MIGLIAIA AI FUNERALI DEI GUERRIGLIERI KURDI

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Oggi è il giorno dei funerali. Alcuni dei 12 guerriglieri kurdi che hanno perso la vita tra venerdì 13 e sabato 14 a Uludere, sono stati sepolti già ieri sera tardi, altri sono stati sepolti oggi. La solidarietà e l’affetto del popolo kurdo per questi loro “figli” sono stati per tutta la notte e da sabato incredibili: decine di migliaia di persone si sono recate prima al confine con il Kurdistan iracheno per recuperare i corpi dei guerriglieri uccisi dai militari turchi quindi sono stati proclamati tre giorni di lutto. Le città kurde erano deserte, nei centri commerciali: i negozi chiusi ad eccezione dei panifici e delle farmacie, le serrande abbassate ovunque. Decine di migliaia di persone hanno atteso il passaggio dei corpi dei guerriglieri che dovevano prima essere sottoposti ad autopsia.
A Diyarbakir, così come in molte altre città, sono state organizzate manifestazioni e sit in. La polizia ha attaccato i dimostranti ovunque, compresa Istanbul.
A Diyarbakir una folla immensa ha atteso in strada per ore per salutare il corpo di Abdulkadir Ay (Kahrman Rodi, di Bingöl) uno dei 12 guerriglieri kurdi uccisi.
I nomi dei guerriglieri rilasciati finora dal PKK sono: Riyad Berkel (Xebatkar Kobani), Sami Pirano?lu (Dijwar Goyi), Hanefi Ayd?n (Berxwedan Malazgirt), Abdulkadir AY (Kahraman Rodi), Adem A?kan (Can?êr Çempiri), ?ore? Serhat (Atanur ?ahin) and Haki Afrin (Ahmed ?êxo).
Sami Pirano?lu (Dijwar Goyi) è stato sepolto ieri sera dopo che il suo corpo è stato prelevato dalla famiglia all’obitorio.  Al suo funerale a Sirnak hanno partecipato migliaia di persone. La madre di Sami, Naciye Pirano?lu ha voluto fare un breve discorso. “Sono orgogliosa di mio figlio. – ha detto – Sami ha dato la sua vita per una giusta causa. Non è diventato un martire per me ma per tutto il suo popolo.” Quindi Naciye Pirano?lu ha aggiunto: “Fermatevi per un momento davanti a questo sangue:  quanto lontano possiamo andare con il sangue. Dobbiamo essere fratelli, dobbiamo vedere l’altro come un fratello, una sorella. Mio figlio ha dato la sua vita per una causa giusta. Non voglio che altre madri debbano provare il dolore di perdere un figlio”.


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