LETTURE SULL’ INDIPENDENZA DEL KOSSOVO

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La sentenza della Corte di giustizia della Aja che riconosce legittimità alla dichiarazione d’indipendenza unilaterale del Kosovo del 2008 che fino ad allora era una provincia della Repubblica di Serbia, ha provocato reazioni contrastanti. Se da un lato i 66 paesi che hanno riconosciuto il Governo di Pristina, guidati dagli USA, credono che questa sentenza deve favorire altri riconoscimenti, potenze come Russia e Cina continuano a respingere l’idea che il Kosovo sia uno stato sovrano. Ovvia ripercussione ha avuto questa sentenza nello stato spagnolo in Catalunya e Paese basco. La Spagna che  tra i quattro stati della UE che non riconosce il Kosovo, ha parlato per orA attraverso il ministro degli Esteri Miguel Angel Moratinos il quale pur riconfermando la posizione di Madrid ha detto che “ che si apre una nuova tappa” sostenendo il comunicato di Catherine Ashton, Rappresentante della politica estera della UE che propone di facilitare il dialogo tra Pristina e Belgrado.   Il PP coincide con il PSOE e attraverso il suo portavoce degli esteri Gustavo de Aristegi, negando ogni parallelismo con “territori che conformano la Spagna” , ha definito la sentenza “un errore grave da un punto di vista storico, una sparata da un punto di vista giuridico”. Diversa opinione quella di alcune forze catalane. ERC si è affrettato a salutare la sentenza della Corte di Giustizia anticipando una iniziativa nel parlamento spagnolo affinché si riconosca l’indipendenza del Kosovo mentre Convergencia Democratica de Catalunya pur salutando con favore la sentenza riconosce che “le situazioni di Kosovo e Catalunya sono completamente distinte” e confida “nelle istituzioni democratiche dello stato” per discutere con “tranquillità” questi temi.  Le preoccupazioni negli ambienti politici spagnoli sono, comunque, relative anche per la posizione degli USA, padrino della indipendenza kosovara, che hanno ripetuto, questa volta attraverso il portavoce del Dipartimento di Stato  Philip Crowley, che l’indipendenza kosovara riguarda “una serie di fatti propri del Kosovo (..). Non crediamo che possano essere applicata a nessuna altra situazione”.

Parole queste sincere visto che l’azione statunitense per favorire l’indipendenza kosovara  ha avuto più interessi geopolitici e strategici, condizionamento della politica europea, tra gli altri, che questioni inerenti il diritto internazionale sul quale gli Usa hanno mostrato di preferire un gioco con le carte truccate. E’ per lo meno

curioso che Washintong chieda alla comunità internazionale di riconoscere la sentenza della Corte dell’Aja quando negli anni 80, ad esempio, l’allora governo statunitense guidato da Ronald Reagan non riconobbe la sentenza dello stesso tribunale che condannava gli Usa per gli attacchi militari al Nicaragua guidato dal Fronte Sandinista. Sulla sentenza le letture possono essere diverse tanto che pur riconoscendo la specificità del caso “kosovaro” dice testualmente che nell’ordinamento giudico internazionale non esiste una norma che impedisca il diritto all’indipendenza. Su questo aspetto centra l’attenzione l’editoriale del quotidiano basco Gara riconducendo la questione alla necessità di affrontare la questione in termini democratici: “Se non esiste nel Diritto Internazionale alcuna legge che proibisca dichiarare l’indipendenza unilateralmente, non sarebbe conveniente che questo Diritto articolasse il modo con il quale, sulla base di accordi politici addottati dalle parti e sotto la supervisione di organismi internazionali, le nazioni potessero esercitare il diritto alla loro libera decisione, a decidere sul proprio futuro e le sue relazioni?. Istituzionalizzare il diritto di autodeterminazione, includerlo nei rispettivi testi costituzionali degli stati di diritto, è un delle sfide del Diritto internazionale del XXI secolo. (..) L’indipendenza è un progetto politico legittimo ed il diritto all’autodeterminazione la migliore garanzia che sia democratico”


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