Le ultime parole di ?îrîn Elemhulî, impiccata in Iran

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Vogliono che collaboro con loro.  Dopo molto tempo, prima del 2 maggio 2010 mi hanno trasferito per un interrogatorio nella sezione 209 del carcere  e ho dovuto ascoltare le loro accuse prive totalmente di fondamenta.  Volevano che collaborassi e cosi avrebbero sospeso la sentenza. Follia. Non c’era nulla da dire oltre alle cose che avevo già detto. In fin dei conti volevano che io ripetessi davanti alle telecamere quello che loro mi dicevano.  Io, però, non ho accettato.  Alla fine ha affermato colui  che si occupava delle mie eventuali dichiarazioni: ” Abbiamo cercato di aiutarti, ma visto che la tua famiglia non è disposta a collaborare siamo arrivati a questo punto.” A questo punto mi detto che non mi avrebbero rilasciato, ma che mi avrebbero impiccato.”


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VITTORIA STORICA PER KURDI E SINISTRA

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Il Blocco Lavoro, Democrazia e Libertà ha eletto al parlamento turco 36 deputati. Una vittoria storica per il popolo kurdo e

EGIN DEZAGUN BIDEA (COSTRUIAMO IL CAMMINO)

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Tutto quello che circonda le e i prigionieri politici, i loro famigliari, i loro amici e le loro amiche è più che mai presente nel nostro Paese. La presenza, degna e costante, di questo entourage avvicina agli occhi della società basca la realtà delle e dei prigionieri politici baschi. Prigionieri e prigioniere politiche che si trovano dispersi nelle prigioni dello Stato spagnolo e francese. Con la lampada tra le mani e il fazzoletto al collo, ci hanno reso consapevoli che le violazioni subite dai loro cari sono una tappa da superare. Ci hanno aperti gli occhi, alle stesso modo in cui le Madri e Nonne di Plaza de Mayo fecero in Argentina, ci hanno illuminato e mostrato il cammino. Ora il nostro popolo è pronto a intraprendere la sua strada. Aprendo una nuova fase nella quale i famigliari, gli amici e le amiche delle e dei prigionieri politici non cammineranno da soli e sole. Tra tutti e tutte, costruiamo il cammino.

1. LA POLITICA PENITENZIARIA DEVE SITUARSI NEL CONTESTO DEL PROCESSO DI RISOLUZIONE

L’eccezionale politica penitenziaria applicata alle e ai prigionieri politici baschi risponde a criteri repressivi e di utilità. Un esempio di ciò è la politica di dispersione applicata da più di 20 anni, così come le situazioni d’eccezione che si sono moltiplicate durante l’ultima decada. Mantenere in carcere chi ha compiuto la sua condanna, non liberare le e i prigionieri politici gravemente malati, la scomparsa della libertà condizionata o l’applicazione a stento della libertà provvisionale, l’isolamento o il ricatto costante. Offrendo benefici in cambio di pentimento e nel caso in cui ci si nega, essere punito con misure assolutamente crudeli: isolamento, solitudine, allontanamento, trasferimenti assolutamente arbitrari, attacchi, percosse…

Le misure per rafforzare questa politica d’eccezione si sono via via moltiplicate.

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