Mine antiuomo: rimane ancora molto da fare

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Il Trattato di Ottawa che mette al bando l’uso delle mine è entrato in vigore nel 2007. Tanto è stato fatto in questi tre anni di vita, ma tanto ancora rimane da fare. E’ quanto emerge dal Landmine Monitor Report 2009: toward a mine-free world. L’annuale rapporto redatto dalla International Campaign to Band Landmines (ICBL, campagna internazionale per il bando delle mine) è stato presentato il 13 novembre 2009 al palazzo delle Nazioni Unite. L’uso globale, la produzione e il commercio di mine antipersona è stato radicalmente ridotto, sottolinea il rapporto. Circa 3,200 chilometri quadrati di terreno sono stati bonificati, da mine e da altri ordigni inesplosi (ERW) e gli incidenti avvenuti nel 2008 sono stati 5.197, segnando così un significativo ridimensionamento del fenomeno rispetto agli anni precedenti. Rimangono però più di 70 i paesi ancora contaminati da ordigni inesplosi e l’assistenza alle vittime è
ancora insufficiente. L’80% dei paesi nel mondo hanno firmato la Convenzione che vieta l’uso, la produzione e il commercio di mine ?antipersona; rimangono tuttavia ancora 39 paesi – tra cui la Cina, l’India, il Pakistan, la Russia e gli Stati Uniti – ?che non ne fanno parte, anche se la maggior parte di questi sta osservando gran parte delle condizioni previste dal ?Trattato. Negli ultimi anni, il Myanmar e la Russia sono gli unici paesi rimasti a utilizzare le mine.?Questi tipo di ordigni da parte di gruppi armati non statali è stato rinvenuto nel 2008 in 7 paesi. Nel 2001 erano 19. Nel 2008: 38 paesi hanno formalmente bloccato la produzione di armi e solo 13 paesi ne sono ancora produttori. Nessun commercio accreditato tra stati è stato confermato dal 1999; negli ultimi 10 anni, infatti, il commercio di mine antipersona è consistito solamente in trasferimenti illeciti, non ufficiali e sempre di piccole dimensioni.
Negli ultimi anni, gli Stati membri del Trattato hanno distrutto 44 milioni di mine dai propri depositi; di questi, 86 paesi hanno già completato la distruzione dei propri arsenali di mine. L’Etiopia, l’Indonesia e il Kuwai l’hanno fatto tra il 2008 e il 2009. Sono invece 3 i paesi (Bielorussia, Grecia e Turchia) che non hanno rispettato i termini per la distruzione previsti per il 2008.
Il Landmine Report sottolinea ancora che dal 1999, le operazioni di bonifica hanno salvato milioni di vite, grazie alla rimozione di oltre 2,2 milioni di mine antipersona, 250,000 mine antiveicolo e circa 17 milioni di altri ordigni inesplosi, per un’area che complessivamente equivale al doppio delle dimensioni di Londra (3,200 chilometri quadrati). Nel 2008, più di 160 chilometri quadrati sono stati ripuliti da questi ordigni, la più estesa bonifica degli ultimi 10 anni. ?Nel corso del 2009, la Tunisia è diventato l’undicesimo paese membro della Convenzione ad aver completato la bonifica dei propri territori. Altri paesi che non hanno ancora aderito, come il Libano, il Nepal e lo Sri Lanka, stanno portando avanti operazioni di bonifica importanti ed efficaci.
Rimane comunque altissimo il numero totale delle vittime: dal 1999 al 2008 il Landmine Report ha individuato 73,576 vittime in 119 paesi/aree. Il sostegno internazionale per la “mine action” ha raggiunto i 517,8 milioni di dollari nel 2008. I fondi sono stati stanziati da 23 paesi e dalla Commissione Europea (EC). In particolare, ingenti fondi sono stati versati dalla Commissione Europea, gli Stati Uniti, il Giappone, il Canada e la Norvegia. Tra i beneficiari finanziamenti sono stati l’Afghanistan, il Sudan, l’Iraq, il Libano e la Cambogia.

Fonti: Landmine Monitor, www.lm.icbl.org/lm/2009


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