ERDOGAN INCONTRA I ROM

ERDOGAN INCONTRA I ROM

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Il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha incontrato domenica la comunità rom. Un incontro voluto dal primo ministro nell’ambito della cosiddetta ‘iniziativa democratica’, cioè il pacchetto di proposte per concedere più diritti alle cosiddette minoranze etniche. In realtà l’iniziativa era nata come ‘iniziativa kurda’, il tentativo del governo turco di affrontare la questione kurda. In realtà l’iniziativa non è mai decollata, e le proposte di pace anche del presidente del PKK, Abdullah Ocalan, non sono neppure state rese pubbliche. Quanto alle proposte del partito BDP, che ha preso il posto dell’illegalizzato DTP, non vengono prese in considerazione da Ankara. Così Erdogan incontra i rom, perchè se l’iniziativa democratica è una semplice operazione di maquillage, bisogna far vedere comunque che qualcosa accade. In realtà domenica non è accaduto nulla, perchè i problemi principali dei rom, casa e scuola, non sono stati affrontati dal premier. Che ha puntato tutto sull’emotività, giocando la carta del ‘siamo tutti turchi’. Retorica mista a nazionalismo, dunque per un incontro che poteva davvero essere storico. Ma è chiaro che  l’obiettivo di Erdogan è quello di tenere buona l’Unione europea (che prontamente si è congratulata con il premier turco per l’iniziativa di apertura) e non certo quello di affrontare le questioni reali che riguardano la popolazione.


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Le ultime parole di ?îrîn Elemhulî, impiccata in Iran

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?îrîn Elemhulî, impiccata in Iran insieme ad altri 4 detenuti  curdi, ha lasciato questo messaggio prima dell’esecuzione : Vogliono  che io nego di essere Kurda. Mi hanno offerto una collaborazione. Se avessi accettato avrebbero revocato l’ordine, ma io non ho accettato. “
?îrîn Elemhulî, 4 giorni prima dell’ esecuzione aveva scritto una lettera, nella quale scriveva dei suoi tre anni di detenzione.  Lei  a cui non è spettato nemmeno avere un avvocato difensore  ha scritto di terribili torture e violenze dietro quelle porte di ferro.

“Mi impiccano perchè sono kurda. Ho sofferto in carcere le pene dell’inferno e non so perchè mi abbiamo arrestato e perchè mi impiccano.  Solo perchè sono kurda? Sono nata kurda e solo per questo ho dovuto patire le più terribili violenze e torture.” Lei ha scritto che lo Stato iraniano pretendeva che lei negasse la sua nazionalità. ” Se lo avessi fatto, avrei mentito a me stessa. La mia lingua è il kurdo. Sono cresciuta con questa lingua. E loro non vogliono che io parli o  scriva nella mia lingua.”

La vostra tortura è il mio incubo. Nella sua lettera si rivolge anche ai giudici che non le hanno permesso durante gli interrogatori di parlare in kurdo. Negli anni della detenzione, nel carcere femminile di Ewin ha imparato il persiano. ” E per il fatto che io non sapevo parlare bene il persiano e che voi volevate registrare le mie dichiarazioni nella vostra lingua, non avete capito quello che dicevo.” I maltrattamenti che mi avete fatto sono stati di notte i miei incubi e di giorno il mio dolore. In seguito alle torture avevo durante gli interrogatori terribili mal di testa e in alcune giornate non ce la facevo a resistere. Non riesco più a rendermi conto di cosa succede intorno a me e per ore intere non sono più me stessa. E continuamamente sangue dal naso.  Un’altra conseguenza delle tortura è la perdita della vista e continui capogiri.  E non ho il diritto ad avere una cura. Lei  scrive che negli altri carceri iraniani succedono le stesse cose.  Le sue ultime parole prima dell’ esecuzione: Quello che mi avete fatto, non lo avete fatto solamente a me e alla mia famiglia. Lo so. Queste torture le hanno subito anche  Zeynab Celaliyan, Rûnak Sefazade  e tanti altri Curdi. E le madri curde, con gli occhi pieni di lacrime aspettano per giorni e giorni di vedere i loro figli. Ogni volta che squilla il telefono si tormentano pensando di ascoltare terribili notizie. Mio figlio è stato impiccato…….

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