ARRESTI E SCARCERAZIONI. CHIESTA LA LIBERTA DI OTEGI

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Arresto ieri nel dipartimento francese di Lemonsin, del presunto militante di ETA, Josu Urbieta Alkorta. L’arresto, secondo fonti della polizia francese, sarebbe avvenuto dopo un tentativo fallito di furto di un’auto. Alkorta sarebbe stato trovato in possesso di una pistola mentre altri due suoi compagni sono riusciti a fuggire. Secondo l’agenzia di stampa spagnola EFE dall’inizio dell’anno sarebbero state 54 le persone arrestate in Spagna, Francia e Portogallo accusate dalle autorità spagnole di appartenenza ad ETA. In realtà molte di queste sono state arrestate come militanti di altri organizzazioni come SEGI o per la professione che svolgono (avvocati). Inoltre questi numeri non riportano che in diversi casi le persone arrestate sono state scarcerate senza accuse a loro carico come nel caso di David Pla Martin, arrestato nell’aprile scorso ed indicato dal Ministero degli Interni spagnolo come “un responsabile di spicco dell’apparto politico di ETA”. Pla venne scarcerato dalle autorità francesi il giorno dopo il suo arresto. Anche il  giovane Jon Telleria, arrestato in Iparralde due giorni fa per un mandato di catturata internazionale emesso dall’Audiencia Nacional, nell’ambito della causa contro SEGI, è stato scarcerato in attesa che il tribunale decida sulla ammissibilità della richiesta di estradizione avanzata dalle autorità spagnole.

Libertà per Otegi

Karmelo Landa, ex europarlamentare della sinistra indipendentista ha chiesto la libertà del dirigente della sinistra indipendentista Arnaldo Otegi perché è un “prigioniero di opinione”. Landa si riferisce alla presa di posizione del “Gruppo di Lavoro sull’ Arresto Arbitrario delle Nazioni Unite che in un documento definì “arbitrario ed illegale” l’arresto ed in carcerazione subita dallo stesso Landa. Landa ha ricordato che il suo arresto, secondo l’organismo della Nazioni Unite, non può essere giustificato unicamente dalla sua militanza nella disciolta Batasuna.” La militanza o la dirigenza di un partito politico legale od illegale, sono comportamenti legittimi e manifestazioni indiscutibili della libertà di espressione ed opinione cosi come del diritto di associazione” affermò l’organismo umanitario. Per questo Karmelo Landa ha chiesto la immediata libertà di Otegi perché “è un prigioniero di opinione secondo il criterio dell’ONU, è prigioniero senza processo per esprimere le sue idee politiche e lottare per la democrazia”


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Una  premessa. Il risultato elettorale di domenica 22 maggio nel Paese basco non è esistito, o quasi, sui mass media italiani. Offuscata dalla reminiscenze del “miracolo spagnolo” di alcuni anni fa, o del siamo “tutti Zapatero”, della sinistra nostrana, la realtà di oggi, ma che era anche quella di ieri, riporta a dover fare i conti con una situazione completamente diversa. Una crisi economica da paura, con il 21% di disoccupazione e Zapatero in caduta libera di consensi dopo  aver approvato un pacchetto di misure economiche che colpiscono i diritti dei lavoratori e sono approvate dai banchieri, Botin, presidente del Banco de Santander, il primis. E la sinistra indipendentista basca entra nel panorama istituzionale basco dalla porta grande, nonostante all’ultimo minuto utile, il Tribunale Costituzionale abbia legalizzato la sua presenza attraverso la formula Bildu.

Non è nuovo questo atteggiamento informativo. Negli anni della lotta armata di ETA, il pretesto “terrorista” ovviava  considerare e analizzare in profondità il movimento politico  della sinistra indipendentista che si faceva interprete di una sentire sociale e politico che andava oltre il consenso, di per se significativo, di Herri Batasuna, Euskal Herritarrok o Batasuna. Ciò che non si prendeva in considerazione, per esempio, era quanto sosteneva il poeta spagnolo José Bergamin, che decise di trascorrere gli ultimi anni della sua vita nel Paese basco, dove mori nel 1981, per il quale le province basche era l’unico luogo dove era rimasto vivo e dominante lo “spirito della repubblica” schiacciato dalla genocida regime di Francisco Franco. Un altro dato nascosto o peggio stigmatizzato dalla sinistra italica, era la natura “nazionalista” del movimento indipendentista basco, quando in realtà queste affermazioni trasudano una concezione “grande nazionalista”. Quella che considera, di fatto, i grandi stati nazione come referenti naturali,  quando la loro storia è macchiata dai più grandi crimini che l’umanità abbia conosciuto. Il movimento indipendentista basco si è consolidato come corrente ideologica e politica durante il franchismo con la nascita di ETA, rappresentando un riferimento per tutti quei movimenti che univano la rivendicazione/constatazione della propria esistenza culturale nazionale con la questione sociale e di classe. Un antidoto storicamente radicato che è l’unico veramente capace di fare fronte, sul terreno politico identitario e di classe,  alla canea regionalista xenofoba montante in Europa che si è diffusa anche grazie anche la vuoto politico e di analisi della sinistra “grande nazionalista”. Insomma il silenzio di oggi si basa su una mistificazione di ieri dove la spocchia della intelighentia di sinistra è stata speculare alla arroganza della destra economica e politica egemone ai nostri giorni.

Ci troviamo quindi con  una sinistra, nel cuore dell’ Europa, la cui proposta politica consiste nella centralità delle classi lavoratrici, nel domino della politica sulla economia, nella partecipazione diretta nella vita politica e sociale dei cittadini e cittadine, nella solidarietà interna ed esterna, nella constatazione della pluralità culturale con pari dignità, nella rottura della cultura patriarcale, omofoba e xenofoba… che è diventata maggioranza relativa in termini elettorali, dopo che lo è a livello sindacale e sociale. Visto il panorama politico europeo forse qualche riga in più, un piccolo sforza magari in taglio basso, i mass media, almeno quelli più “sensibili” a certe tematiche lo avrebbero potuto fare.

Il voto.

Nelle  quattro province basche, Bizkaia, Guipuzcoa, Alava e Navarra la settimana scorsa sono stati chiamati alle urne 2.197.000 elettrici ed elettorali per il rinnovo dei consigli comunali e in Navarra anche per la Diputacion Foral, il parlamento autonomo provinciale. I dati della Navarra che utilizzeremo sono quelli della Diputacion dove un maggior numero di votanti ha espresso la propria preferenza. L’astensione è stata di 740000 votanti.

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