LEGALITA’ SPAGNOLA, TORTURA, MEMORIA STORICA E PROCESSO DEMOCRATICO.
E’ ormai un tormentone politico la legalizzazione del partito della sinistra indipendentista Sortu. S’ha da fare o no? La classe politica spagnola egemone, PSOE e PP sembrerebbe coesa nel respingere la riammissione nelle istituzioni spagnole del movimento indipendentista basco. Il governo spagnolo adduce la scusa della “non cessata esistenza di ETA” per negare la legalizzazione di Sortu. In questo contesto gli annunci di ETA di “tregua unilaterale generale e verificabile” vengono capovolti nel loro significato: “non è importante il fatto che ETA non spari e che paventi di non farlo più, il problema è che continua ad esistere”. Ramon Jauregui, Ministro della Presidenza sostituisce il “rispetto della legalità spagnola” come condizione sine qua non, al mancato “convincimento della classe politica sulla sincerità della sinistra indipendentista”. Il ministro della Giustizia Caamaño, assieme al procuratore generale Conde Pumpido, sostiene che Sortu è in continuità di Batasuna e quindi niente legalizzazione. E così l’Avvocatura dello Stato e la Procura Generale che fanno a gara per inoltrare al Tribunale Supremo richieste di annullamento della legalizzazione di Sortu perché rappresenta la “continuità di Batasuna”. Atteggiamento di fermezza che sembra guardare più al mercato elettorale che non a una presunta salvaguardia della legalità vigente o addirittura a una volontà di risolvere una volta per tutte un “conflitto politico che dura da decenni”. Il PP, come un avvoltoio aspetta che il PSOE in agonia elettorale (dato in caduta libera nei sondaggi) faccia un “passo falso” sullla “questione basca. L’hanno già detto Rajoy e compagnia: se Sortu viene legalizzato sul tema antiterrorismo sarà guerra aperta. Così la patata bollente passa alle massime istanze giuridiche spagnole, Tribunal Supremo e Tribunal Constitucional, rivelando che la separazione di poteri in Spagna sulla questione basca ha fatto storicamente acqua.
Ed in questa strategia a tutto campo non si risparmia niente. Zapatero dice che “se esiste ETA, la sinistra indipendentista avrà vita difficile comunque” ed ecco gli arresti a catena con i relativi piani di “assalto al palazzo d’inverno”. Dei membri del presunto commando “tutto fare” responsabile degli attentati degli ultimi anni, con una mobilità sul territorio spagnolo incredibile. Responsabilità “confessate” dopo i cinque giorni di isolamento nelle mani della Guardia Civil, con denunce di torture e stupri. Di responsabili di ipotetiche azioni eclatanti contro Aznar, Patxi Lopez, le Torri KIO di Madrid etc. Di ennesimi “dirigenti o numeri 1” di ETA come ieri a Beaulencourt, nel Dipartimento di Pas-de-Calais, nel nord della Francia, che portano le agenzie stampa, diffondendo le veline del Ministero degli Interni, a scrivere che dalla dichiarazione di alto al fuoco “permanente, generale e verificabile” di ETA del 10 gennaio scorso, sono stati arrestati 33 militanti di ETA. Mettendo nello stesso sacco, presunti militanti di ETA, quelli poi scarcerati perché nemmeno più presunti, giovani accusati di appartenere a Segi, organizzazione giovanile sanzionata come “terrorista” dal Tribunale Supremo. E’ evidente la gestione politica degli arresti che in questi due ultimi anni, a partire dalla svolta strategica della sinistra indipendentista, avvengono con una puntualità sconcertante, o molto concertata. E per dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, sia l’Avvocatura dello Stato che la Procura Generale, per avallare la tesi della continuità di Sortu con “Batasuna e quindi con ETA”, inseriscono nella loro documentazione il nome di Sonia Respaldiza, promotrice di Sortu, che sarebbe stata menzionata in un documento di ETA, trovato in possesso del militante di ETA Ibon Fernández Iradi, Susper. Quando? Nel 2002. Da allora Sonia Respaldiza non venne mai chiamata in causa cosa che invece è avvenuto per altre persone menzionate nello stesso documento. Insomma una “promotrice di Sortu”, che sarebbe in odore di ETA, secondo la polizia spagnola, ma circola liberamente da 9 anni!!!!
Un copione che ha tutta l’aria di essere già stato scritto ma che non riesce a soddisfare tutti gli aficionados del “progetto Spagna”. Le voci critiche con questa “insensata, e controproducente, politica della fermezza” sono sempre più numerose e di peso. Dal PSE basco il suo presidente Eguiguren, il sindaco di San Sebastian, Elorza, ma anche, seppur con distinguo, lo stesso presidente della CAV Patxi Lopez, si esprimono a favore della legalizzazione di Sortu. Anche il Presidente del Tribunal Supremo della CAV, Juan Calparsoro mette in discussione le argomentazioni, “tirate per i capelli”, dei suoi “superiori” Avocatura dello Stato e Procura Generale nelle loro richieste di impedire la legalizzazione di Sortu. Ancora più significativa è la presa di posizione di uno dei “padri” della Costituzione spagnola, e membro del Consiglio di Stato, Miguel Herrero de Miñón, storico uomo politico della destra spagnola, già militante di Unione di Centro Democratico, Alianza Popular e Partido Popular, formazione che abbandonò nel 2004. Herreo de Minon in una intervista a Radio Euskadi, pur ammettendo che la legalizzazione della sinistra indipendentista “comporterà dei problemi politici” considera “un errore lasciarla fuori” dalle istituzioni dopo la sua rinuncia alla violenza. Inoltre sostiene che è “assurdo” chiedere “atti pubblici di contrizione e pentimento” asserendo che la politica si fa con “amnistia e non con amnesie”. Una idea questa, della necessità di “superare il passato”, paventata oltre che da Herrero de Miñón anche dal sindaco di San Sebastian Elorza che ha fatto un sibillino collegamento tra il mancato pentimento della destra spagnola rispetto al franchismo e il mancato pentimento della sinistra indipendentista rispetto a ETA. Un saggio di battaglia ideologica sulla memoria storica che ovvia a una questione di fondo: che l’omertà e impunità del regime franchista, circa 250 mila esecuzioni sommarie dal 1936 al 1975, è causa fondante della critica strutturale alla ”riforma politica spagnola” della sinistra indipendentista e della continuità della lotta armata di ETA, 842 uccisioni in cinquant’anni (“punite” dalla giustizia spagnola nello stesso arco di tempo, tra altre misure coercitive, con diecimila prigionieri politici , 7 mila denunce di torture, 472 uccisioni per mano della forze di sicurezza o gruppi paramilitari)
Nonostante questa azione a tutto campo delle autorità spagnole, Sortu lancia ancora una volta la sfida sul terreno politico, dimostrando che per adesso è solo la sinistra indipendentista a volere giocare, con nuove regole, la partita del processo democratico. In un comunicato Sortu risponde alle accuse di silenzio sugli ultimi “episodi” della cronaca politica e giudiziaria traducendo la sua scelta strategica e politica annunciata con l’iniziativa di Bilbao e la presentazione degli statuti del nuovo partito.
“Partendo dal principio del rispetto della presunzione d’innocenza che ad ogni cittadino corrisponde come principio fondamentale di uno Stato di Diritto e dinnanzi al notizie diffuse dai diversi mezzi di comunicazione di ipotetiche e presunte pianificazioni di attività tendenti alla esecuzione di atti di violenza contro beni e persone, tra i quali, sembra, contro il lehendakari (presidente della Comunità Autonoma Basca), Patxi Lopez” riafferma il suo rifiuto “di qualsiasi atto di violenza” “ Conseguentemente ed in modo chiaro” Sortu rinnova “il rifiuto degli atti di violenza e coercizione” verificatesi la scorsa settimana Gasteiz e Portugalete “chiunque ne sia l’autore” (il riferimento è alle azioni attribuite dal Governo autonomo basco alla “kale borroka” /azioni di sabotaggio). Sortu aggiunge di condividere “la preoccupazione e il fermo rifiuto dinnanzi alle gravi denunce di episodi di tortura e mantenimento della persecuzione politica e giudiziaria contro militanti indipendentisti”.
Sortu conclude con una dichiarazione di principio secondo la quale “il rifiuto della violenza non si effettua partendo da posizioni di equidistanza tra le diverse violazioni dei diritti umani, ma dal ripudio di ognuna di esse”.
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