BETANCUR CHIEDE RISARCIMENTO

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Ma il Governo colombiano dice no. Ingrid Betancur ha chiesto per “i danni causati” dal suo sequestro ad opera delle FARC, un risarcimento di 5,4 milioni di euro . Betancur venne sequestrata nel 2002 e liberata, assieme ad altre 14 persone in mano della guerriglia,  dall’esercito colombiano, il 2 luglio 2008, in una operazione nella quale venne utilizzata come copertura la Croce Rossa Internazionale, episodio che provocò le proteste dell’ organismo umanitario internazionale.. L’ex candidata presidenziale, al tempo del sequestro era candidata per il partito verde, dopo la sua liberazione è stata protagonista di una serie di conferenze internazionali, anche in Italia a Bologna dove le è stata conferita la cittadinanza onoraria, denunciando al situazione degli prigionieri nella selva colombiana in mano delle FARC. Per i legali della Betancur il risarcimento è legittimo perché il 23 febbraio 2002 quando decise di intraprendere il viaggio verso il municipio di San Vincente del Caguan (dipartimento di Caqueta) dove venne rapita dalle FARC, “diversi ufficiali dell’ esercito” le garantirono che non sarebbe successo niente. Il Ministero della Difesa colombiano ha negato, invece, ogni possibilità di risarcimento perché il giorno del sequestro Ingrid Betancur non ascoltò gli avvertimenti delle autorità sul rischio di un viaggio in quelle località.

 


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www.itanica.org. Erano passati pochi giorni dal colpo di Stato che aveva deposto e mandato in esilio il presidente costituzionale dell’Honduras,

PKK DICHIARA FINITA LA TREGUA

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Il PKK ha annunciato che la tregua unilaterale in vigore dall’agosto 2010 è stata sospesa. Da oggi, 1 marzo, le

MODELLO TURCO

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Talkingpeace.Trentacinque corpi avvolti in coperte di lana, disposti uno accanto all’altro su un sentiero di montagna bianco di neve. Sono le ultime vittime della guerra della Turchia contro i kurdi. Una guerra dimenticata dall’occidente, troppo interessato a dipingere la Turchia come “modello”.

Mercoledì notte F-16 dell’aviazione turca e droni senza pilota (l’ultimo acquisto delle forze armate di Ankara) hanno bombardato i pressi di un villaggio chiamato Roboski (Ortasu in turco) al confine con l’Iraq. Raccontano i testimoni di aver sentito un odore acre di bruciato, di carne bruciata. Gli abitanti di Roboski sono accorsi subito sul luogo, nonostante la neve. Sicuri di quello che avrebbero trovato. Di fronte a loro i corpi mutilati di decine di giovani e uomini, animali sventrati. Racconta al telefono un giornalista kurdo dell’agenzia DIHA di aver sentito un urlo squarciare il silenzio tetro di quella visione: una mamma disperata in cerca dei suoi due figli. Morti entrambi in quel bombardamento. Quel giornalista è uno dei pochi scampati al carcere nell’ultima offensiva delle autorità turche che hanno, in 24 ore, arrestato 49 giornalisti kurdi e di sinistra. Scomodi testimoni della guerra sporca condotta contro i kurdi sia con le armi che con il carcere e la repressione. Scomodi testimoni anche di quest’ultimo massacro.

Le foto dei corpi avvolti nelle coperte delle vittime di Roboski stanno facendo – lentamente – il giro del mondo. E intanto si cominciano a conoscere le biografie di questi uomini che le forze armate turche hanno “scambiato per terroristi”.

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