MESSICO: ACCUSE AGLI STATI UNITI

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Il segretario agli Interni messicano, Fernando Gomez Mont, ha chiesto agli Stati Uniti di assumere “la vergogna di vendere le armi con le quali assassinano i messicani in questo peese”, attraverso una violenza alimentata “dalla domanda” di droga dagli Stati Uniti. Non è la prima volta che il governo messicano alza la voce con il potente vicino a causa della guerra del narcotraffico che dalla avvento al governo di Felipe Calderon ha provocato circa 23 mila morti. Le risposte del Governo americano fino ad ora sono state fatte con vecchie ricette come quella avanzata dall’ex presidente statunitense, Bll Clinton, su una “Piano Messico” per combattere il narcotraffico. Un precedente fu il “Plan Colombia” che presentato come uno strumento per combattere il narcotraffico si è rivelato in realtà un piano per il controllo politico dell’area e per accrescere le violazioni dei diritti umani nel paese latinoamericano. Ad accrescere il malumore delle autorità messicane è arrivata anche la decisione del governo federale dell’Arizona di imprimere un giro di vite sulle politiche d’immigrazione con una serie di misure di carattere razzista. Le dichiarazioni di Fernando Gomez Mont, giungono dopo l’ennesima imboscata dei commandos dei cartelli del narcotraffico, che a Ciudad de Juarez, ha provocato la morte di quattro persone. Obiettivo dell’attentato era la segretaria alla Sicurezza Pubblica dello stato messicano di Michoacan. Nonostante lo schieramento di decine di migliaia di soldati dell’ esercito e della polizia federale i cartelli del narcotraffico mostrano una grande capacità di fuoco come a ricordato Gomez Mont. “Nelle ultime settimane la dinamica della violenza è cambiata” provocando diverse vittime tra i militari ed i poliziotti. Interpellato sulla proposta di Bill Clinton, Gomez Mont ha detto che “i piani e le risposte dello Stato contro la violenza devono nascere dallo Stato messicano”.


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AMAIUR, SINISTRA BASCA PER LE ELEZIONI DEL 20 NOVEMBRE

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Con un nome dai richiami antichi e simbolici Amaiur, località nel Alto Batzan navarro dove nel 1522 ci fu l’ultima resistenza del Regno di Navarra alla conquista spagnola, la coalizione della sinistra per la sovranità basca si presenta alle elezioni legislative spagnole del 20 novembre affinché  “Euskal Herria si presenti come popolo dinnanzi allo Stato spagnolo”.

Visti i trascorsi delle partecipazioni nel parlamento spagnolo delle formazioni che compongono la coalizione, nel documento presentato ieri alla stampa, Amaiur sottolinea quali saranno gli obiettivi della sua presenza.

La nostra azione avrà come obiettivo rivendicare i diritti nazionali che corrispondono a Euskal Herria soprattutto sul riconoscimento nazionale e diritto a decidere”, afferma la coalizione della sinistra basca. Se questa è la motivazione quadro di principio, la strategia politico sociale ed economica delinea una proposta ed azione politica miranti a articolare una serie di misure economica e sociali progressiste per la società basca.

Dinnanzi alla grave crisi situazione causata dalla crisi economica che stiamo subendo, le politiche socioeconomiche, che si ripercuotono sulle/sui lavoratrici/lavoratori baschi e i settori meno abbienti della nostra società, saranno al cantro della nostra attenzione. I rappresentanti della coalizione esigeremo con forza un Ambito Basco di Relazioni Lavorative che permetta alle istituzioni ed agli agenti economici e sociali baschi disporre degli strumenti di competenza giuridica per stabilire politiche sull’occupazione e di protezione sociale sovrane; difenderemo misure a favore del lavoro degno e di qualità e lotteremo per l’uguaglianza effettiva e reale di tutte le persone (..) verranno promosse politiche pubbliche che rafforzino la garanzia sociale difendendo allo stesso tempo in modo in equivoco servizi pubblici in educazione, sanità e politiche sociali”. Particolare attenzione viene data alla “sostenibilità ambientale ed ecologica come guida per tutta la nostra azione politica e la difesa di quelle strutture ed infrastrutture sociali che aiutino a definire Euskal Herria” e quindi anche “ad ottenere il riconoscimento immediato che spetta alla euskara e alla cultura basca”.

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