l’utopia di farlo come fratelli e sorelle. Qui lo doveri ripensare, anche se vedo persone e cose buone alle quali mi poteri appuntare

Fonte: http://www.gara.net/paperezkoa/20101219/238792/es/En-conjunto-Iglesia-suele-distanciarse-Jesus-para-que-no-moleste

 

 

 

 

 

 

 


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