4 Sì, un unico No: la battaglia è appena iniziata
Ciò non toglie che di un risultato pesante si tratta, in particolare per l’esecutivo precariamente ancora in carica. Un responso collettivo che dice No a chi s’è presentato, in modi e forme vieppiù sfacciate, come casta intoccabile, espressione di una minoranza che non deve dare spiegazioni di niente a nessuno.
Il responso boccia un esecutivo che a questo punto – a tutti gli effetti – non rappresenta più la maggioranza come si dice “degli aventi diritto”. Una contraddizione certo solo formale ma che non tarderà di avere effetti molto concreti e materiali su un governo che sta in piedi coi cerotti. I primi segnali iniziano a farsi sentire, non solo quelli di una Lega che sgambetta e prende le distanze dalle dichiarazioni allineate del senatur, ma anche di tanti pezzi di Pdl che invitano a “prendere in considerazione”, ammettono che “qualcosa non funziona più”, invitano a “cogliere i segnali che giungono dalle urne” e altre piccole ammissioni di un disastro se non annunciato, quantomeno intravisto.
Il risultato, in sé e per sé, è significativo e importante. Oltreché intrinsecamente positivo. Non segnerà l’inizio del cambiamento che molti ora gridano ai quattro venti (un cambiamento che ha sempre ancora bisogno di passare per l’urna!) ma intanto piazza 4 bei paletti alle punte più “avanzate” di un capitalismo di rapina e nulla più cui è ridotta quella parte di capitalismo (sempre più risicata) che trova ancora utile farsi rappresentare dal e nel ‘sogno berlusconiano‘, oggi forse definitivamente giunto al capolinea.
Non c’è che da rallegrarsi, ben coscienti però che la battaglia è solo all’inizio e, come abbiamo scritto nell’editoriale, la Val Susa e la vicenda (No)Tav saranno il prossimo banco di prova per tutt*: per il ‘popolo dei beni comuni‘ chiamato a dar prova di coerenza e sostanzialità; per una Lega (Maroni) che forse non sarà più così convinta di aprire i cantieri “con la forza necessaria”; per un Pd che difficilmente potrà contare sull’appoggio trasversale e bi-partisan di chi è stato affossato anche dal suo appoggio alle battaglie referendarie… su quesiti che chiamano in causa la questione vieppiù centrale del ‘modello di sviluppo’, nodo politico centrale che – almeno in questo paese – è stato portato alla pubblica attenzione e agli onori delle cronache proprio dalle gesta decennali del movimento No Tav.
Per ora, in ogni caso , è il momento dello spumante. Da domani (stanotte?) … a sarà dura!
Ma non crediamo tanto per noi..
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