Alberi – Gerry Adams (presidente del Sinn Fein)

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Amo gli alberi. Piccoli. Grandi. Alti. Bassi. Sono affascinato da quelli davvero grandi, i vecchi giganti che sono in giro da secoli. Dev’essere il druido che è in me, ma ho sempre guardato gli alberi e anche adesso mi piace arrampicarmi tra i rami amichevoli di una grande quercia, un frassino o un castagno. Preferisco gli alberi caducifogli. Le conifere non sono da disprezzare ma non ne pianterei una. Gli alberi a foglie ampie sono i miei favoriti. Cambiano con le stagioni e la loro corteccia, forma e semi sono una gioia da osservare mentre si modificano lentamente attraverso l’anno.
Da molto tempo ormai raccolgo i semi degli alberi e li pianto. Non è una cosa difficile, ma dà davvero una certa soddisfazione se il raccolto è fortunato. Gli alberi hanno la loro storia da raccontare, specialmente quelli cresciuti con le proprie mani. Un albero può segnare la nascita di un bambino, un anniversario, la morte di un vecchio amico o di un parente. Un albero giovane è un ottimo regalo. Non ci sono abbastanza alberi in Irlanda. Anche loro sono stati vittime della colonizzazione, ridotti a legno per mobili per l’Impero. Ma non è per questo che mi appassionano. Anche se vivessi in un luogo pieno di alberi, mi piacerebbe contribuire ad aumentarne ulteriormente il numero. Mi piacciono soprattutto le specie autoctone. Mantengono insetti autoctoni, che a loro volta sono cibo per uccelli e altre creature autoctone. Il mio sogno è quello di crescere una foresta: non tutta in un solo posto ma, qui, lì e ovunque.
Ho già fatto parecchi progressi nella mia impresa. Ho dei faggi a Dublino e Tipperary. Ho frassini ovunque. Un uomo saggio e amico mio, Paddy McGeady, è un noto uomo degli alberi. Ha piantato acri di alberi e io e lui tutti gli anni abbiamo fatto rotta per piantare alberi, fino a questo momento senza successo, sulle nostre isole occidentale. Il vento è il grande problema lì. Penso che dovremmo piantare delle barriere protettive se vogliamo prevalere. Qualcuno una volta mi ha detto che quando la gente se ne andava dal Conamara durante la Grande Fame, si spaventava se vedeva degli alberi. Era la prima volta che vedevano qualcosa di simile.
I castagni sono la mia specialità. Mentre scrivo posso vedere che il mio primo castagno, ormai quasi ventenne, sta già formando i germogli di quest’anno. Quest’autunno se tutto va bene li raccoglierò e ancora di più da un luogo segreto e cercherò di farle crescere per trapiantarle il prossimo anno, lontano e vicino. Le Montagne di Belfast saranno la casa per qualcuno dei miei piccoli alberelli e molto più, soprattutto querce, portate lì da un mio amico. Il mese prossimo o giù di lì spero di riuscire a piantare dei mandorli. Per le fate. Ho anche un sorbo che è un albero meraviglioso. Lo sapevate che gli uccelli si ubriacano mangiando i semi fermentati di alcuni dei nostri alberi autoctoni? Due anni fa o quasi, ho raccolto una generosa quantità di questi semi e li ho consegnati al Conservation Volunteer locale, che me li aveva richiesti. Tra i semi, semi di quercia. Qualche tempo dopo questa consegna l’esercito inglese si è ritirato da Front Jericho, una enorme struttura militare fagocitante e non piacevole dalla quale le truppe erano solite uscire per attaccare la gente del luogo. Il forte sovrastava Turf Lodge e Ballymurphy. Adesso una struttura più moderna un miglio e mezzo più in là svolge lo stesso compito, ma questa è un’altra storia.
Fort Jericho ha devastato l’area di Upper Springfield per quasi tre decenni, così la gente del posto era comprensibilmente felice quando è stata smantellata. Quando gli inglesi hanno requisito la terra, questa comprendeva un progetto cooperativo locale, il Whiterock Industrial Estate. Quell’estate era l’unico fornitore di lavoro nella zona. Era di propietà della stessa gente. L’esercito inglese lo chiuse a forza. Quando infine l’esercito se ne andò ci fu una campagna per cercare di riportare il complesso industriale nella zona. E ce l’abbiamo fatta! Adesso la gente del posto ha di nuovo una possibilità, e questa volta la zona di sviluppo è più ampia che in passato. Da piccole ghiande…
Il che mi riporta a dove ho cominciato. Ricordate i semi che ho consegnato al Conservation Volunteers? Ebbene, la settimana scorsa sono stato invitato a una scuola locale e da lì siamo andati dove Fort Jericho sorgeva una volta, dove l’esercito inglese una volta stava, e abbiamo piantato alcuni dei miei semi di quercia in questo luogo, sul sito del nuovo Whiterock Industrial Estate.


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Donostia. Sinn Fein mayor of Belfast, Máirtín Ó Muilleoir, opened on Thursday the international conference “Building Peace Starting at Local Level” organised in Donostia/San Sebastian (Basque Country) by the Donostia city council.

How municipalities can turn peace and reconciliation work into something genuinely lasting?

We must build peace with justice, and that’s a job for everyone. Sometimes big governments talk of peace, but they actually work very little for it. So you have to work for peace with the people, the communities, cities, nations. In Belfast I believe we are all connected .

You said at the opening of the Donostia’s conference that your Belfast has changed a lot after the Good Friday agreement of 1998. How?

Fifteen years have passed. The first time I walked in the Belfast City Council as a councillor it was in 1987, and back then peace was a project. The big change since the 1994 IRA permanent ceasefire is that now in our city there is no more war. The end of the years of conflict has brought many benefits and some of them are related to the 1998 peace agreement. Now we have a government that is just and in which all parties are represented. Peace itself is rewarding, but sometimes it presents many challenges. It has brought improvements in labor, industry, tourism … this is a great reward for those who support the peace process, but I think there is work which still needs to be done and to be consolidated.

The clash between two communities was much harder in Ireland than in the Basque Country, for example. How do you transform all that negative energy into a positive one?

Although the intensity of the conflict was greater, the Basque Country’s conflict is also a great shadow for Europe. There have been many years of political conflict here, many people lost their lives. I think we should be positive all the time and always see the glass half full if we want peace to win. But peace requires progress, and I know the great difficulties there are in Euskal Herria. However, those who believe in peace achieved democratically, rather than violence, will be rewarded. In Belfast we follow that path to political change and get more benefits for our people. Time will help peace prosper, and even if a political segment is against peace, I think we will find more and more people interested in this cause.

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