COLOMBIA: URIBE FINE MANDATO

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La Corte Costituzionale della Colombia ha respinto la richiesta del presidente Alvaro Uribe di promuovere un referendum sulla riforma della Costuzione che gli permetterebbe poter prolungare il mandato presidenziale per gli anni a venire.  Un decisione storica quella della Corte Costituzionale che segna l’inizio della campagna elettorale dove il i partiti “uribisti dovranno trovare un sostituto al loro “leader”. Uribe ha goduto in questi otto anni di mandato un controverso ampio consenso dovuta alla sua politica di “sicurezza democratica” basata sul pretesto della lotta senza quartiere alla guerriglia colombiana. In realtà la situazione economica cresciuta con la crisi finanziaria mondiale e soprattutto la violazione sistematica dei diritti umani sono state e caratteristiche reali dei suoi 8 anni di governo. Il 30% dei deputati presenti nel parlamento colombiano sono stati inquisiti per rapporti con i paramilitari e lo scandalo dei “falsi positivi” danno la misura del significato della politica di “sicurezza nazionale” adottata da Uribe. Inoltre la sua politica di alleanza con gli Stati Uniti, ha firmato un accordo con l’amministrazione Obama per la presenza di otto basi militari nel paese, è stato il contrappeso utilizzato dal gigante del nord per contrastare i governi progressisti di Venezuela, Ecuador e Bolivia. Il Polo Democratico Alternativo, la principale forza di opposizione istituzionale colombiana ha detto che la sentenza della Corte Costituzionale “ha salvato la democrazia, o stato sociale di diritto e le liberta democratiche”


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Oscurato dall’ondata (improvvisa?) di rivolte popolari nel Magreb e mondo arabo il processo politico basco continua sulla difficile strada della democrazia, una democrazia politica ancora da costruire. Sortu, la nuova formazione politica nata dal dibattito interno alla sinistra indipendentista basca è una dimostrazione di forza. La forza di accettare un terreno, quello imposto dalla legge spagnola sui partiti del 2002, che con l’avvallo del Tribunale Per i Diritti Umani di Strasburgo conferma come le politiche securitarie che dominano l’azione degli Stati nel mondo, abbiano condizionato la giurisprudenza spostando l’ago della bilancia verso un arretramento nelle conquiste dei diritti civili che faticosamente erano state raggiunte dopo decenni di battaglie in Europa. Sortu è di fatto la dimostrazione che sul terreno politico la sinistra indipendentista è pronta a lanciare la sfida democratica del confronto tra diverse, e in alcuni aspetti antagoniste, opzioni politiche. Lo fa assumendo il “rifiuto di qualsiasi forma di violenza a sostegno di un progetto politico, inclusa quella di ETA”. Una dichiarazione contenuta nei suoi statuti che è unica nel suo genere. Nessuna forza politica si è assunta questa responsabilità di dichiarare formalmente questa considerazione della violenza politica. Cosa impossibile del resto. PSOE e PP con il loro bagaglio di “violenza per imporre le proprie opzioni politiche”  passate e presenti GAL e franchismo, Iraq, Afganistan tanto per citarne alcune non possono permettersi di sostenere quanto la sinistra indipendentista basca ha fatto.

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