LA MILITARIZZAZIONE DELLE “BANLIEUES”.

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Gara. Non c’è dubbio che Nicolas Sarkozy non è una persona con grande sensibilità sociale. Però gli ultimi avvenimenti stanno dimostrando, inoltre, al sua negligenza per affrontare uno dei più gravi problemi strutturali che ha lo Stato francese: le grandi sacche di emarginazione generate da un sistema politico e sociale che assume la disuguaglianza come qualcosa di endemico. Una realtà che lo Stato francese cerca di nascondere nella periferia delle città e che, quando appare, cerca di zittire con minacce, colpi ed anche spari. Una esclusione che, inoltre, ha una forte componente razzista, in quanto riguarda le etnie più sfavorite dentro l’esagono, come sono i magrebini e i gitani.

I fatti di Grenoble e Saint-Aignan dello scorso fine settimana, nei quali a causa della morte di due giovani per colpi d’arma da fuoco della polizia si è scatenata una reazione violenta nelle loro banlieues, ha mostrato che questo fenomeno non diminuisce. E’ anche significativo che, come avvenne nelle prime rivolte a Parigi, sono stati due casi di violenza poliziesca che sono serviti come detonante di questa situazione.

La posizione dello Stato francese, che in questa occasione ha inviato l’esercito per controllare le rivolte, mostra la peggiore delle approssimazioni possibili a un conflitto che ha profonde radici politiche e sociali. L’Esecutivo di Sarkozy pretende affrontarlo come se si trattasse di un problema che coniuga elementi di criminalità organizzata con spontanei ed irrazionali attacchi di rabbia antisociale. Niente di più lontano dalla realtà. L’esclusione che subiscono gli abitanti di questi quartieri, che sono una percentuale importante degli abitanti dello Stato, conseguenza diretta delle politiche disegnate dai successivi governi francesi. L’unico modo di cambiare la realtà è invertire questa politica, non insistere con essa. Militarizzare questi conflitti può dare luogo ad altri molto peggiori.

FONTE: http://www.gara.net/paperezkoa/20100720/211024/es/La-militarizacion-banlieues-otro-error


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NoTavInfo. La giornata appena trascorsa porta con sè le due facce della medaglia della situazione che stiamo vivendo: da un lato la ricchezza, l’unità, la solidarietà del movimento notav e dall’altra l’arroganza di un potere sempre più in difficoltà che sa rispondere a un popolo che difende il suo territorio solo con idranti, lacrimogeni e manganelli.

La giornata inziata con uan gita al Rocciamelone, la cui vetta allieta sempre i nostri sguardi ricordandoci la potenza della montagna, ha avuto due grandi appuntamenti che si sono dimostrati unici: alle 16 il raduno degli alpini notav, che in oltre trecento si sono ritrovati davanti al cancello della centrale per manifestare contro la presenza degli alpini all’interno del non-cantiere di Chiomonte. L’orgoglio di un popolo di montagna, che ha sempre inteso il cappello con la penna come una missione di defa del territorio e della popolazione, non per la guerra e per difendere con il proprio operato, la militarizzazione della Valsusa. Un comunicato syampa dell’ANA , diffidava gli alpini a prtecipare al raduno, in barba agli ordini, gli alpini, ribelli e notav, non solo si sono radunati, ma hanno percorso il sentiero che dalla centrale va alla Maddalena, fermandosi poi anche successivamente.

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