University in Aleppo threatens Kurdish students

180 Kurdish students are threatened shortly before their examination with a disciplinary action which could mean expulsion from the University. A letter written in Arabic from university authorities has reached the Society for Threatened Peoples (GfbV) with a list of the names and faculties of the students who have been instructed to present themselves at the so-called “Disciplinary Committee”, which can recommend expulsion from the university. These young people are accused of causing disturbances. The GfbV fears that the students will be prevented from taking their final examinations because they belong to the Kurdish ethnic group. The human rights organisation has written to the embassies of the EU countries in Damascus with the request that they protest against the discrimination of the Kurdish students.
“The Syrian authorities constantly prevent members of the suppressed Kurdish ethnic group from qualifying for better-paid jobs and professions”, says the letter from the GfbV chair, Tilman Zülch. The approximately two million Kurds in Syria, which make up the majority of the population in three regions on the Syrian-Turkish border, are subject to discrimination and suppression. They are denied rights of culture and language. In the course of the policy of Arabisation of 1962, Syrian citizenship was withdrawn from some 120,000 Kurds. Together with their descendents, who likewise have no rights, their number has grown to about 300,000. The GfbV calls for the reinstatement of citizenship for these stateless people in their own country.


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LETTURE DI UNA SENTENZA POLITICA

Dopo le reazioni a caldo, la sentenza contro gli esponenti della sinistra indipendentista mette in luce i motivi e le conseguenze di questo atto politico giudiziario. Sono molti gli elementi che appaiono. Che riguardano “le” questioni di fondo, il conflitto basco spagnolo e l’esistenza della sinistra indipendentista  ma anche la dialettica tra le forze politiche spagnole e basche.  La condanna a dieci anni a Otegi e Diez e a 8 a Jacinto, Zabaleta e Arkaitz ha fatto il giro del mondo anche per la “strana” lettura che comporta il leggere che sono stati/e condannati/e come dirigenti di una “banda armata” di cui chiedono la fine della azione armata…La magistratura alza una difesa corporativa alla sentenza. Baltazar Garzon, il giudice istruttore del caso in questione dice che la sentenza “è stata imparziale e equilibrata”, il che è per lo meno azzardato visto che la giudice, Angela Murillo, presidente della corte che ha giudicato Otegi e gli altri, si vide, dal Tribunal Supremo, revocata la sentenza contro Otegi in un altro processo per “manifesta mancanza di imparzialità con l’imputato”. Conde Pumpido, Procuratore Generale dello Stato, da parte sua dice che la sentenza “ci avvicina sempre di più alla pace”, che fa da eco a alla dichiarazione del 2003 dell’ allora Ministro degli Interni Acebes (PP) che considerava la chiusura manu militari del quotidiano in euskara, la lingua basca, Egunkaria, come di “una operazione in difesa e protezione dei diritti e delle liberta dei baschi, della loro cultura, del loro pensiero e della espressione della loro lingua in liberta”. Una idea tutta spagnola della democrazia – s’incarcera come “terrorista” chi chiede la fine della lotta armata e si “difende la cultura basca” chiudendo l’unico quotidiano in euskera-!!!

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