ACCORDO DI GERNIKA CONVOCA MANIFESTAZIONE

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In risposta agli arresti del 10 gennaio scorso in diverse località del Paese Basco, gli agenti politico sindacali e sociali che hanno sottoscritto l’Accordo di Gernika, hanno lanciato un appello alla cittadinanza affinché “continui ad accompagnarci n questo cammino verso la pace e le soluzioni democratiche” e la invita a partecipare alla manifestazione convocata per sabato a Iruñea (Pamplona) con il motto “Nel cammino della pace, soluzioni democratiche adesso. Basta arresti”. In una conferenza stampa a Pamplona esponenti delle forze convocanti hanno denunciato che “di nuovo cittadine e cittadini baschi ha subito sulla propria carne le gravi conseguenze di una strategia che obbedisce unica ed esclusivamente a ragioni politiche”. Dopo l’annuncio di ETA di un ‘alto al fuoco generale permanente e verificabile “ arriva il momento che anche lo Stato faccia una qualche passo, invece di porre ostacoli sul cammino che Euskal Herria sta intraprendendo verso uno scenario di pace e soluzioni democratiche”

Dal canto suo ELA, il principale sindacato basco ha stigmatizzato l’operazione delle forze di sicurezza spagnole di questi giorni considerando “di enorme gravità che si tratti come terroristi persone che promuovono azioni in nome di organizzazioni che non avrebbero dovute esser mai state illegalizzate”


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EGIN DEZAGUN BIDEA (COSTRUIAMO IL CAMMINO)

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Tutto quello che circonda le e i prigionieri politici, i loro famigliari, i loro amici e le loro amiche è più che mai presente nel nostro Paese. La presenza, degna e costante, di questo entourage avvicina agli occhi della società basca la realtà delle e dei prigionieri politici baschi. Prigionieri e prigioniere politiche che si trovano dispersi nelle prigioni dello Stato spagnolo e francese. Con la lampada tra le mani e il fazzoletto al collo, ci hanno reso consapevoli che le violazioni subite dai loro cari sono una tappa da superare. Ci hanno aperti gli occhi, alle stesso modo in cui le Madri e Nonne di Plaza de Mayo fecero in Argentina, ci hanno illuminato e mostrato il cammino. Ora il nostro popolo è pronto a intraprendere la sua strada. Aprendo una nuova fase nella quale i famigliari, gli amici e le amiche delle e dei prigionieri politici non cammineranno da soli e sole. Tra tutti e tutte, costruiamo il cammino.

1. LA POLITICA PENITENZIARIA DEVE SITUARSI NEL CONTESTO DEL PROCESSO DI RISOLUZIONE

L’eccezionale politica penitenziaria applicata alle e ai prigionieri politici baschi risponde a criteri repressivi e di utilità. Un esempio di ciò è la politica di dispersione applicata da più di 20 anni, così come le situazioni d’eccezione che si sono moltiplicate durante l’ultima decada. Mantenere in carcere chi ha compiuto la sua condanna, non liberare le e i prigionieri politici gravemente malati, la scomparsa della libertà condizionata o l’applicazione a stento della libertà provvisionale, l’isolamento o il ricatto costante. Offrendo benefici in cambio di pentimento e nel caso in cui ci si nega, essere punito con misure assolutamente crudeli: isolamento, solitudine, allontanamento, trasferimenti assolutamente arbitrari, attacchi, percosse…

Le misure per rafforzare questa politica d’eccezione si sono via via moltiplicate.

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