COLOMBIA: PRESENZA PARAMILITARE IN EUROPA.

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Come aveva denunciato la senatrice colombiana  Piedad Cordoba, ci sono molti elementi che confermano la presenza di narco paramilitari colombiani in Spagna ed in Europa. Un tema ovviato dai grandi mezzi d’informazione che invece hanno dato risalto alla iniziativa del Giudice spagnolo Velasco su un presunto piano di azione contro diplomatici colombiani da parte delle FARC con l’appoggio dell’ETA. Esiste invece una direttiva elaborata nel 2002 dall’ex direttore del DAS, i servizi segreti ascritti alla presidenza del governo colombiano, Jorge Noguera Cotes per la creazione di “100.00 amici all’estero” appoggiata dal vicepresidente ed attuale candidato presidenziale Francisco Santos. Una iniziativa questa, parallela al piano di spionaggio diplomatico contro movimenti e governi di sinistra latinoamericani come ha rivelato un membro del DAS in una intervista realizzata dal giornalista colombiano Holman Harris.  I sospetti che questa trama civile sia estesa in vari paesi venne denunciato, ad esempio, in Costa Rica nel 2005 con la persecuzione del rifugiato politico Hernando Vanegas che a causa del suo rifiuto a collaborare con il DAS  sfuggi ad un sequestro, fatto questo che portò l’ACNUR, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, a trovare un rifugio in Svezia al dissidente colombiano. L’avvocato Enrique Santiago, che difende cittadini colombiani in Spagna sostiene che “c’è una importante collaborazione nella polizia spagnola ed europea con i corpi di sicurezza colombiani, i quali a loro volta hanno una chiara connivenza con i gruppi paramilitari che perseguono ed  minacciano i rifugiati ed esiliati colombiani in Spagna ed in tutta Europa”.


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TALKINGPEACE ha intervistato il filosofo e epistemologo Giulio Giorello

Nonostante i dibattiti, le affermazioni di principio su pluralismo e democrazia, l’Occidente mantiene una sorta di egocentrismo culturale, una definizione di superiorità rispetto alle altre culture…

Quando sento parlare di Occidente, non so che cosa si voglia dire. Cosa intendiamo? Le famose “radici” greche come dicono alcuni? O le “radici” cristiano-giudaiche, ma quanta ipocrisia in quel trattino, e poi quale Cristianesimo? Ha marcato di più la Controriforma cattolica a sud, o a nord l’Europa protestante? E dove finisce l’Europa a est? E fin dove si espande a ovest? Quasi tutti sono d’accordo nel dire, con Fernand Braudel, che il grande prolungamento a ovest è il continente americano. Ma poi, proseguendo ancora verso Occidente, attraverso l’Oceano Pacifico, arriviamo al Giappone. La terra è rotonda. I nomi valgono per quel che valgono, sono definizioni di comodo, ma non darei loro un valore di essenza. Quando si parla di “radici”, perché non pensare, poniamo, anche alle radici vichinghe, dato che anche i vichinghi hanno avuto la loro storia? E se guardiamo alle tre grandi religioni monoteistiche, l’Islam non è stato talora il nostro “Occidente” (ricordando, per altro, che Maghreb significa appunto occidente)? Pensiamo al grande esperimento di El Andalus, un progetto di coesistenza che certo non era tolleranza in senso stretto, ma ha comunque visto fiorire insieme in modo pacifico tre civiltà: quella islamica, quella cristiana e quella ebraica. Basta andare a Cordoba per ritrovare tracce di questo progetto che poi la Spagna – dalla Riconquista dei re cattolici a Franco – ha fatto di tutto per cancellare. Occupandomi di scienza, vorrei citare una frase del grande fisico Freeman Dyson: “ Non esiste un visione scientifica unica come non esiste un visione poetica unica. La scienza è un mosaico di visioni parziali e conflittuali. In tutte queste visioni c’è però un elemento comune: la ribellione contro le restrizioni imposte dalla cultura localmente dominante Occidentale o Orientale che sia. La visione della scienza non è specificatamente occidentale. Non più occidentale quanto possa essere araba o indiana o giapponese o cinese.” Una cosa simile ha detto Amartya Sen a proposito della democrazia.

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