FREEDOM FLOTILLA: CONSEGUENZE DELL’AGGRESSIONE

Loading

Da Infopal http://www.infopal.it/

UN’AZIONE PREMEDITATA?

PMC. Oltre alle morti e ai numerosi feriti, ancora sparsi tra vari ospedali in Israele, gli arrestati sarebbero 480. A 48 operatori umanitari è stato consegnato l’ordine di espulsione dal Paese e, in questo momento, sarebbero in direzione dell’aeroporto Ben Gurion.Il porto di Ashdod è stato dichiarato zona militare chiusa, pertanto informazioni su numeri e destinazioni sono discordanti e restano ancora incerti. È certo però che da tempo Israele avesse allestito un immenso campo di detenzione (prigione n°26) nel porto, e che avesse sgomberato intere strutture detentive, tra cui la prigione di Beersheva nel deserto del Negev, in preparazione all’azione militare sferrata ieri contro il convoglio umanitario.

CONSIGLIO DI SICUREZZA ONU, “DEPLORA”

Gaza – AlJazeera. Arriva la condanna del Consiglio di Sicurezza ONU all’attacco israeliano che ieri ha massacrato attivisti umanitari a bordo delle navi delle Freedom Flotilla destinate a Gaza. Le discussioni si sono svolte per oltre dieci ore e, alla fine, si è adottata una dichiarazione formale sull’immediato rilascio dei civili detenuti in Israele e l’apertura di un’indagine imparziale. Già prima della convocazione di questo Consiglio, ieri, oltre 15 paesi avevano “deplorato” pubblicamente l’attacco mortale ad opera di Israele. L’Ambasciatore britannico, Mark Lyall Grant ha dichiarato: “È evidente oramai che qualunque divieto imposto da Israele sulla Striscia di Gaza vada soppresso, così come dispone la Risoluzione 1860. Si tratta di un embargo inaccettabile e controproducente”. Alla richiesta della fine del blocco contro Gaza, si sono registrati i pareri favorevoli anche di Francia, Russia e Cina, che hanno sostenuto pure l’avvio di indagini. Gli USA, ancora una volta, non riescono ad esprimersi apertamente contro l’aggressività israeliana. Si sono limitati a pronunciarsi perché le si “agevolino” pratiche e misure del contesto “Gaza”. Alejandro Wolff, rappresentante permanente per gli USA presso l’ONU afferma: “Siamo scioccati dalla violenza praticata ieri da Israele e dalla perdita di vite umane, così come dal numero di feriti”.

Il raid della morte

La dichiarazione riflette il forte ed unanime disaccordo per il massacro perpetrato ieri da Israele, che ha attaccato le imbarcazioni con 700 civili umanitari, diretti a Gaza per distribuire 10.000 tonnellate di aiuti e beni vitali per la sopravvivenza della popolazione palestinese. Israele avanza già ragioni di “autodifesa”.I suoi soldati avrebbero subito gli attacchi dei civili, ma video e testimonianze di giornalisti a bordo di Mavi Marmara, tra cui Jamal al-Shayyal (AlJazeera) riportano come i soldati abbiamo sparato a raffica anche dopo aver già assassinato diversi membri dell’equipaggio: “I soldati israeliani ci hanno sparato direttamente anche dopo che avevamo  l’innalzato bandiera bianca”. Le navi della Freedom Flotilla sono state sequestrate e condotte presso il Porto di Ashdod, dichiarato immediatamente “zona militare chiusa”.

HAMAS CRITICA CONSIGLIO DI SICUREZZA

Gaza – Infopal. Il Movimento di Resistenza Islamica Hamas ha criticato la dichiarazione del Consiglio di Sicurezza sull’aggressione israeliana contro la Flotta della Libertà diretta verso la Striscia di Gaza, descrivendola come debole e non all’altezza dell’accaduto. In un comunicato diffuso dal Movimento sui legge: “Noi del Movimento Hamas riteniamo che la dichiarazione emessa dal Consiglio di Sicurezza sia debole e squilibrata, non al livello del crimine sionista commesso contro i sostenitori internazionali a bordo delle navi della libertà, che stavano trasportando aiuti umanitari alla popolazione palestinese assediata”. La dichiarazione prosegue: “Questa posizione rivela la debolezza del Consiglio di Sicurezza e svaluta la sua credibilità, rivelando la verità sulla posizione filo-sionista degli Stati Uniti che tende a proteggere l’Entità Sionista dalle sanzioni internazionali per i crimini commessi e la pirateria internazionale”.

AZIONE CHE COAGULA NUOVE ALLEANZE

Damasco – Sana. Oggi pomeriggio (31 maggio), il presidente siriano al-Asad ha incontrato il collega libanese, Sa’d Hariri. I due hanno espresso comune condanna della brutalità israeliana e hanno rivolto le personali condoglianze al presidente della Turchia, Gul. Al-Asad e Hariri hanno discusso a lungo su rischi e conseguenze dell’attacco israeliano, di fronte al quale è totalmente svanito il riconoscimento dei diritti umani fondamentali. Un attacco insensato contro pacifisti, in acque internazionali, premeditato e, dato l’elevato numero di nazionalità coinvolte tra le vittime, un atto di aperta sfida alla comunità internazionale tutta. Come chiedevano le prime condanne giunte dalla Turchia, anche Siria e Libano chiedono alle Nazioni Unite di adottare le misure più appropriate affinché Israele non resti impunito e perché, da quest’azione di guerra, non prenda il sopravvento per attaccare i rispettivi Paesi.

E LA GUERRA CONTINUA

Gaza – Infopal. Questa mattina (1 giugno) l’artiglieria israeliana ha sferrato un attacco nella parte est di Khan Younis (sud della Striscia di Gaza). La resistenza palestinese ha risposto nei pressi di al-Farrahen (Khan Younis est). Fonti israeliane sostengono di aver ucciso alcuni combattenti palestinesi, ma la notizia, fino ad ora, è stata smentita da quelle palestinesi, compreso il personale medico di soccorso. Mu’awiya Hassanain, direttore del Pronto Soccorso e del coordinamento delle ambulanze ha fatto sapere che a causa degli scontri il suo personale non è riuscito ad accedere alla zona interessata per attestare la presenza di vittime.


Related Articles

Le ultime parole di ?îrîn Elemhulî, impiccata in Iran

Loading

?îrîn Elemhulî, impiccata in Iran insieme ad altri 4 detenuti  curdi, ha lasciato questo messaggio prima dell’esecuzione : Vogliono  che io nego di essere Kurda. Mi hanno offerto una collaborazione. Se avessi accettato avrebbero revocato l’ordine, ma io non ho accettato. “
?îrîn Elemhulî, 4 giorni prima dell’ esecuzione aveva scritto una lettera, nella quale scriveva dei suoi tre anni di detenzione.  Lei  a cui non è spettato nemmeno avere un avvocato difensore  ha scritto di terribili torture e violenze dietro quelle porte di ferro.

“Mi impiccano perchè sono kurda. Ho sofferto in carcere le pene dell’inferno e non so perchè mi abbiamo arrestato e perchè mi impiccano.  Solo perchè sono kurda? Sono nata kurda e solo per questo ho dovuto patire le più terribili violenze e torture.” Lei ha scritto che lo Stato iraniano pretendeva che lei negasse la sua nazionalità. ” Se lo avessi fatto, avrei mentito a me stessa. La mia lingua è il kurdo. Sono cresciuta con questa lingua. E loro non vogliono che io parli o  scriva nella mia lingua.”

La vostra tortura è il mio incubo. Nella sua lettera si rivolge anche ai giudici che non le hanno permesso durante gli interrogatori di parlare in kurdo. Negli anni della detenzione, nel carcere femminile di Ewin ha imparato il persiano. ” E per il fatto che io non sapevo parlare bene il persiano e che voi volevate registrare le mie dichiarazioni nella vostra lingua, non avete capito quello che dicevo.” I maltrattamenti che mi avete fatto sono stati di notte i miei incubi e di giorno il mio dolore. In seguito alle torture avevo durante gli interrogatori terribili mal di testa e in alcune giornate non ce la facevo a resistere. Non riesco più a rendermi conto di cosa succede intorno a me e per ore intere non sono più me stessa. E continuamamente sangue dal naso.  Un’altra conseguenza delle tortura è la perdita della vista e continui capogiri.  E non ho il diritto ad avere una cura. Lei  scrive che negli altri carceri iraniani succedono le stesse cose.  Le sue ultime parole prima dell’ esecuzione: Quello che mi avete fatto, non lo avete fatto solamente a me e alla mia famiglia. Lo so. Queste torture le hanno subito anche  Zeynab Celaliyan, Rûnak Sefazade  e tanti altri Curdi. E le madri curde, con gli occhi pieni di lacrime aspettano per giorni e giorni di vedere i loro figli. Ogni volta che squilla il telefono si tormentano pensando di ascoltare terribili notizie. Mio figlio è stato impiccato…….

LIBERI I KURDI ARRESTATI IN ITALIA

Loading

Il tribunale del riesame di Venezia ha ordinato la scarcerazione degli ultimi sei kurdi arrestati quasi tre settimane e accusati

UDALBILTZA

Loading

Tra le numerose iniziative giudiziarie messe in atto, a partire dal 1998, contro area sociale della sinistra indipendentista basca, quello

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment