A new webpage for a new Colombia
Havana. Those accustomed to navigate in the FARC-EP Peace Delegation’s webpage will have noticed the page has recently changed. Clearly much of the page continues to be dedicated to the developments of the current Peace Talks in Havana, Cuba. It couldn’t be otherwise, given that after almost 4 years of talks, peace seems now really clear. There is still much work to do, as members of the FARC-EP delegation point out, yet step by step the 6 points on the agenda (Agrarian Development, Political Participation, End of Conflict, Victims, Implementation, verification and countersignature, Illicit drugs) are being agreed on.
Communication has always been a crucial issue for the guerrilla movement. It has been fundamental during the war to counter the blatant lies written in mainstream or government-controlled media. Though difficult, the guerrilla has always tried to put the record straight about its actions, army actions, incidents etc.
Now, when peace appears to be closer than ever, the FARC-EP is drawing on the experience of social movements and civil society organisations in what was sum up with a slogan, “be your own media”. By creating an autonomous and independent webpage, the FARC-EP aims to provide journalists and the society with its own version of events, alternative point of views, opinions, debate. Not a propaganda page, as the people working on the page underline, but an alternative to mainstream media.
In the new page there is a section dedicated to news from Colombia. Here one can find news about communities, civil society organisations, peasant and afro-descendent groups, trade unions. This page will be an opportunity for those who hardly manage to make themselves heard as mainstream media are not there to listen to them. The new page will use a variety of direct sources – on the ground sources – to provide first hand information.
Clearly communication would be a crucial issue in the post-conflict environment Colombia will hopefully be experiencing. To be able to create a platform for discussion and debate as well as to provide first hand information is one of the target of FARC-EP. Indeed the very proposal of a Constituent Assembly which should discuss and ratify what has been agreed in Havana went in that direction: the guerrilla movement wants and needs the widest participation, because only through inclusiveness a just a lasting peace could be achieved.
Peace is not only the absence of war. It is about sharing grieves, identifying and taking responsibilities, establishing the truth of what happened in order to move forward. This is what the guerrilla movement is working on in Cuba, together with the government. The FARC-EP will turn into a political movement once the time is right, and this means the need to have a proper communication structure, so to be able to reach the widest possible audience to explain its projects, ideas, visions, proposals for a new Colombia.
The new page will continue to follow the developments of the Peace Talks while feeding at a same time a section called background where one can find articles and features helping to put not just the 50 years long conflict but also peace talks into context. Interviews and stories of people, struggles, community victories, victims. All of this aimed to built an inclusive future.
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PAESE BASCO VERSO UN NUOVO SCENARIO POLITICO
Pubblichiamo una lettera del presidente del PSE-EE, Jesus Eguiguren, pubblicata oggi dal quotidiano spagnolo El Pais, che ha provocato immediate reazioni da parte dei dirigenti spagnoli del suo partito. Eguiguren, pur essendo presidente del PSE, al governo nella Comunità Autonoma Basca grazie ad un patto con il Partido Popular, ha manifestato in più occasioni il suo dissenso sulla politica di chiusura nei confronti della sinistra indipendentista basca. Eguiguren è stato protagonista del dialogo con Batasuna fin dal 2002 ed è stato nominato dal PSOE come rappresentante del partito nel dialogo politico del 2006-2007 con Batasuna e PNV. Dopo la presentazione di Sortu, ha sostenuto di essere favorevole a una sua legalizzazione, come del resto hanno fatto i compagni di partito Odon Elorza, sindaco di San Sebastian, e in questi ultimi giorni anche il presidente della CAV, Patxi Lopez. La lettera che oggi pubblichiamo ha già trovato contestazioni da parte del Governo e del PSOE. L’ex ministro della Difesa José Bono ha detto che “Zapatero è più coraggioso che il presidente del PSE”. Il vice segretario del PSOE, José Blanco, che ha detto che non è “una questione di coraggio ma di legalità”. Ramon Jauregui, ministro della Presidenza, e compagno nella direzione del PSE di Eguiguren, risponde che contro “il terrorismo stiamo facendo le cose con coraggio e bene” . Infine, anche il ministro della giustizia Francisco Caamaño si è affrettato a dire la sua, asserendo che per “il Governo, Sortu è la continuazione di un partito illegalizzato e quindi non può essere iscritto” annunciando un’imminente comunicato del PSE-EE che sancisca la posizione ufficiale del partito.
POLSO FERMO E MANO TESA – Jesus Eguiguren,
El Pais.“Essere spagnolo non è qualcosa dell’altro mondo”, disse Azaña e gli saltò addosso tutta la destra. Molto prima, Canovas de Castillo disse che “era spagnolo quello che non poteva essere altra cosa”, e gli saltarono addosso i liberali. Io mi sento molto orgoglioso di essere spagnolo, però visto il panorama nazionale mi viene voglia di dire qualcosa di simile. Dopo decenni nei quali la Spagna ha sofferto la ferita sanguinante del Paese Basco, adesso che si intravedono passi decisivi verso la pacificazione, la politica spagnola invece di fare esercizio di responsabilità e prudenza dinnanzi a quanto sta avvenendo, sta vantando la peggiore politica immaginabile. Se si accetta ciò che dice il PP, bene; se si fa ciò che non gli piace, tartassamento e attacco contro il Governo. In materia antiterrorista Zapatero, per mancanza di coraggio, ha optato per non infastidire la destra.IRAQ AL VOTO TRA LE BOMBE
Almeno 30 persone sono rimaste uccise in tre diversi attentati a Baquba. L’Iraq va alle urne il 7 marzo e il rischio della guerra civile si fa sempre più reale. Di guerra civile parla apertamente la tink tank belga International Crisis Group che sottolinea come le istituzioni irachene siano ancora estremamente deboli e se dopo le elezioni non si riuscisse a formare un governo è chiaro che i rischi di una degenerazione del conflitto aumenterebbero.
Anche il Kurdistan iracheno va alle urne il 7 marzo. La campagna elettorale si è aperta ufficialmente il 12 febbraio. Ma è stata tragicamente anticipata dall’omicidio, a Mosul, di Suha Abdul Jarallah, candidata nella lista dell’ex primo ministro, Iyad Allawi.
La tensione è già molto alta perché all’inizio di febbraio il tribunale d’appello formato da sette giudici ha deciso di posticipare tutte le squalifiche dei candidati sostenendo che non c’era il tempo per verificare le prove contro i candidati stessi. Dopo il rovesciamento di Saddam Hussein solo candidati che non hanno avuto commistioni con il partito Baath possono infatti partecipare alle elezioni. Due giorni dopo questo primo verdetto, tuttavia, il tribunale ha ripreso le udienze dopo che il primo ministro Nuri Kamal al-Maliki si è incontrato con alcuni parlamentari e con il presidente del Consiglio Supremo della magistratura, Medhat al-Mahmoud. Maliki e gli altri hanno denunciato la prima sentenza della corte che aveva così ripreso le udienze di appello contro numerosi candidati. Questa rapida retromarcia è “il segnale delle forti pressioni esercitate sui giudici che stanno nel bene e nel male cercando di navigare (spesso a vista) nel caos che è il processo di de-baathtificazione”, ha commentato Reider Visser dell’Istituto norvegiano per gli affari internazionali.