Gerry Adams urged government to recognize Palestine

Gerry Adams urged government to recognize Palestine

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Sinn Féin President Gerry Adams TD has urged the Irish government, “in light of the unprecedented UN Security Council resolution demanding an end to all Israeli settlement in the Palestinian occupied territories, to now implement the Oireachtas motion from two years ago and formally recognise the state of Palestine.

Deputy Adams said:

“Last Friday night the UN Security Council passed by 14 votes to nil a resolution calling for an end to illegal Israeli settlements in the occupied territories. Currently there are almost half a million Israeli settlers living on Palestinian land that has been stolen. The UN resolution demands that ‘Israel immediately and completely cease all settlement activities in the occupied Palestinian territory, including East Jerusalem’ It describes such settlements as having ‘no legal validity’ and warns that their existence threatens the two state solution.

“Two years ago, the Dáil and the Seanad voted to recognise the Palestinian state but the Government has not acted on that commitment. Since the beginning of this year, several hundred Palestinian homes in the West Bank have been demolished by the Israeli authorities and 1,062 people, including 553 minors, have been made homeless. The Israeli authorities have destroyed approximately 150 internationally-funded development projects, which has cost the EU an estimated €58 million.

“I have raised this issue with the Taoiseach Enda Kenny in the Dáil on several occasions this year. But nothing happened.

“It is long past time that the Irish government formally recognised the state of Palestine. The rights of the Palestinian people to statehood should not be dictated by Israeli opposition.”


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“EL COMISARIO” GRIDA E MI DICE CHE MI VIOLENTERA’ UN’ALTRA VOLTA”

 Verso le 4 del mattino del 1 marzo 2011 sfondano la porta. Mi prendono per i capelli e mi trascinano nella sala. Sono con il reggiseno e non mi lasciano vestire durante la perquisizione. Nella sala mi bloccano con violenza e cercano di mettermi le manette. Si arrabbiano perché sono piccole. Mentre sono seduta sul divano mi dicono “Vedrai che cinque giorni passerai”

Mi entrò un po’ di nausea durante la perquisizione del ripostiglio. Mi stringono fortemente sul braccio, mi lasciano degli segni. Mi mettono manette di corda e me le stringono sempre di più.

Mentre usciamo di casa mi minacciano: di non guardare, ne parlare con il mio compagno. Mi portano dove si trovava l’auto e mi proibiscono assistere alla perquisizione.

Mi portano dal medico forense di Bilbao: mi visitano attentamente: ho segni sui polsi per le manette, avevo le vene gonfie e qualche abrasione. Le braccia rosse, per il modo in cui mi tenevano, e rigide.

Mi fanno salire sul Patrol (automezzo in dotazione alla Guardia Civil). Mi obbligano a chiudere gli occhi e me li chiudono loro con una mano. Ascolto che dicono che devono incontrarsi con un’altra auto.

Si fermano. Un guardia civil che si fa chiamare “el Comisario”, viene a prendermi e cambiamo d’auto.  Quella di adesso non è un Patrol, è un’auto normale per lo spazio e l’altezza che percepisco nell’entrare. El Comisario inizia a gridarmi nell’orecchio e a minacciarmi: “Sono militare e sono addestrato ad uccidere”. Mi dice che ho due opzioni: parlare subito, o no. Noto come prendono una borsa e me la mettono sulle mani. Durante il viaggio verso Madrid mi danno colpi e schiaffi sulla testa e proferiscono continue minacce. Mi dicono che adesso si fermano e “ti lascio nuda, ti getto nella neve e ti apro come un canale”. El Comisario si toglie la giacca e inizia a strusciarsi sul mio corpo. L’altro poliziotto che stava al suo fianco “calma”  El Comisario però anche mi minaccia: mi applicano per due volte la “borsa” (viene collocata una borsa di plastica sul capo della vittim,a chiusa attorno al collo, per provocare  asfissia) nel tragitto verso Madrid.

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