North of Ireland to vote on 2 March

North of Ireland to vote on 2 March

Loading

Following the resignation, last week, of Sinn Fein’s Deputy First Minister Martin McGuinness in protest at unionist arrogance and intransigence, the Stormont Executive has collapsed and new elections will be held on 2 March.
Britain’s governor in the north of Ireland, James Brokenshire, made the announcement almost exactly one week after Sinn Fein’s Martin McGuinness resigned and thereby also removed DUP leader Arlene Foster from her post of First Minister.

Sinn Fein’s most senior Minister at Stormont, Mid-Ulster Assembly member Michelle O’Neill, confirmed Sinn Fein would not nominate
a new deputy First Minister. She said the party had been “stretched to the limit” by the DUP and it was “calling time” on the Stormont institutions.

Ms O’Neill paid tribute to Mr McGuinness’s “Trojan efforts” during his 10 years as deputy first minister and said her party would not tolerate the “arrogance and disrespect of the DUP. Sinn Fein will only be part of institutions which work and deliver for all in the community,” she said. “There can be no return to the status quo. If something is broken, you stop and you fix it.”

The move by Sinn Fein was not unexpected as the republican party had warned on multiple occasions in recent weeks that its patience with its unionist partners, the Democratic Unionist Party, had finally run out.
Finally Sinn Fein leader Gerry Adams signalled the party could withdraw Mr McGuinness in order to make Ms Foster’s position untenable.

Due to the joint nature of the Office of the First Minister and Deputy First Minister, the move means the DUP leader Arlene Foster is no longer First Minister, that the power-sharing Executive has collapsed and that a new election is pending to the Stormont Assembly.

Mr McGuinness’s resignation comes amid question marks over his own health, but there is no doubt the move follows directly from the actions of DUP leader Arlene Foster and her Ministers. Most recently, this has been Foster’s failure to recognise the seriousness of corruption allegations facing her party over a government renewable energy incentive scheme which will cost in the region of a billion pounds in public funds. Known as the ‘cash for ash’ scandal, the scheme provided limitless subsidies for those who burned a certain biomass fuel well in excess of the cost of the fuel itself, and had generated public outrage and despair.

In yet another show of arrogance Foster made it clear she was prepared to see Assembly elections rather than step aside ahead of an independent investigation. In a message to Mr McGuinness – before the announcement of his resignation – she had said: “If Sinn Fein are playing a game of chicken, and they think we are going to blink in relation to me stepping aside they are wrong – I won’t be stepping aside. And if there is an election, there is an election. I take my directions from the electorate and certainly not from Sinn Fein,” she declared.

Indeed elections will be.


Tags assigned to this article:
Top

Related Articles

Sonia Jacinto, Miren Zabaleta, Arkaitz Rodriguez, Arnaldo Otegi…..

Loading

Tra meno di un mese saranno trascorsi due anni dalla operazione di polizia che portò all’arresto di 10 esponenti della sinistra indipendentista basca tra cui Sonia Jacinto, Miren Zabaleta, Arkaitz Rodriguez e Arnaldo Otegi. Operazione diretta dal giudice Baltazar Garzon che cadrà in disgrazia di li a poco a causa del sistema politico che con tanto impegno e ardore si era impegnato a difendere. Quello nato dalla assoluzione del regime franchista. E quella ultima operazione contra la sinistra indipendentista racchiude simbolicamente il senso di una vicenda politica che oggi evidenzia anche a chi “non ha voluto vedere in questi anni” i termini della questione. Una democrazia che non poteva evolversi, quella spagnola, vista l’origine viziata dalla omertà politica istituzionale dell’origine franchista. La sinistra indipendentista, unica reale e concreta contestazione a questa mancata origine costituente democratica sia spagnola e di conseguenza basca delle istituzioni politiche, che sceglie di abbandonare la strategia politico militare e di lanciare/accettare la sfida sul terreno strettamente politico.

PAESE BASCO: SCIOPERO GENERALE CONTRO LA RIFORMA DELLE PENSIONI

Loading

Con la consueta diatriba sulla dimensione della adesioni – nella sua edizione on line, il quotidiano basco Deia titola “i

BILBAO: UN’ONDATA DI SOLIDARIETA CON I PRIGIONIERI BASCHI

Loading

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Immagine ottenuta dalla webcam del Municipio di Bilbao, che mostra la calle Autonomia 

 

E’ un tratto della cultura politica del Paese Basco la manifestazione di piazza. E quella di oggi rientra a pieno titolo tra le più numerose. Ancora una volta è Bilbao a “misurare”, come hanno scritto alcuni quotidiani spagnoli, l’adesione alla rivendicazione del rispetto dei diritti politici dei 735 detenuti e detenute politiche rinchiusi in decine carceri soprattutto in Spagna ma anche in Francia. C’era attesa per questo appuntamento. Attesa se si sarebbe svolta o meno, visti i divieti e proibizioni all’ultima ora a cui avevano abituato  l’Audiencia Nacional, il tribunale speciale spagnolo in questi anni di “proscrizione” a tutto quanto odori a sinistra indipendentista. In questo caso, però, l’ennesima richiesta avanzata dalla Asociacion Victimas del Terrorismo, e supportata dal Partido Popular, non ha avuto esito. Il giudice di turno dell’ Audiencia Nacional, Pedraz non  ha riscontrato nella piattaforma che ha organizzato la marcia un legame organico con organizzazioni ilegalizzate ne “la rivendicazione di un cambiamento della politica penitenziaria può essere identificata con apologia di terrorismo”. Insomma tutto faceva presagire che questa volta le arterie e piazze che dividono in due il capoluogo basco sarebbero state invase “fino a tracimare” da decine di migliaia di persone. E cosi è stato.  Migliaia di persone che hanno dimostrato ancora una volta che al di là della identificazione o meno con le azioni delle persone detenute, la “questione dei prigionieri” rimane un aspetto determinante nella soluzione del conflitto basco spagnolo. Una sensibilità storica verso la detenzione politica che ha accompagnato in modi diversi  la storia di questo paese per tutto il secolo scorso fino ai nostri giorni. Attesa c’era anche per cosa avrebbero detto le forze politiche Sinistra Indipendentista, Eusko Alkaratuna, Aralar Alternatiba e sindacali ELA LAB Ehne, Esk le principali organizzazioni della area progressista basca che, oltre ad aderire alla manifestazione, hanno anche sottoscritto l’Accordo di Gernika nel quale si chiede esplicitamente a ETA e Governo spagnolo di intraprendere un camino di soluzione pacifica del conflitto. Attesa c’era anche se ETA avrebbe “detto qualcosa” in questa occasione, quando sono settimane che politici e mezzi d’informazione annunciano “a breve” un comunicato dell‘organizzazione armata basca, meglio sarebbe dire IL comunicato, nel quale ETA rivelerebbe se accetta le esigenze contenute nell’Accordo di Gernika. In tal senso si è espresso il portavoce del Partido Socialista basco, Pastor, per il quale la manifestazione “sarebbe una buona occasione” per chiedere a ETA la fine della lotta armata. Ma gli esponenti delle forze politiche presenti alla manifestazione hanno evitato di pronunciarsi su altri argomenti che non siano quelli inerenti la necessita di un cambiamento della politica penitenziaria nei confronti dei detenuti baschi da parte del Governo spagnolo. Del resto, in Spagna la questione basca viene ormai percepita come incamminata verso una sua evoluzione e che la sinistra indipendentista presto o tardi tornerà ad essere protagonista anche in ambito elettorale e istituzionale. Per questo sia il quotidiano conservatore El Mundo sia quello filo socialista Publico, attribuivano alla manifestazione la funzione di “banco di prova” per la sinistra indipendentista. El Pais, da parte sua, ha riferito “in diretta” della manifestazione, fatto questo unico per questo riguarda una manifestazione della sinistra basca. Ma c’è anche chi ha manifestato la sua totale contrarietà a questa manifestazione soffiando sul fuoco del “conflitto perenne”.  Cosi il quotidiano monarchico ABC titola “Marcia a Bilbao al grido di “senza amnistia non ci sarà pace” (sic), mentre per il presidente del Partido Popular del Paese basco, che appoggia il  governo del Partito socialista nella Comunita Autonoma Basca, Antonio Basagoiti, la manifestazione di oggi a Bilbao “è tanto ripugnante come un atto a favore di stupratori detenuti”.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment