ANNUNCIO DI ETA: UN ALTRO PASSO VERSO IL PROCESSO DEMOCRATICO

Il video comunicato di ETA nel quale riafferma il proseguimento della sospensione delle attività “armate offensive” intrapresa alcuni mesi è divenuto notizia sui maggiori mezzi d’informazione di tutto il mondo. C’era attesa per una dichiarazione della organizzazione armata basca e la stampa spagnola stava preparando il terreno cosi come governo spagnolo e quelli autonomi della CAV e della Navarra. A modo loro. Proprio altro ieri la portavoce del governo autonomo basco, Idioia Media (PSE), dichiarava che “un alto al fuoco di ETA non servirebbe a nulla”. Mentre il ministero degli Interni spagnolo diffondeva il volto “attualizzato” della presunta nuova “numero di ETA”, definita un “dura” favorevole al proseguimento della lotta armata e contraria ad una tregua permanente. Non solo. Ci sarebbe anche un’altra donna ai vertici dell’ organizzazione. Poi, oggi, arriva l’annuncio di ETA e a leggere il documento è una donna “militante veterana” sempre secondo la stampa spagnola che dichiara che “la sospensione delle azioni offensive era stata presa già da alcuni mesi”.  Ares ministro degli Interni del governo di Patxi Lopez, dopo un colloquio con il ministro degli Interni spagnolo, Rubalcaba, si fa portavoce dello stato spagnolo affermando che la dichiarazione di ETA “è insufficiente, ambigua e fraudolenta”. Che il Governo di “Lakua (della CAV), spagnolo le forze di sicurezza spagnole non sono in tregua e lavoreranno con la stessa decisione e fermezza contro ETA”. Ares poi si fa addirittura “portavoce” della stessa sinistra indipendentista  nell’affermare che la dichiarazione non risponde “alle esigenze e richieste che i dirigenti della sinistra indipendentista stavano facendo a ETA” (!).  Sinistra indipendentista che invece, in una conferenza stampa, afferma che l’ annuncio di ETA di mantenere la sua decisione “unilaterale indefinita e non condizionata”, costituisce un contributo “di valore indiscutibile per l’installazione della pace e il consolidamento di un processo democratico”. Del resto questo annuncio di ETA ribadisce quanto era stato già detto in altre occasioni dopo la dichiarazione di Altsasu e Venezia del novembre scorso della sinistra indipendentista di intraprendere un processo politico che favorisca un processo democratico senza violenze ne ingerenze. Lo ricorda Brian Currin mediatore sudafricano che ha contribuito alla dichiarazione di Bruxelles sottoscritta da una ventina di personalità internazionali a favore del dialogo basco spagnolo. Currin sostiene che la dichiarazione di ETA è “d’importanza storica” e che la decisione di ETA è “una risposta e una conseguenza alla leadership politica della sinistra indipendentista e della volontà espressa dal popolo basco”. Anche Gerry Adams, presidente del Sinn Fein il quale ha chiesto al “Governo spagnolo di stabilire rapidamente negoziati politici includenti”. Nel Paese basco le reazioni dei partiti e sindacati sono stati di diverso teneore. Se per Eusko Alkartasuna, che ha stipulato un accordo politico strategico con la Sinistra Indipendentista questa dichiarazione è una notizia  “lungamente attesa e incoraggiante” e significa ratificare “il lavoro svolto fino ad ora” per Aralar la decisione di ETA è positiva ed importante” e allo stesso tempo chiede all’organizzazione armata basca una fine della lotta armata “unilaterale definitivo per motivi politici”. Anche il maggior sindacato basco ELA ha accolto positivamente l’annuncio di ETA che “dovrebbe essere ricevuto in modo prudente e responsabile dal Governo spagnolo, attraverso una revisione della sua politica e prendendo decisioni che possano contribuire alla distensione”. C’è chi però non è disposto ad accettare il corso degli avvenimenti ed il significato di questa annuncio storico. Il partito della destra navarra Unione del Pueblo Navarro riduce l’annuncio di ETA ad sua “strategia per poter una volta di più entrare nell istituzioni”. Per UPN, ETA non “può chiedere nulla in cambio di questo alto al fuoco” e “essendo la Navarra l’obiettivo fondamentale di ETA”, UPN, “non permetterà che Navarra sia tema di una tavolo negoziale”. Insomma l’ipotesi che ci sia un cambio radicale  e definitivo nel paese basco sta preoccupando chi  su conflitto violento a costruite la sua ragion d’essere. Lo ricorda l’Associazione Scorte in Attivo del Paese Basco, che vuole allertare “l’opinione pubblica”  su quella che definisce una “nuova tregua trappola” che servirà unicamente a ETA per “riorganizzarsi e finanziarsi”. In questo contesto da segnalare il cauto commento del quotidiano El Pais, che assunse una linea editoriale contraria al dialogo nelle conversazioni politiche del 2006. L’editorialista del tema basco Luis R. Aizpeolea scrive che questo sarà “un alto al fuoco per dosi”. “Non risponde (l’annuncio di ETA) nemmeno a quanto richiesero gli appoggi internazionali della sinistra indipendentista, nel marzo scorso, ossia la dichiarazione di un alto al fuoco permanente e verificabile. Nemmeno impone condizioni. Il comunicato è per tanto, un primo passo al quale seguiranno altri nei quali si chiarirà le grandi incognite che il testo oggi non chiarisce. Sarà un processo di spiegazioni per dosi.”

 


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¿SON IGUALES TODAS LAS VÍCTIMAS?

 Iñaki Egaña Presidente de Euskal Memoria

El anuncio unilateral del cese definitivo de la violencia de ETA ha provocado varios terremotos simultáneos, en los que algunos protagonistas se abren paso a codazos, como queriendo imponer una determinada visión de lo ocurrido. En juego parece no estar la credibilidad, sino la inmediatez, haciendo viejo aquel adagio de quien golpea primero golpea dos veces. Como si, después de tantas mentiras y tergiversaciones, lo único importante del apartado de victimas, el tema que me ocupa, fuera la portada mediática y no su tratamiento mesurado.

 

Mal empezamos en la cuestión de las víctimas del conflicto cuando las mismas las reducimos a las ocasionadas por ETA desde 1968. ETA es una expresión del mismo y no su origen, por lo que comprimir la tragedia a las causadas por la organización que nació diez años antes de esa fecha es una manipulación. Memoricidio, según el argot más moderno.

Tampoco es de recibo reducir la responsabilidad del Estado a cuatro excesos de funcionarios a sueldo y tapar, como es tendencia atávica, decenas, cientos de víctimas, a las que se esconde bajo la alfombra para trampear la realidad. En algunos de los casos, además, se convierte una ejecución en un acto difuminado de enfrentamiento o de casualidad. Un ejercicio, por otro lado, dedicado a condimentar con perejil democrático otro memoricidio de signo similar al anterior.

Como no creo que sea de recibo y de la misma manera, el partir del análisis que hace el Estado de tiempos, situaciones, espacios e incluso modos de matar y de morir. Si hasta ahora ese mismo Estado ha negado su evidencia, ¿va a cambiar ahora de la noche a la mañana de perspectiva? La experiencia nos dice que, en la medida que pueda, y para ello no importa quién esté en el poder, seguirá eludiendo responsabilidades. Le ha sucedido al PSOE, víctima en la guerra civil y del franquismo, que ha sustituido precisamente a los victimarios en la ocultación de la verdad de las épocas citadas en cuanto llegó a tener responsabilidad de gestión política.

ETA: UN ANNUNCIO CHE VIENE DA LONTANO E GUARDA AVANTI

La dichiarazione di ETA diffusa oggi dal quotidiano basco Gara era attesa da settimane.

Anzi, era il serpentone che faceva presenza nei discorsi dei politici e mass media spagnoli e baschi. Una questione che è stata posta da subito è quale novità rappresenti questa dichiarazione rispetto ad altri annunci di cessate il fuoco proclamati nel corso della storia dell’organizzazione armata.

Dal 1975 ETA considerava ineludibile la trattativa sulla base dell’Alternativa Kas, una sorta di processo costituente basco, per arrivare a una soluzione del conflitto. A più riprese veniva sottolineato come questo accordo avrebbe portato a una sorta di ibernazione della lotta armata.

Un aspetto fondamentale era che ETA si  considerava l’interlocutore del governo spagnolo e questa strategia politico-militare del conflitto portò Governo ed ETA a sedersi al tavolo delle trattative ad Algeri dal gennaio ad aprile 1989. Eta dichiarò una tregua unilaterale di 15 giorni per poi annunciare una “la creazione di un periodo di distensione nel conflitto, che propizi il dialogo assunto dalle parti”. La  tregua fu effettiva anche da parte del governo spagnolo.

Fallito il dialogo di Algeri bisognerà attendere il l’aprile del 1996, poco dopo l’elezione di José Maria Aznar, sfuggito miracolosamente a un attentato dell’organizzazione armata, per registrare una tregua “simbolica” di ETA, di una settimana, in occasione della presentazione dell’Alternativa Democratica, una proposta di soluzione al conflitto che, pur riaffermando il ruolo di “garante” per il gruppo armato rispetto a un negoziato sul diritto autodeterminazione del Paese basco, stabiliva che fossero i partiti e forze sociali basche a discutere i contenuti politici dell’accordo.

L’affondo a tutto campo del Governo Aznar contro la sinistra indipendentista, accompagnato da un giro di vite nella politica autonomista e una strategia militare di ETA che compie un salto attentando direttamente ai rappresentati politici del PSOE e del PP, portò alla stipula di un accordo tra la maggioranza delle forze politiche sindacali e sociali baschi, escluse le rappresentanze di PSOE e PP nonché di UGT e CCOO baschi, che si denominerà Accordo di Lizarra Garazi. Prendendo come riferimento il processo di pace in Irlanda del Nord, l’accordo poneva le basi un processo di pace basto sul riconoscimento del Paese basco come ambito decisione.  Una novità importante, perché l’iniziativa risiedeva nelle forze politiche e sociali basche. È in quedto contesto che ETA dichiara una tregua unilaterale il 12 settembre del 1998 che durerà fino al dicembre 1999. In questo periodo, le forze di sicurezza spagnole  francesi metteranno in atto una serie di operazioni sia contro ETA che contro le organizzazioni politiche della sinistra indipendentista. Anche l’accodo di Lizarra Garazi si concluse con una rottura, che però rese evidente come la strategia negoziale in cui ETA si presentava come soggetto  “garante”  fosse un argomento usato strumentalmente dal Governo spagnolo per affermare che non era possibile negoziare accordi politici “con una organizzazione terrorista”. Una constatazione che porterà una riflessione interna al movimento indipendentista basco che dopo anni di trattative segrete con esponenti del PSOE, sfocerà, nel settembre 2004, nella dichiarazione di Anoeta, dove la già allora illegalizzata Batasuna, annuncerà una proposta di dialogo su due tavoli: il primo tra ETA e il Governo per discutere di smilitarizzazione vittime e prigionieri baschi. Il secondo, politico, fra partiti e agenti sociali baschi.

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